Secondo un nuovo studio realizzato da Virgin Atlantic con Open for Business, coalizione di aziende a sostegno di quelle società inclusive e diversificate che migliorano l’economia, la discriminazione LGBTQ costa ai Caraibi dai 1.5 miliardi di dollari fino ai 4.2 miliardi di dollari all’anno, ovvero dal 2,1 al 5,7% del PIL.
“The Economic Case For LGBT+ Inclusion in the Caribbean“, che esamina 12 contee caraibiche di lingua inglese, è stato presentato ieri in un webinar pubblico. Si parla di perdita di capitale umano, disparità sanitarie, perdita di produttività e produzione, violenza e vincoli sul turismo. Un rapporto che stima il costo economico della discriminazione LGBT+ nei Caraibi anglofoni.
Le persone LGBTQ dei Caraibi soffrono di omofobia e transfobia avallata dallo stesso Stato, con nove dei 12 Paesi studiati che criminalizzano ancora l’intimità tra persone dello stesso sesso. Tutti e 12 i Paesi, poi vietano la chirurgia di affermazione di genere.
Il costo della discriminazione di 4,2 miliardi di dollari l’anno è pari al 5,7% del PIL annuo. A causa dell’omotransfobia in questi Paesi solo il turismo perde ogni anno dai 423 ai 689 milioni di dollari (0,93% del PIL annuo). E il turismo è uno dei settori più influenti e redditizi dei Caraibi, che contribuisce fino al 14% del suo PIL con oltre 7 milioni di visitatori nel 2019.
I dati dell’indagine sui potenziali turisti LGBTQ e eterosessuali hanno scoperto che il motivo principale per non visitare un Paese dei Caraibi è dovuto all’immagine negativa che hanno nei confronti delle persone LGBTQ. Il 18% delle persone LGBT+ intervistate non visita i Caraibi a causa dell’omofobia e della transfobia. Al contrario, il 60% delle persone LGBTQ ed etero intervistate ha rivelato che visiterebbe i Caraibi, ma solo dopo l’approvazione del matrimonio egualitario. E non è tutto. Causa omotransfobia, le isole subiscono ogni anni vere “fughe di cervelli”, con molti lavoratori qualificati LGBTQ che migrano verso società più aperte, causando così perdita di capitale umano, produttività e competitività.
Il Chief Commercial Officer di Virgin Atlantic, Juha Jarvinen, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di lavorare con Open for Business su questa ricerca incredibilmente potente. I Caraibi sono, comprensibilmente, una delle più grandi destinazioni per il tempo libero verso cui voliamo e una delle destinazioni di vacanza più popolari al mondo. Ma, purtroppo, è anche uno dei meno inclusivi. Il turismo svolge un ruolo fondamentale nelle economie di molti paesi caraibici, che hanno risentito dell’impatto particolarmente duro del rallentamento globale dei viaggi causato dal Covid-19. Per sostenere la ripresa economica della regione in futuro, è essenziale che le destinazioni attraggano il più ampio numero demografico di viaggiatori possibile, compresi quelli che si identificano come LGBTQ+ e alleati della comunità. In Virgin Atlantic, vogliamo ogni singola persona che viaggia con noi senta che potrà essere sè stessa in vacanza, continueremo a usare il potere del nostro marchio per spingere verso il cambiamento in tutto il mondo”.
Il direttore esecutivo di Open For Business, Kathryn Dovey, ha aggiunto: “Questi dati inviano un messaggio chiaro ai leader politici e aziendali, con discriminazione e criminalizzazione LGBT+ che stanno frenando le economie. Se questi Paesi vogliono aumentare il turismo e non perdere lavoratori di talento in fuga verso altri paesi, devono abbracciare una maggiore diversità e inclusione. Le imprese della regione stanno iniziando a dimostrare il loro impegno per l’inclusione LGBT+, ma molto resta ancora da fare”.
Il rapporto includeva sondaggi con persone LGBTQ caraibiche che attualmente vivono nelle isole e all’estero, nonché potenziali turisti caraibici e interviste con dirigenti e dipendenti di aziende locali.
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