Rimasta ferma al proprio posto di Assessora della Regione Veneto all’istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità dopo il caso Cloe Bianco, con una petizione che chiedeva le sue dimissioni firmata da oltre 60.000 persone, Elena Donazzan ha attaccato a testa bassa la possibilità che il liceo artistico di Treviso possa presto diventare la prima scuola del trevigiano ad approvare, con passaggio obbligato in consiglio di istituto, un regolamento per gli studenti transgender.
La cosiddetta “carriera alias“, che consente agli studenti trans* di cambiare nome e genere a scuola ancor prima dei 18 anni e di un eventuale compimento del percorso giuridico relativo al cambiamento ufficiale di sesso. La scorsa settimana Rete Lenford ha proposto le proprie linee guida per l’attivazione dell’identità alias, invitando tutti i presidi delle scuole all’adozione del provvedimento. Un passaggio che ha scatenato la reazione scomposta di Donazzan, esponente di Fratelli d’Italia.
“È una cosa fuori dal mondo. La carriera alias è un errore ideologico. Una forzatura. I ragazzi nella fase adolescenziale sono pieni di dubbi. La forza di un educatore e di un modello educativo è quella di accompagnarli fuori da questi dubbi. Non di favorirli. E oltre ad accompagnare nella crescita, la scuola deve accompagnare anche nel rispetto delle regole”, ha tuonato l’assessora regionale all’istruzione e alle pari opportunità. Eppure la stessa preside del liceo artistico ha rivelato come si senta l’esigenza della carriera alias all’interno dell’istituto, essendoci tre studenti che potrebbero chiederne l’attivazione.
Ma da parte di Donazzan, una posizione ferma e irremovibile. “Nella fase adolescenziale, nella piena esplosione di sé, si deve anche avere a che fare con la serietà delle regole. Quando vado a scuola sono Elena Donazzan e ho 50 anni. Non posso dire di chiamarmi Mario Conte e di averne 18. Non è possibile. Se espressa fino in fondo, questa posizione molto ideologica porta solo a uno scontro senza senso, anche di tipo istituzionale“, ha concluso l’assessora, come riportato da Il Gazzettino.
Va ricordato come al di fuori dell’università o della scuola, la carriera alias non abbia alcun valore: non sostituisce un documento d’identità. Non essendo un documento ufficiale, non ha un valore legale. Anche dinanzi a simili paletti, l’ufficio scolastico del Veneto ha precisato come non sia possibile cambiare un nome all’interno del registro scolastico, perché documento ufficiale.
“Le scuole non possono di certo modificare gli atti ufficiali“, ha sottolineato il direttore generale Carmela Palumbo. “Nemmeno il nome sul registro. Questo è un punto fermo. Tutto ciò che è documentazione formale sulla carriera dello studente non può essere modificato, se non alla luce di una modifica effettiva del sesso della persona. Il nostro ordinamento attualmente disciplina il cambio di sesso e tutto ciò che ne consegue in termini di modifiche anagrafiche. Il periodo fluido, invece, non ha una disciplina certa. Sarebbe bene che innanzitutto venisse chiarito questo aspetto di carattere generale“.
La scorsa estate Donazzan è stata ampiamente contestata dopo la morte di Cloe Bianco, professoressa trans suicida nel 2015 insultata e derisa proprio dall’Assessora all’Istruzione e alle Pari Opportunità della Regione Veneto, che definì il suo coming out “una carnevalata”, appellandola come “un signore vestito da donna”. Donazzan non ha mai espresso pentimento alcuno, anzi, continuando ad infierire sulla memoria di Cloe Bianco dalle frequenze di Radio 24. Donazzan ha anche accusato la comunità LGBTQIA+ di aver abbandonato Cloe al suo destino.
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