Formula Uno, ai piloti sarà ora vietato supportare liberamente i diritti LGBTQI+

Tutti i piloti dovranno obbligatoriamente chiedere un permesso scritto alla FIA per rilasciare "dichiarazioni politiche, religiose e personali".

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Il presidente della Federazione automobilistica internazionale (FIA), Mohammed Ben Sulayem, 61enne di Dubai, ha annunciato che i piloti non potranno più utilizzare il palcoscenico della Formula Uno per fare dichiarazioni “personali”.

La nuova politica, che sarà implementata a partire dalla prossima stagione a seguito di un aggiornamento del Codice Sportivo Internazionale (ISC), obbligherà i piloti a dover chiedere un permesso scritto della FIA per fare “dichiarazioni politiche, religiose e personali“, comprese tutte quelle prese di posizioni pro-LGBTQ+ negli ultimi anni viste sui circuiti di Formula Uno. Dopo la FIFA, che ha indecentemente vietato le fasce rainbow durante i mondiali del Qatar, un’altra Federazione ha chiaramente ceduto alla forza economica degli sceicchi.

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Gli ex campioni del mondo Lewis Hamilton e Sebastian Vettel hanno utilizzato il proprio potere mediatico per difendere i diritti umani, in almeno un paio di occasioni. Durante il Gran Premio del Qatar del 2021, Hamilton ha indossato un casco color arcobaleno a sostegno dei diritti LGBTQ+, condannando pubblicamente le leggi anti-gay in Arabia Saudita. Lo stesso ha fatto l’ex pilota Ferrari un Ungheria, indossando nel paddock una maglietta con sopra scritto “same love”.

Dal prossimo anno, gli Hamilton e i Vettel di turno dovranno prima chiedere l’autorizzazione alla FIA, con concrete possibilità che questa non venga loro concessa. Che ad aver preso simile decisione sia stato un uomo degli Emirati Arabi Uniti, da poco più di un anno presidente FIA, si fatica a credere casuale. D’altronde il ‘peso’ dei Paesi mediorientali in Formula Uno è sempre più evidente, grazie anche all’importanza dei petroldollari.

Nel 2023 assisteremo ai Gran Premi del Bahrein, Arabia Saudita, Azerbaigian, Ungheria, Qatar e Abu Dhabi. Paesi dichiaratamente omotransfobici in cui nessun pilota potrà esplicitare la propria vicinanza alla comunità LGBTQ, se non precedentemente autorizzato.

Durissima in tal senso la giornalista di F1 Hazel Southwell, intercettata da PinkNews, che definito questa norma “profondamente ingiusta” e “inaccettabile“. “È estremamente deludente che la FIA abbia del tutto inutilmente adottato simile imperfetta politica. Avere atleti di alto profilo come Lewis Hamilton e Sebastian Vettel che sostengono i diritti LGBTQ+, in particolare la posizione di Lewis sui diritti delle persone trans e il persistente rafforzamento da parte di Vettel sull’importanza dell’accettazione LGBTQ+ durante la sua ultima stagione, è stato incredibilmente significativo”. “È molto più difficile giustificare il silenzio su qualsiasi argomento riguardante le persone LGBTQ+ o fingere che non esistano, quando ci sono alleati così importanti nel mondo dello sport“.

Southwell è stata comunque “rincuorata da James Rossiter, della Maserati Formula E, che ha confermato come il suo team continuerà a sostenere e rappresentare le persone LGBTQ+ e a mantenere la bandiera del Pride sulla propria auto, indipendentemente da queste nuove regole“.

Da parte di Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, che si è ritirato al termine della passata stagione, nessun commento ufficiale. Per ora. Ma il miliardario mondo della Formula Uno, che guarda sempre più al ricchissimo petrolio arabo, parrebbe aver vergognosamente ingranato la retro rispetto al senso di marcia del mondo occidentale e civilizzato.

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