L’Iranian Lesbian and Transgender Network, 6Rang, ha pubblicato nei giorni scorsi il rapporto intitolato “Hidden Wounds: A Research Report on Violence Against LGBTI in Iran“. Questo documento mostra la qualità della vita delle persone LGBT in Iran, paese in cui l’omosessualità è considerata reato, punita con frustate e in casi estremi anche con la pena capitale.
Sono 30 pagine piene di violenze avvenute in Iran, raccontate da 230 iraniani LGBT in tre mesi. Un campione piuttosto giovane, in cui il 30% ha tra i 18 e i 25 anni, il 15% ha più di 35 anni e il 5% aveva meno di 18 anni. Tutti i 230 intervistati hanno ammesso pubblicamente di essere omosessuali, e il 69% di loro ha anche confermato l’inutilità nel denunciare alla Polizia le violenze subite. Il rischio è il ribaltamento dei ruoli: da vittima si diventa colpevoli di sodomia, con seguente condanna.
I numeri del rapporto sugli iraniani LGBT
In testa, le violenze avvengono tra le mura domestiche. Il 63% del campione ha testimoniato che l’odio maggiore viene da parte dei familiari, che arrivano a picchiare la vittima solo perché omosessuale. Al secondo posto, 49%, si trovano invece amici e compagni di classe. Si scende poi al 38% con il terzo posto, dove ritorna la famiglia, ma “allargata”. Infine, un 20% conferma che ha ricevuto violenza dagli stessi partner.
Più della metà ha anche riferito di essere stato attaccato pubblicamente, davanti a tutti e senza che nessuno intervenisse in loro difesa. Anche la Polizia ne approfitta: il 20% racconta di essere stato arrestato e identificato, il 28% ha ricevuto offese e botte durante il periodo di detenzione, il 13% è stato abusato sessualmente.
Le testimonianze raccolte
Un ragazzo, si legge nel rapporto, è stato arrestato mentre era in auto con il suo compagno. Portati in caserma, sono stati identificati e chiamati i genitori di entrambi, in modo che le violenze continuassero anche a casa. I due non si sono più potuti vedere.
Un ragazzo intersessuale ha raccontato di essere stato consegnato alla Polizia dell’Iran dalla sua stessa famiglia per la sua condizione, mentre un ragazzo trans è stato arrestato e punito con delle frustate, solo per il suo aspetto.
E la testimonianza di una coppia:
Sono stato arrestato nella casa che io e il mio compagno avevamo affittato. Era molto più simile a un attacco che a un arresto, anche se ci eravamo arresi completamente.
Anche sul lavoro, la vita nell’Iran omofobo è un inferno:
Sono stato costretto a dimettermi dopo il furto e la divulgazione dei dati sensibili miei e del mio partner. Anche il mio datore di lavoro ha dovuto denunciarci alle forze dell’ordine, solo grazie alla mediazione di alcuni colleghi ha accettato di non farlo.
E a scuola:
Sono stato mandato più volte nell’ufficio del preside e successivamente a ricevere una consulenza. Sono stato anche minacciato di espulsione a causa dei miei capelli corti e del mio aspetto.
Una ragazza è stata sospesa perché i suoi capelli corti attirava le ragazze, e una in particolare si era dimostrata interessata a lei.
Il regno del terrore nell’Iran omofobo
Non è nuova la politica dell’Iran nei confronti della comunità LGBT. Come in altri Paesi, a farla da padrone è la religione e in particolare la sharia, Gli iraniani omosessuali condannati a morte o ad una punizione corporale subiscono un processo sommario, dove le prove presentate non verrebbero accettate in nessun tribunale. Lo Stato inoltre, a febbraio, ha costretto migliaia di iraniani gay a cambiare genere con un’operazione chirurgica, provando così ad eliminare gli omosessuali dal Paese.
Secondo i politici, le esecuzioni e la tolleranza zero fanno capo ai “principi morali” della società.
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C'è sempre da ringraziare il " venditore di peanuts -Jimmy Carter " per aver fatto cadere lo Scià e Mitterrand per aver permesso il rientro di Khomeini : volevano il petrolio di Teheran , non lo hanno ottenuto.