Yana e Yaroslava sono due ragazze lesbiche, mamme di un bambino. Sono una delle poche famiglie arcobaleno che hanno deciso di rimanere in Russia, nonostante l’odio della società e della politica nei confronti della comunità LGBT+.
Ma secondo le due ragazze, quello che manca ai russi è una finestra sul loro mondo. Se potessero vedere la normalità di una famiglia omogenitoriale, capirebbero che i valori tradizionali del paese non sono in pericolo, tantomeno occorre una legge contro la propaganda LGBT+.
Pianificazioni e risposte a tono: come sopravvivere in Russia
In mancanza di questa “finestra” sul mondo della comunità LGBT+, Yana e Yaroslava devono prendere delle precauzioni per la loro incolumità. Al magazine Meduza, hanno spiegato che quando escono di casa, devono evitare alcune zone, calcolare la distanza per evitare di essere fuori casa di notte, e soprattutto, devono pensare anche al loro bimbo.
Quando abbiamo nostro figlio con noi, esaminiamo l’area alla ricerca di pazzi, non andiamo in giro di notte o a tarda sera e stiamo alla larga da strani quartieri. Perché se abbiamo problemi quando nostro figlio non è con noi, possiamo rispondere attivamente. Ma quando sei con tuo figlio, cerchi di sviare il problema e le reazioni, cerchi di evitare possibili conflitti.
Vivere come una famiglia arcobaleno in Russia significa pensare anche ad alcuni escamotage:
Le persone raramente vengono da noi per strada. Di solito siamo con nostro figlio, noi tre andiamo ovunque insieme. Quando c’è un bambino con noi, diventiamo meno “visibili”. La gente ha questo stereotipo secondo cui se c’è un bambino con loro, probabilmente quelle due donne non sono una coppia.
I problemi iniziano quando le ragazze escono da sole, perché stando mano nella mano attirano l’attenzione di qualcuno. “Fortunatamente”, il più delle volte si tratta di battutine ironiche:
A volte le persone ci fanno domande. Vedono che abbiamo una famiglia non standard e chiedono: ‘Come funziona? Che cos’è così e così?’ Alcune coppie si offendono per questo tipo di domande, ma queste persone ascoltano le risposte e si rendono conto che, a parte la nostra composizione, non siamo molto diversi dalla famiglia tradizionale.
E per quello basterebbe solo mostrare la normalità di una famiglia LGBT+:
Puoi vedere nei loro occhi che iniziano a rifletterci. E una famiglia composta da due donne smette di sembrare così strano. Cominciano a pensare: ‘Wow, che famiglia normale’.
Parlandoci, si arriva anche a conoscere una persona. E odiare (o picchiare) una persona che si conosce, è più difficile.
Il coming out
Dire alla propria famiglia di essere omosessuali non è mai facile. Specialmente in Russia. Yaroslava lo ha detto quando era al college. Silenzio assoluto per due settimane, poi tutto è tornato come prima. Yana invece lo ha detto quando aveva 16 anni. Il gelo con i genitori non si è disciolto per ben due anni. Hanno continuato a vivere insieme, e le facevano pressione affinché conducesse una vita “etero-normativa”. Alla fine hanno dovuto accettare il fatto.
Yaroslava ha spiegato:
Nessuno di noi proviene da famiglie super-LGBT: nessuno sventolava bandiere arcobaleno e diceva: ‘Ti amiamo!’ I nostri genitori hanno avuto un momento difficile. Ma ho sempre sostenuto che se a qualcuno non piacciamo, non deve comunicare con noi. E lo capiscono. E ora vedono che per noi va tutto bene.
La nonna di Yaroslava ha accolto serenamente la notizia, stava solo aspettando che la nipote gliene parlasse. L’annuncio del bambino, poi, è stato un momento di gioia.
La conoscenza e la nascita del bambino
Il primo appuntamento è avvenuto nel 2013. Yana e Yaroslava si sono conosciute tramite un’app di incontri.
Ci siamo trasferite insieme subito – è difficile costruire una relazione a distanza. All’inizio Yaroslava è venuta a casa mia e abbiamo trascorso una settimana insieme, poi mi sono trasferita a casa sua, e ora stiamo insieme da otto anni e mezzo.
E a distanza di poco, arriva la decisione di avere un bambino:
Abbiamo deciso di fare l’inseminazione artificiale in una clinica privata, in modo che nessun nostro parente fosse in grado di esercitare qualche diritto sul bambino. Volevamo che fosse solo nostro figlio. Ecco perché abbiamo scelto di utilizzare un donatore anonimo. Nostro figlio ha due madri e nessun padre.
Niente bugie al bambino
Altro problema era come dire al bambino che la loro famiglia era formata da due mamme.
Mentire non porta mai a nulla di buono. La famiglia è una cosa fondamentale, e se ci sono bugie all’interno della famiglia, che tipo di base crea per il bambino? Cosa ci sarà per proteggerlo? Se menti, il bambino avrà l’idea che la sua famiglia sia qualcosa di cui vergognarsi.
Ovviamente, non tutti i genitori fanno così:
Alcuni dei nostri amici gay hanno deciso di non portare affatto il loro bambino al parco giochi quando era piccolo perché ciò avrebbe significato interagire con altri genitori. E quando è cresciuto, hanno scelto di mandarlo in una scuola lontano da casa, in modo che nessuno dei suoi compagni di classe lo seguisse a casa con i mezzi pubblici e nessuno sapesse dove vive.
La Russia è la loro casa, ma fino a un certo punto
Le due ragazze non sono state “colpite” dalla legge anti-LGBT+ del 2013. Anche con il bambino non ci sono problemi, nonostante Yaroslava non abbia alcun diritto riconosciuto verso il figlio, che legalmente è solo di Yana.
Se le cose si metteranno davvero male, abbiamo pensato di lasciare la Russia. Ci pensiamo a volte, e sappiamo che dobbiamo essere pronti per questo. Molte persone vedono l’emigrazione come una panacea, ma all’estero subiremmo altre discriminazioni, in quanto immigrate.
Per come la vediamo noi, c’è un punto di non ritorno. Ad esempio, se approvano una legge in Russia che colpisce i bambini delle famiglie LGBT. In tal caso, raccoglieremo le nostre cose e ce ne andremo immediatamente, senza fare domande.
Ma gli uomini gay soffrono di più in Russia
Yana e Yaroslava sono convinte di una cosa sull’omofobia in Russia: gli uomini sono presi di mira, sono arrestati, picchiati e discriminati. Le donne non hanno così tanto attenzione, invece. Qualunque sia il loro orientamento.
Le persone generalmente si aspettano meno dalle donne. E a causa di quegli stessi stereotipi, alle donne è permesso fare di più. Possono essere più maschili o più femminili, e non saranno giudicate così severamente come un uomo che non si conforma agli standard stabiliti della mascolinità. Inoltre, c’è ancora lo stereotipo secondo cui gli uomini gay sono responsabili della diffusione dell’AIDS.
Stereotipi messi in giro anche dalla politica, che sta portando avanti una campagna denigratoria nei confronti della comunità LGBT+.
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