Ha preso vita ieri la trentasettesima edizione del Lovers Film Festival, al cospetto della madrina Barbara Bouchet, delle Karma B e della direttrice artistica Vladimir Luxuria, riconfermata per un altro triennio alla guida della macchina organizzativa.
Serata di apertura che ha visto l’inglese In from the Side di Matt Carter dare il via alle danze, con il regista e alcuni dei suoi aitanti protagonisti presenti nella gremita sala del Cinema Massimo. La pellicola è ambientata nel mondo del rugby gay, visto dall’interno: la forza, la bellezza, gli affetti, le avventure di due rugbisti, che contravvengono alla regola principale di non innamorarsi di un compagno di squadra. Stanchezza, sudore e fango si fondono con la passione degli innamorati e con i problemi personali e di spogliatoio.
Matt Carter e Adam Silver, regista e co-sceneggiatore, smontano non pochi luoghi comuni sull’interazione tra comunità LGBTQ e atletismo, perché non esiste probabilmente sport più ‘virile’ del rugby, qui praticato da giocatori dichiaratamente e orgogliosamente omosessuali, che si lanciano nel fango tra mischie, botte da orbi e lividi. Un’opera da far vedere a tutte le Sofia Goggia del mondo, evidentemente convinte che un uomo gay non possa andare oltre la pallavolo e il burraco, se non fosse che Carter e Silver si perdano frettolosamente in una sceneggiatura tanto ambiziosa quanto annacquata e non poco forzata.
Il dolce Mark vive nell’attico extralusso del fidanzato Richard, con cui vive in coppia aperta. I due hanno delle regole specifiche da dover portare avanti, potendo far sesso solo con persone estranee alla loro cerchia di amici e mai più di una volta. Tutto cambia quando Mark incontra Warren, rugbista a sua volta fidanzato con il compagno di squadra John. Tra i due scatta immediatamente l’attrazione sessuale, in discoteca, reiterata per mesi, fino a quando l’amore non travolge entrambi, lasciandoli inermi ed incapaci di vivere la loro storia alla luce del sole.
La monogamia non esiste in “In from the Side“, con tutti i protagonisti impelagati in relazioni complicate, segnate da tradimenti più o meno condivisi. Se l’alchimia tra i due character principali è piacevolmente sorprendente, il resto del cast fatica a tenere in piedi uno script che trasuda dialoghi particolarmente poveri, bilanciati da una regia molto attenta al realismo del rugby, intima e anche molto fisica. Atleti massicci che rivelano le proprie vulnerabilità una volta tornati negli spogliatoi, tra amori non condivisi, menzogne e gelosie.
L’universo che ruota attorno a Mark e Warren è tratteggiato con una flebile matita, quanto poco incisivo, tra gratuiti ‘villain’, l’amico goffo e simpatico, quello segretamente cotto e conseguentemente geloso, la mamma svampita che butta giù vino da mattina a sera lasciandosi andare a confidenze sessuali fino a quel momento mai esplicitate e “fidanzati ufficiali” banalmente assenti, “+1” di coppie scoppiate che sanno di esserlo fingendo di poterlo sopportare.
Il concetto di ‘famiglia’ prende forma al cospetto di una squadra di rugby in cui tutti giocano l’uno al fianco dell’altro, dinanzi alle avversità, in una mischia di muscoli e debolezze che riesce comunque ad avanzare, anche sotto la battente pioggia delle noie quotidiane.
Esageratamente lungo, In from the Side non sfrutta appieno i propri 135 minuti di durata per raccontare una storia d’amore che si accartoccia su sè stessa, minuto dopo minuto, inciampando su un surreale Natale in casa con i genitori dell’amante, per poi cadere rovinosamente in un finale che perde bussola e senso, andando a sbattere contro un mancato lietofine forzato nei suoi strappi, drammi e colpi di scena. Eppure Matt Carter, qui anche produttore e montatore, dirige con capacità un revedibile script, segnato dalla bellezza e dalla bravura del 28enne Alexander Lincoln, sbarcato al Lovers in compagnia della fidanzata, e del fascinoso Alexander King.
Voto: 5
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