Il 29 luglio scorso l’arciera Lucilla Boari vinceva il primo storico bronzo di un’atleta di categoria ai Giochi olimpici di Tokyo, facendo coming out grazie alla fidanzata Sanne. Due mesi dopo, dalle pagine de LaRepubblica, Lucilla ha ricordato quella gioia privata, improvvisamente diventata di dominio pubblico, con un filo di amarezza.
“Non avrei voluto che la mia storia venisse fuori in quel modo. Non so come dire, volevo che fosse un fatto solo privato, che venisse trattato soprattutto come una cosa normale“. Il clamore mediatico ha travolto la 24enne arciera, perché trattato da alcuni giornali con eccessiva enfasi: “Alcuni ne hanno parlato con equilibrio e delicatezza, altri hanno insistito pesantemente su quell’aspetto e hanno sottolineato una cosa non vera: che io avessi dedicato la medaglia a Sanne. No, non è andata così, ma pareva bello e utile scriverlo“.
Boeri rimprovera ai giornalisti l’interesse esagerato per la vita privata degli atleti. “Spesso ci si dimentica che, al di là del nostro vissuto, innanzitutto siamo in gara per portare al massimo compimento le nostre qualità sportive, e di quello dovremmo soprattutto parlare. Capisco la voglia di mostrare anche il nostro lato umano, è giusto e condivisibile, ma c’è un limite che non deve essere mai superato“.
All’epoca fu la compagna 26enne Sanne de Laat, arciera come l’italiana, a presentarsi a Casa Azzurri come sua fidanzata, complimentandosi per la medaglia ricevuta. “Ti amo tanto, sono molto orgogliosa di quello che hai fatto, non vedo l’ora che ritorni, ti sto aspettando per darti un grande abbraccio”, disse Sanne, impreziosendo un’Olimpiade storica per l’Italia e per la comunità queer internazionale, con il record di medaglie vinte da sportivi dichiaratamente LGBT.
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