Maya De Leo: “Conoscere la storia della comunità LGBTQ+ è fondamentale”

La prof dell'Università di Torino e il corso di Storia dell'omosessualità.

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Maya De Leo: “Conoscere la storia della comunità LGBTQ+ è fondamentale”

Copertina libro Queer, di Maya De Leo
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Mentre Pillon suda freddo e reclama un padre conservatore al posto di Drusilla Foer a Sanremo, nel nostro paese non mancano luci di speranza: presso il DAMS dell’Università di Torino, Maya De Leo tiene il primo e unico corso universitario italiano dedicato alla storia dell’omosessualità.

Una delle ragioni per cui mi sono appassionata alla storia LGBT+ è proprio questa capacità della storia di «denaturalizzare il normale»” spiega in un’intervista per TreccaniLa storia ci aiuta quindi a vedere come categorie che abbiamo “naturalizzato” nella nostra mente, immaginandole universali e immutabili nel tempo, siano in realtà il prodotto di operazioni culturali e politiche, in alcuni casi anche sorprendentemente recenti.”

De Leo, che ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia presso l’Università di Pisa con uno studio approfondito delle rappresentazioni dell’omosessualità tra Ottocento e Novecento, vuole fornire ai suoi studenti un occhio critico, una nuova lente per rivalutare e decostruire quella realtà che ci siamo abituati a considerare assoluta, ma finisce per opprimere molt* di noi.

È fondamentale per lei riattribuire alle tematiche LGBTQIA+ un valore prima di tutto culturale, senza ridurle a dibattito da stadio.

Il DDL Zan ci ha mostrato come i temi LGBTQIA+ sono balzati all’attenzione dell’opinione pubblica, ma la bocciatura ci conferma che, purtroppo, sono utilizzati come strumenti di polarizzazione politica e non di difesa dei diritti” spiega a IoDonna.

Maya De Leo oltre che docente è anche autrice di uno dei testi più importanti – almeno nel nostro paese – sulla storia della comunità: il suo “Queer. Storia culturale della comunità LGBT+” è una delle poche opere italiane complete e di riferimento per quanto riguarda la storia dell’identità e sessualità LGBTQIA+.

Il libro “nato per sopperire alla carenza di testi tradotti dedicati al tema”, ripercorre le origini dell’omobitransfobia, dalla “sodomia” del primo Ottocento alla censura dei regimi nazisti, fino alle prime forme di attivismo e i movimenti di liberazione omosessuale.

Nel testo De Leo affronta anche la “cancellazione” dell’omosessualità durante il ventennio fascista, come tentativo di non macchiare la “virilità del nostro paese”. Ma riflette anche su come la situazione sia riuscita ad evolversi negli anni, riportando le nostre tematiche al centro della conversazione.

Da una parte questo cambiamento è senz’altro positivo perché apre spazi per la presa di parola, la rivendicazione dei diritti e, attraverso una politica di visibilità, rende ineludibile la presenza della comunità LGBT+ nello spazio pubblico. “ spiega sempre per Treccani “D’altra parte, il dibattito ha assunto toni molto violenti che espongono quotidianamente le persone LGBT+ a discorsi d’odio e ad attacchi che, anche in mancanza di tutele giuridiche mirate, comporta un oneroso costo psicologico”.

Attraverso le sue ricerche, De Leo ci tiene a sottolineare come la nostra percezione dell’identità di genere e della sessualità non siano scollegate dal contesto sociale, ma al contrario, parte di una continua evoluzione e destrutturazione delle istanze politiche e sociali che ci portiamo sulle spalle.

La rivoluzione digitale, anche attraverso i social e la tecnologia, ha facilitato una maggiore connessione tra i membri della comunità, permettendoci di riprendere il controllo della nostra narrazione e autodeterminarci sempre di più. 



Nelle ultime pagine del suo libro, citando studi il teorico queer José Estaban Muñoz e e le ricerche delle femministe Donna Haraway e Helen Hester, ci parla di “queer futurity”, dove il modello queer diventa possibilità di alleanza e configurazione tra soggetti marginalizzati, aprendo le porte per una nuova comunità più unita e consapevole. 




La centralità acquisita dalla comunità Lgbt+ nel dibattito pubblico non rappresenta un punto d’arrivo, bensì un nuovo inizio per assicurare maggiore conoscenza storica sul tema” spiega a IoDonna “Fornire gli strumenti adeguati per annientare etichette e stigma che non hanno più ragione di esistere in una società in cui, soprattutto, i giovani stanno conquistando la libertà di autodeterminare la propria identità, talvolta non binaria”.

 

Maya De Leo: “Conoscere la storia della comunità LGBTQ+ è fondamentale”

Maya De Leo

 

Per ripercorrere il valore culturale della storia LGBTQIA+, vi consiglio queste letture:

Perché dovremmo ascoltare tuttǝ Le Radici dell’Orgoglio

Aprile 2022, arriva il primo LGBT+ History Month Italia

Angelo Pezzana vuole un Museo della Storia dell’Omosessualità a Torino

Politica, musica e locali: dal 1976 cambia la visibilità del movimento omosessuale italiano

Visibilità omosessuale: la storia LGBT italiana dei primi anni ’70

Gli omosessuali nel dopoguerra: non era ancora tempo di Liberazione

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