Papà etero posta struggente storia omogenitoriale che diventa virale: “Sono figlia di due donne, ora mio nonno Carlo non è più mio nonno”

Su come la ferocia dell'Italia possa devastare una famiglia nella favola postata da Emiliano: "Per le mie figlie vorrei un mondo migliore"

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Papà etero posta struggente storia omogenitoriale che diventa virale: "Sono figlia di due donne, ora mio nonno Carlo non è più mio nonno" - emiliano miliucci storia coppia donne e figlia - Gay.it
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È una storia verosimile quella raccontata in forma narrativa da Emiliano Miliucci, utente di Facebook che ha immaginato la vicenda di Sonia e Piera, coppia di donne di Padova, e della loro figlia Giulia. Condividiamo questa storia perché è portatrice di riflessioni, reazioni e commenti maturati in un ambito non LGBTQIA+. È interessante osservare come la popolazione non LGBTQIA+ italiana inizi man mano a rendersi conto di quanto sta accadendo. Rendersi conto di come una bambina di sette anni debba riformulare l’idea di suo nonno Carlo, perché è lo Stato a dirle che quello non è suo nonno. Rendersi conto di come una mamma crolli in lacrime alla recita di sua figlia, che però secondo lo Stato non è più sua figlia.

A Padova, come già si temeva al momento della richiesta formulata in Aprile, qualche giorno fa la procura ha impugnato 33 certificati di nascita registrati dal sindaco Segio Giordani dal 2017 ad oggi, chiedendo di annullare l’atto e imponendo alle mamme non biologiche di procedere con la stepchild adoption. La Ministra delle pari opportunità, della famiglia e della natalità Eugenia Roccella ha successivamente annunciato una “sanatoria” (ha usato proprio questo termine).

Il provvedimento di Padova rientra nella strategia di persecuzione alle coppie omogenitoriali scatenata dal Governo Meloni dopo la sentenza numero 38162 della Corte di Cassazione depositata il 30 dicembre 2022. Il quadro normativo italiano infatti, a causa della latitanza della politica tutta, da destra a sinistra passando per le ultime legislature, presenta un vuoto sul quale gli organi giudiziari italiani si rincorrono in un ping pong di sentenze, ricorsi e decisioni. Su questo vuoto politico, la destra ora maggioranza parlamentare nel paese, applica la sua visione del mondo, secondo la quale le persone omosessuali non possono essere genitori.

Emiliano racconta la divisione di una famiglia arcobaleno dal punto di vista di una mamma, poi dell’altra e poi della loro figlia Giulia, che si vede tolto un cognome, a cui viene detto che nonno Carlo non è più formalmente suo nonno e tutta una serie di ferite devastanti per la vita di una bambina e per quella di tutta la sua famiglia, inclusi parenti e affetti. Ecco il testo del suo struggente post:

Mi chiamo Sonia e abito a Padova.
Come da luogo comune sui veneti adoro lo spritz.
Le bestemmie no.
Quelle mai dette.
Ho 37 anni e nella mia vita ci sono due grandi amori.
Il primo, in ordine cronologico è Piera.
Ci siamo conosciute all’università.
Medicina.
Piera l’università l’ha finita ed è medico.
Io no.
Cassiera al Conad ma va benissimo così.
Viviamo assieme da 15 anni e abbiamo una figlia, Giulia di 6 anni, in ordine cronologico, il mio secondo grande amore.
Com’è una famiglia come la nostra?
Una famiglia come tutte le altre.
Coi problemi, i casini e le gioie tipiche della famiglia.
Giulia quest’anno ha imparato a scrivere.
Alla recita di fine anno io e Piera i pianti che non ti dico.
Qualche giorno fa è arrivata una raccomandata dalla procura e da un po’ di giorni non riesco più a respirare.

Mi chiamo Piera e abito a Padova.

Hai presente?
Padovani gran dottori.
E infatti, nel rispetto dei luoghi comuni,io sono un dottore.
Cioè in realtà sarei nata a Vicenza.
Ma ti assicuro che non ho mai mangiato un gatto in vita mia.
Sto con Sonia da parecchi anni ormai.
L’ho conosciuta all’università ma figurati se quella stordita sia riuscita a laurearsi.
Io invece si.
Io medico.
Lei cassiera svampita e sbadata come poche.
Ma io la amo proprio per quello.
E poi c’è Giulia, nostra figlia.
L’ha partorita Sonia e io ero li sin dal test di gravidanza.
Ero li in sala operatoria quando è nata.
Ero li quella volta che ha avuto un febbrone a sei mesi.
E Sonia, la stordita,era lucidissima e io che sono medico non c’ho capito più niente.
Ho cambiato miliardi di pannolini.
Ho fatto l’inserimento all’asilo.
Quest’anno Giulia ha iniziato le elementari.
Alla recita a fine anno vuoi che ti dica quanto ho pianto?
Qualche giorno fa la procura ci ha spedito una raccomandata.
E non so se provare rabbia, angoscia o dolore.
Uno schiaffo che proprio non meritavo.
L’ennesimo.

Mi chiamo Giulia, ho sei anni.

A casa con me ci sono mamma e mamma.
Ho anche nonna Annalisa che è la mamma di mamma Sonia. E ci sono nonno Carlo e nonna Maria che sono i genitori di mamma Piera.
Nonno Carlo fa delle puzze puzzolentissime e quando le fa ridiamo tanto.
Mamma s’arrabbia ma tanto è un nostro segreto.
Quest’anno ho iniziato la scuola dei grandi.
Sono stata promossa e hanno promesso che mi prenderanno un gattino.
E io sono tanto contenta.
Questi giorni a casa peró sono tutti un po’ nervosi.
Mamma un giorno l’ho vista che piangeva.
È successo tutto per colpa di una lettera.
Io non capisco bene, ma sono molto spaventata.
Le mamme Stanno spesso al telefono e si arrabbiano anche.
I nonni vengono più spesso a trovarci, ma anche loro non sono come al solito.
Forse sono arrabbiati perchè non vogliono comprarmi il gattino.
A Padova la procura ha scritto un po’ di lettere ad un po’ di famiglie tipo quella di Sonia e Piera.
Il comune sette anni fa le ha riconosciute come tali.
Come quello che sono a tutti gli effetti.
Famiglie.
Famiglie con due genitori con pari diritti e soprattutto pari doveri nei confronti dei figli.
Oggi la procura per un incomprensibile eccesso di zelo dice che non è così, che c’è stato un errore,
andando a stravolgere le vite di persone come Sonia, Piera, Carlo, Maria e Annalisa.
Ma soprattutto andando a stravolgere le vite di bambini come Giulia, togliendo al genitore non biologico e a tutta la sua famiglia di appartenenza ogni diritto e ogni dovere, gettando queste persone in un limbo fatto di incertezze, ansie e angosce veramente inutili.
Vite messe in pausa.
Fatiche straordinarie che si sommano alla fatica del vivere ordinario.
Giulia perderà il cognome di Piera.
Perderà la parentela nei confronti di nonno Carlo, quello che fa le puzze e di nonna Maria.
E soprattutto perderà un bel pezzo di serenità. Perchè non serve capire il motivo per rendersi conto che in casa qualcosa non è più come prima.
Che non mi pare cosa da poco.
Per il genitore non biologico rimane solamente la strada dell’adozione.
Con tutti i se e i ma del caso.
Perchè l’adozione significa mettere la sorte della propria famiglia in marcia tra le perigliose vie di un tribunale. Chi lo farebbe volentieri?
Secondo alcuni è una scelta etica nel rispetto di una certa morale.
Secondo altri è una scelta politica nel rispetto di certi ideali.
Ma qualcuno s’è chiesto se è una scelta giusta o quanto meno necessaria?
Necessaria a chi, esattamente?
Il rispetto per la morale.
Il rispetto per gli ideali.
Ma in questo dannato paese c’è ancora qualcuno cui stia a cuore il rispetto per Piera, per Sonia e per nonno Carlo, nonna Maria e nonna Annalisa?
E soprattutto, c’è qualcuno cui stia veramente a cuore il rispetto per Giulia?

 

La storia inventata da Emiliano è verosimile e quindi potente come soltanto la forma letteraria consente a volte di fare. Emiliano su Facebook si mostra con le sue due figlie e Marzia, sua compagna da vent’anni e madre delle sue figlie. Il suo post è meritorio di aprire uno squarcio di realtà nella vita quotidiana di una famiglia arcobaleno travolta dalle decisioni dello Stato italiano. Abbiamo contattato Emiliano, per sincerarci che si trattasse del frutto della sua fantasia e abbiamo avuto la conferma: “Ho immaginato una storia che potesse essere verosimile informandomi su come più o meno stavano le cose” ci ha spiegato Emilano “Poi ho anche avuto modo di parlare con una persona che vive questo pasticcio normativo, ma la storia è inventata seppur con delle basi reali. Diciamo che è verosimile ma non vera” ha proseguito Emiliano  “Io etero convinto. Ma ho due figlie. E per loro vorrei un mondo migliore. E riconoscere i diritti delle minoranze è un buon passo per iniziare. Io non so come saranno le mie figlie. Ma voglio che qualora facessero parte di una minoranza siano tutelate. E qualora si trovano in una maggioranza abbiano sempre cura di tendere la mano

Come detto, la forma letteraria, se onesta come in questo caso, è in grado di raccontare le mille pieghe della realtà. Vale la pena leggere la storia inventata da Emiliano, come una triste favola per condividere una morale con le sue due figlie. Numerosi i commenti e le condivisioni.

“Ho conosciuto Marina in ospedale – racconta Laura – in Inghilterra, una moglie spagnola e due bimbe. Felicissima! Mi ha confidato che mai tornerà in Italia, dove le loro figlie non sarebbero “al sicuro”. Stanno pianificando di andare in Spagna, ma solo perché serve una mano dalla famiglia con le bimbe. Ecco, auguro a queste due mamme di trovare la serenità di Marina e la sua famiglia, magari all’estero. Buona fortuna, ci vuole!”

Milena scrive: “È una follia!!! Siamo in mano a politici criminali e senza scrupoli”

Erica commenta così: “Parlano di morale e di etica, quando chi ci governa non ha ne l’una ne l’altra.”

Rosa: “Quello che sta combinando questo governo è aberrante”

Silvia, maestra, racconta questo: “Le cosiddette famiglie tradizionali non sono affatto sinonimo di stabilità ed equilibrio. Sono una maestra di scuola primaria e potrei scriverci un libro sui ragazzini problematici provenienti dalle classiche famiglie tradizionali, tra padri che picchiano le mamme, che vengono trovati in calze a rete nei bagni degli autogrill, in coma etilico sul pavimento…”

Qui di seguito il post originale pubblico di Emiliano Miliucci, con i numerosi commenti.

 

 

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