La Lega è spaccata. A pochi giorni dalle elezioni amministrative il caso Luca Morisi, inventore della Bestia salviniana finito sotto inchiesta con l’accusa di aver spacciato della droga, ha travolto il partito di Matteo Salvini. “Sono disgustato dalla schifezza mediatica che condanna le persone senza che ci sia un giudice o un tribunale a farlo, prima che sia un giudice a provare qualsiasi cosa“, ha tuonato questa mattina il leader leghista. “Luca è una bella persona, è un amico che conosco da una vita. Se ha sbagliato utilizzando personalmente sostanze che io combatto e combatterò finché campo, e se poi la settimana prossima uscirà, come sono convinto, che il dottor Luca Morisi non ha commesso alcun reato, chi gli restituirà la dignità? chi gli chiederà scusa?“. Domande che Luca Morisi, Salvini e la celebre ‘bestia social’ che negli anni ha alimentato populismo e macchine del fango, non si sono mai posti. Fino a quando non sono stati investiti da quello stesso fango.
Nel frattempo Simone Pillon, senatore leghista, ha sparato a zero su Morisi dalle pagine de Il Foglio, facendo praticamente outing nei suoi confronti. “Non mi stupisce, viste le note attitudini del personaggio. La giustizia divina ha fatto il suo corso. A me questo Morisi non è mai piaciuto. Mai. Poi mi ha sempre fatto la guerra, ora capisco tante cose”. “Adesso capisco quando a Verona, al congresso mondiale della famiglia, Morisi si mise di traverso. Non voleva che Matteo vi partecipasse, diceva che era divisivo, poco conveniente politicamente“.
A detta di Pillon, Morisi ha goduto di potere enorme all’interno del partito. “Luca decideva tutto: diceva chi andava in televisione e chi no. Sceglieva i contenuti. Non mi mandava mai in tv, ma io ho i miei canali. Per me è una brutta notizia per l’uomo e pregherò per lui nonostante la guerra che mi ha sempre fatto, ma magari è una bella notizia per la Lega”.
Un partito ipocrita, secondo molti, perché dal doppio volto tra vita privata, parlamento e comunicazione pubblica. Si torna così al deputato leghista anti legge contro l’omotransfobia che Alessandro Zan ha visto a Mykonos, tra le braccia di un uomo. Nulla di nuovo per Pillon, che gli omosessuali del partito li conosce tutti: “Sono i gay del mio partito. Li conosco tutti. Tra Camera e Senato non bastano due mani per contarli. Niente di personale, ci mancherebbe. Ognuno vive come vuole. Basta saperlo. Questo sì”.
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E Pillon è uno delle 10 dita!