Nemmeno una settimana è passata da quando Politico ha pubblicato una bozza confidenziale della Corte Suprema degli Stati Uniti in cui Samuel Alito propone di cancellare la sentenza Roe vs. Wade del 1973, che riconosce a livello costituzionale il diritto all’aborto. Insieme, anche la sentenza Planned Parenthood vs. Casey del 1992, che ribadiva questo diritto.
L’opinione pubblica, si è subito animata. Se la mozione dovesse passare, 22 stati renderebbero immediatamente l’aborto illegale. Cancellare i diritti all’aborto, cui vanno di pari passo i diritti riproduttivi, significherebbe togliere principalmente alle donne l’autonomia di scegliere e di decidere per il proprio corpo.
Nonostante la gran parte della copertura mediatica si sia concentrata proprio sui diritti delle donne, la cancellazione di Roe vs. Wade avrebbe però anche un impatto drammatico sulle vite delle persone trans* e non-binarie. Che, dicono, si sentono escluse dalla conversazione. Tra i primi a parlarne è stato l’attivista Schuyler Bailar, il primo atleta trans* a gareggiare nella squadra di nuoto di Harvard.
Alla quinta annuale Marcia delle Donne a Washington, aveva parlato di come l’aborto e le cure riproduttive abbiano un impatto sulle persone di tutto lo spettro dei generi. E ora ha ribadito come proteggere Roe vs. Wade significhi in realtà proteggere le donne, gli uomini transgender, le persone non-binarie e genderqueer. «Riguarda tutti noi», ha affermato.
It is so bitter to be excluded from conversations about reproductive care as a trans man, especially as we have been raising the alarms for this very eventuality for years. Reproductive healthcare includes everyone with a uterus, not just cis women.
— Alex (he/him) says #StepUpForTransKids ⚧🏳️⚧️ (@AlexPetrovnia) May 3, 2022
E non è stato l’unico, attivisti e persone appartenenti alla comunità hanno fatto sentire la loro voce. L’assistenza sanitaria riproduttiva è di vitale importanza in particolare per le persone trans* e non-binarie che necessitano l’accesso alle cure, siano queste trattamenti ormonali o interventi per la riassegnazione del sesso. Esemplare è l’esempio di Alex Petrovnia – fondatore del Trans Formations Project – e di suo marito che ha affidato a Twitter il suo rammarico. Entrambi uomini transgender, da due anni cercano di ottenere isterectomie per completare il loro processo di transizione. E ora, dice, sentono la pressione di farlo il più presto possibile.
«Il diritto all’aborto e i diritti riproduttivi in questa decisione riguardano anche i diritti trans*»
Anche Alexis Rangel, consulente politico al NCTE (National Center for Transgender Equality), si è espressa in questi termini. Le conseguenze sarebbero immediata su scala nazionale, soprattutto in quegli Stati dove le leggi sulla riproduzione e sull’assistenza alle persone transgender è già stata notevolmente ridotta.
Il che ha causato non pochi problemi: minore assistenza significa minore educazione alle questioni importanti. Ad esempio, la disinformazione che circola sulle gravidanze durante le terapie ormonali per gli uomini trans*: molti dottori affermano che dopo un certo livello di testosterone si diventa sterili, quando questo è ben lontano dalla realtà.
Quinn Jackson, un uomo trans* e medico di Kansas City, ha raccontato al Washington Post come, in base alla sua esperienza, anche solo limitare il diritto all’aborto – figuriamoci cancellarlo – non porti a eliminare il fenomeno. Anzi, il contrario. Se Roe vs. Wade venisse davvero rovesciato, si eliminerebbe solamente l’aborto sicuro, quello fatto in clinica da medici. Aumenterebbero, invece, gli aborti casalinghi, che solitamente si accompagnano a un maggiore rischio di complicazioni e mortalità per chi vi si sottopone.
«Vorrei che la gente capisse quanto sia difficile, e quanto sia spaventoso, accedere alle cure mediche quando si è trans*. E come può essere stressante preoccuparsi di come sarai trattato o percepito»
Il caso, quindi, coinvolge non solo le donne e fa parte di un discorso molto più grande in cui rientrano anche i diritti riproduttivi, l’assistenza sanitaria e i diritti LGBTQ+. Tuttə sono d’accordo sul fatto che un atto di questo genere da parte della Corte Suprema significherebbe dare alle leggi e al governo l’ultima parola sulle decisioni che spetterebbero a ogni singolo individuo. L’autonomia sul proprio corpo ha un significato fondamentale soprattutto per le persone transgender e non-binarie. Anche di loro, non dobbiamo dimenticarci.
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