A quasi 10 anni dall’introduzione della cosiddetta legge “contro la propaganda gay” in difesa dei minori, che Vladimir Putin vorrebbe ampliare a livello nazionale senza più limiti d’età, il Roskomnadzor, Servizio federale russo per la supervisione delle comunicazioni, ha chiesto all’Unione russa del Libro di fermare la distribuzione di testi che a loro dire promuoverebbero “relazioni sessuali non tradizionali“. A darne notizia l’Ansa, via Meduza, testata online indipendente, citando a sua volta la Tass.
Un’avvertenza, quella partita dall’agenzia federale russa posta sotto il controllo del Ministero dello sviluppo digitale, delle comunicazioni e dei mass media che si occupa di monitorare e controllare l’accesso ai mass media, che non fa altro che ampliare ulteriormente l’omotransfobia di stato. La censura russa nei confronti di ciò che viene considerato LGBTQ è ormai pressocché totale.
I film con personaggi LGBTQ+ al loro interno vengono del tutto censurati o limitati ai maggiorenni, anche se per famiglie con supereroi e/o titoli animati, così come i Pride sono praticamente irrealizzabili e sulla tv nazionale è impossibile trovare trasmissioni con al loro interno conduttori, giornalisti, attori e/o cantanti dichiaratamente queer.
Ora, dal nulla, la richiesta di censura totale anche nei confronti dell’editoria.
“Roskomnadzor si è rivolto alla Russian Book Union chiedendo loro di considerare la possibilità di escludere la distribuzione di tale letteratura come parte dell’autoregolamentazione dell’industria del libro. Al fine di prevenire un’ulteriore divulgazione di rapporti sessuali non tradizionali in Russia, è necessario apportare le opportune modifiche alla legislazione. In precedenza, la bozza di tali modifiche è stata discussa in una riunione del Consiglio ed è stata presentata ai deputati. Attualmente, il disegno di legge è stato presentato alla Duma di Stato”.
L’iniziativa, neanche a dirlo, è sostenuta dalla Chiesa ortodossa russa.
“Esorto la Russian Book Union a considerare questa richiesta non solo perché proveniente dall’organo esecutivo federale, ma anche perché basata sul consenso morale della società russa sull’inammissibilità della propaganda di fenomeni che minano l’idea della famiglia come unione di un uomo e una donna. Che, tra l’altro, è sancito dalla Costituzione russa“, ha scritto sul suo canale Telegram Vakhtang Kipshidze, vice capo del dipartimento sinodale per le relazioni tra la Chiesa, la società e i media del Patriarcato di Mosca, commentando la proposta di Roskomnadzor.
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