ATTENZIONE GENITORI!@SmemoOfficial 2023 illustra agli studenti l'”identità di genere” e ne propone alcune, tra cui “non binario” e “fluido” e spiega l’ideologia #gender.
Spetta ai genitori, e non agli autori della Smemoranda, raccontare ai figli la bellezza della sessualità! pic.twitter.com/8TgyzXYAWR— Simone Pillon (@SimoPillon) August 11, 2022
L’ossessione di Simone Pillon nei confronti delle cosiddette ‘teorie gender’ non va mai in vacanza, neanche alla vigilia di ferragosto. Il senatore leghista, attivissimo sui social con attacchi continui e quotidiani alla comunità queer nazionale, ha oggi trovato tempo e modo di criticare la Smemoranda, diario-agenda-libro nata nel lontano 1978.
L’edizione 2022/2023, a detta di Pillon, spiegherebbe “l’ideologia gender”. Sacrilegio.
“ATTENZIONE GENITORI!”, ha cinguettato questa mattina il senatore leghista. “Smemoranda 2023 illustra agli studenti l'”identità di genere” e ne propone alcune, tra cui “non binario” e “fluido” e spiega l’ideologia gender. Spetta ai genitori, e non agli autori della Smemoranda, raccontare ai figli la bellezza della sessualità!”.
Ciò che potrebbe essere etichettato come il solito, ridicolo, tweet di un esponente leghista a caso, andrebbe invece visto in un’ottica più ampia, e assai pericolosa, perché proprio Pillon ha in passato più volte elogiato la contestatissima legge omotransfobica ungherese, censorea nei confronti di qualsivoglia argomento LGBTQ trattato nelle scuole. La stessa Giorgia Meloni, nella giornata di ieri, ha rivelato che nel suo programma di governo ci sarà la difesa della “libertà educativa delle famiglie da chi vuole imporre le teorie gender nelle scuole”. Anche Salvini, in tal senso, ha più spesso tirato in ballo i più piccoli, da difendere da chissà quale mostro a tre teste.
E se più indizi danno spesso forma ad inconfutabili prove, è facile immaginare che tra le mirabolanti e irrealizzabili promesse di governo di questi giorni in arrivo da destra (dalle pensioni minime a 1000 euro alla flat tax al 15% per tutti), proprio l’affondo a costo zero ad un’intera comunità potrebbe seriamente diventare realtà, portando l’Italia verso Ungheria, Polonia e Russia, dove molto semplicemente è vietato affrontare tematiche LGBTQ di qualsiasi tipo al cospetto dei minori di 18 anni.
Con questo tweet allarmistico nei confronti di un’agenda rivolta ai più giovani, quale messaggio vorrebbe veicolare il senatore Pillon. Bisognerebbe vietarne la pubblicazione? Bruciare in piazza tutti i libri che osano parlare di orientamento sessuale, identità di genere, sessualità e storia LGBTQ? Legiferare contro la “propaganda gay” in stile putiniano? È questo il Bel Paese che ci spetta, a partire dal prossimo 25 settembre?
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