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Vittorio Feltri, indecenti insulti omofobi dallo scranno della Regione Lombardia

Eletto con Fratelli d’Italia, che nel 2015 l’aveva proposto come Capo dello Stato, l’80enne fondatore di Libero continua a vomitare odio tramite Twitter.

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80 anni tra pochi giorni, Vittorio Feltri è attualmente Consigliere della Regione Lombardia grazie a Fratelli d’Italia, che l’ha candidato lo scorso autunno, riuscendo ad eleggerlo.

Scappato dall’Ordine dei Giornalisti nel 2020, perché a rischio umiliante radiazione, Feltri, ex direttore di L’Indipendente, L’Europeo e Il Giornale nonché fondatore di Libero, ha così trovato posto e lauta entrata mensile a Palazzo Lombardia, dove quotidianamente twitta oscenità.

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L’ultimo indecente cinguettio è diventato realtà alle ore 19:41 di ieri sera. “Cari amici gay lo volete capire che il culo è un’uscita di sicurezza e non una entrata secondaria?”, ha scritto Feltri sui social, per poi proseguire: “I froci devono fare ciò che vogliono ma sappiano che il culo è una uscita e non una entrata”. Parole che suscitano imbarazzo, pur trovandoci al cospetto di un anziano signore, perché in arrivo da un rappresentante delle istituzioni. Feltri non è più un giornalista, nè un uomo “qualunque”. È un Consigliere della Regione Lombardia. In un Paese normale un qualsiasi esponente politico dopo un simile tweet si sarebbe dovuto dimettere all’istante. In Italia non se ne parla, come se fosse normale accettare simili oscenità.

E pensare che nel 2015 Matteo Salvini e Giorgia Meloni proposero Vittorio Feltri come presidente della Repubblica. Appena 8 anni fa, quando l’ex direttore vomitava ad ampio raggio odio omobitransfobico.

“Calano fatturato e PIL ma aumentano i gay“, un suo celebre titolo, con sommario a rincarare la dose: “Gli unici a non sentire crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione“. Nel 2018, Libero e Il Giornale definirono il Roma Pride come una “triste processione vuota“, aggiungendo “sempre siano lodati i ricch*oni“. Lo stesso anno, Feltri parlò di Milano come “un vivaio di finocchi, chi minaccerebbe i loro diritti?”, per poi specificare: “non sono omofobo ho molti amici con quella tendenza lì“.

Un bestiario che su Twitter è diventato quasi quotidiano, al cospetto di oltre mezzo milione di follower. L’8 giugno scorso ha cinguettato: “Polemiche aspre perchè la Regione Lombardia ha rifiutato di patrocinare il Gay pride. Ma gli omosessuali che bisogno hanno di essere sponsorizzati? Facciano quello che vogliono senza di noi. Non li mando affanculo perché ci vanno da soli“. E ancora, il 27 maggio: “Nella Romagna devastata dalle acque non ho visto un solo nero spalare. Allegria“. Lo scorso 28 aprile, il primo di tanti insulti dedicati ad Elly Schlein: “Cara signora Schlein mi permetta di darle un consiglio, lei non ha bisogno di una armocromista bensì di un bravo chirurgo plastico“.

Può un uomo del genere sedere in un qualsivoglia consiglio regionale?

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