Twitter blocca Libero: Feltri si paragona a Trump e grida alla censura

Niente più cinguettii 'free' dal profilo Twitter di Libero Quotidiano, bloccato dalla piattaforma.

libero
Libero e Vittorio Feltri.
3 min. di lettura

Twitter ha bloccato temporaneamente il profilo di Libero Quotidiano. Cercando la pagina, infatti, prima di poter visionare il profilo  compare una scritta: “Attenzione: questo account è temporaneamente limitato. L’avviso qui presente ti viene mostrato poiché l’account in questione ha eseguito delle attività sospette. Vuoi davvero proseguire?”.

Non si sa ancora perché il quotidiano, deferito dall’Ordine dei Giornalisti, sia stato bloccato, ma si pensa che potrebbe essere per un alto numero di segnalazioni. Negli ultimi giorni, Libero non ha pubblicato e poi condiviso articoli complottisti o vergognosi come se ne sono visti a centinaia nei mesi e negli anni passati, tranne uno: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarebbe un agente dei Servizi Segreti britannici che starebbe lavorando per contrastare Donald Trump.

articolo Mattarella Libero
Sergio Mattarella lavora per i Servizi Segreti inglesi?

Ovviamente, questo “scoop” è stato riportato da altri quotidiani, che però non hanno ricevuto il blocco da parte dei social. Pensando inoltre che la pagina Twitter di Libero non ha nemmeno la spunta blu, si pensa che sia stato un errore della piattaforma, che ha trattato il giornale come un privato e non un organo d’informazione (se così lo possiamo definire).

La replica di Feltri e politici alla censura di Libero

Parlare di censura è altamente fuori luogo. Primo, perché la censura la applica uno Stato, non certo un’azienda privata che può bloccare come e quando vuole, così come un privato non è obbligato a utilizzare i servizi che quella stessa azienda offre. Secondo, perché come già detto potrebbe trattarsi di un bug del sistema o un errore involontario.

Ma Vittorio Feltri, che ha dato le dimissioni dall’Ordine dei Giornalisti, non crede all’errore e paragona il blocco del giornale da lui fondato alla “censura” applicata a Trump non solo da Twitter, ma anche da tutti gli altri social.

Noi siamo come Trump, va bene. Io ritengo che Twitter sia guidato da una banda di poveri ignoranti che non capiscono le parole, penso possano avere interpretato male alcuni interventi. Mi fa anche piacere sottolineare la loro ignoranza. Sono cose incredibili!

Ma penso anche che Twitter abbia tutto il diritto di censurare, è un privato e i privati fanno quello che vogliono. C’è una ignoranza dominante e una stupidità senza freni che comanda. Libero come Trump!

Nel sito di Libero, si legge:

Twitter sta  limitando la diffusione dei nostri cinguettii e ci sta impedendo di farne di nuovi. Ancora non ci è chiara la ragione: basta consultare il nostro feed per rendersi conto che, ragionevolmente, non c’è alcun contenuto che vìoli gli standard della comunità (così come riconosciuto da altre testate nazionali che hanno ripreso la vicenda del ‘ban’ che ci ha colpito). Si ricorda che simili limitazioni possono scattare in seguito anche a un numero di segnalazioni del nostro account da parte di singoli individui: in questi casi il blocco – se ingiustificato, come sembra essere in questo caso – è molto limitato nel tempo. Stiamo indagando su quanto accaduto e contiamo di tornare presto a cinguettare.

E a stracciarsi le vesti ci sono anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La leader di Fratelli d’Italia è intervenuta:

Voltaire reinterpretato dalla sinistra dei giorni nostri. Non sono d’accordo con quello che dici e combatterò fino a farti sparire perché tu non possa dirlo.

E per il Carroccio, si parla di censura:

Solidarietà a Libero, contro ogni tipo di censura. 

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bacibaci 12.1.21 - 16:44

1) Il profitto è il premio che l'imprenditore riceve dagli altri membri della comunità che preferiscono comprare da lui piuttosto che da altri. Se io facessi pizze e Alessandro, lo prendo come esempio, non c'è nulla di personale, pure, il suo profitto sarebbe il risultato del fatto che le persone preferiscono le sue pizze alle mie. Il profitto è dunque la manifestazione economica della meritocrazia, è un premio che Alessandro, nell'esempio fatto, riceverebbe dalle persone, che liberalmente scelgono di comprare le sue pizze invece delle mie. Questa premessa la faccio perchè con troppa facilità, quando si parla dei colossi informatici come twitter si tende a parlare di imprese e di multinazionali come se fossero sempre e cmq degli sfruttatori avidi e senza scrupoli. 2) Il sistema è un pò più complicato di come l'ho descritto io ed infatti a volte la competizione è inquinata: ad es. nel monopolio in cui noi non possiamo scegliere tra diversi offerenti, visto che ce n'è uno solo, etc etc. 3) A volte capita che uno sia talmente più bravo degli altri da diventare monopolista o cmq da avere una posizione dominante di cui può abusare. 4) ecco il problema di facebook, twitter e google e della "censura". Essi non danno un servizio pubblico ma hanno creato, senza nessun santo in paradiso, una posizione di assoluto dominio in certi mercati. 5) il problema è come si fronteggia, sul piano tecnologico, questa situazione? Imponiamo a twitter un fact-checking di tutto ciò che viene pubblicato? impraticabile. Lo imponiamo solo per i profili pubblici? e quando il profilo è "pubblico"? E non è cmq impraticabile anche se ristretto ai personaggi pubblici? algoritmi ancora inadeguati a "comprendere" il linguaggio umano? In conclusione è vero che tutti possono accedere alla rete, pagando il fornitore. E' vero che sulla rete c'è un assoluto dominio di alcuni, che per proprio merito, hanno creato questo dominio. E' anche vero che questo domino può essere usato in modo fazioso e lo è già stato, ad es. ci sono profili di politici islamici che fomentano odio contro Israele e gli ebrei giorno e notte e non sono stati bloccati. La soluzione non è trasformare in soggetti pubblici, cioè in servitori dei politici, queste piattaforme, il problema è come risolvere questo problema di anti-trust sul piano tecnologico ed economico, visto che dal lato dell'offerta non si riesce ad avere un ventaglio più ampio di offerenti. Aggiungo che non serve avere twitter per essere un politico di successo, ad es. la Merkel non c'è e la stessa ha detto, non che twitter ha sbagliato, ma da persona analitica quale è, che è una questione problematica. Gridare alla censura o dire che un soggetto privato in una posizione dominante possa estromettere qualcuno dalla piatttaforma e pensare che tutto sia "liscio" è un pò ingenuo o fazioso. Temo però che l'atteggiamento fazioso dei più, politici ed elettori, i pregiudizi ideologici- le multinazionali cattive- potrebbero portare a soluzioni peggiori del male, non comprendendo che la questione è tecnologica ed economica, cioè come , sul piano tecnologico ed economico, possiamo affrontare questa posizione dominante ed il suo abuso, che ad es. si manifesta nel trattare diversamente quelli che violano i protocolli di comportamento, alcuni sospesi ed altri no, alcuni sospesi subito ed altri sospesi, magari proprio perchè leaders politici, dopo molto molto tempo.

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