Vladimir Putin verso le dimissioni? Questa la voce che sta girando da alcuni giorni, ma dal Cremlino hanno già comunicato che si tratta di una fake news. La notizia è stata data dal politologo Valery Solovei. Professore dell’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca, nel 2019 ha perso il posto per aver criticato alcune decisioni del governo russo.
Ma secondo il professor Solovei, il presidente Vladimir Putin soffrirebbe del morbo di Parkinson, malattia che gli impedirebbe di portare avanti un Paese come la Russia. Sempre secondo il professore, intervistato dall’Eco di Mosca, Putin avrebbe già deciso di dare le dimissioni, e che potrebbero arrivare a gennaio. Solovei ha poi confermato che avrebbe preso la decisione dopo l’insistenza della famiglia.
Naturalmente, Solovei ha delle prove. Come i due testi presentati alla Camera Bassa del Parlamento: il primo riguarda l’immunità del presidente, che diventerebbe a vita. In questo caso, Putin sarebbe protetto sia da politico sia da privato cittadino. Il secondo testo invece prevede che il presidente, al termine della sua carica, diventi senatore a vita. In questo modo, continuerebbe a pensare alla politica, ma venendo sempre protetto per i suoi crimini.
Putin debole e malfermo? I dubbi sulla sua salute
Vladimir Putin, nelle ultime apparizioni pubbliche, si è mostrato molto debole, con le gambe tremolanti, e sostenendosi alla poltrona. Inoltre, il presidente russo vivrebbe in un bunker, in completo isolamento e avrebbe rimandato alcuni incontri, apparendo in videochiamata. Per questo motivo, il professor Solovei e altri osservatori pensano che soffra di Parkinson o un’altra malattia più grave.
Anche la recente riforma costituzionale, che gli permette di rimanere in carica fino al 2036, gli offrirebbe un’ottima posizione per pensare tranquillamente e senza pressioni al suo successore, sicuro di avere tutto il tempo per trovare la persona giusta che possa guidare la Russia con la stessa politica che non prevede avversari (o arrestarli, nel caso diventassero troppo potenti) e nel rispetto dei vecchi valori tradizionali, omofobia compresa.
Una russia senza Vladimir Putin
Se queste notizie venissero confermate, presto potremmo assistere a una Russia senza l’uomo che ha fondato la sua politica sull’odio verso verso le minoranze, fomentando le aggressioni e la paura. Dal divieto di “propaganda gay” al silenzio su quanto avvenuto in Cecenia, dall’arresto dei suoi avversari alle presunte influenze sulle elezioni americane nel 2014 e italiane nel 2018.
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I commenti che scrive da settimane il troll omofobo Renzo Loi sono le stesse stronzate complottiste e deliri religiosi propagandati da monsignor macchietta Carlo Maria Viganò e diffusi da siti e quotidiani della destra clericale a lui affiliati. Ancora una volta chiedo pubblicamente perché la redazione di Gay.it non intervenga direttamente, bloccando l'utente che si cela dietro al nickname Renzo Loi e cancellando i suoi commenti osceni, pieni di odio omotransfobico, retorica e propaganda cattofascista. Perché che non esiste una moderazione dei commenti su questo sito? L'odio omotransfobico online è grave e pericoloso tanto quanto quello offline. Entrambi andrebbero contrastati con fermezza e intransigenza.