Una Barbie al volante
Sono i giocattoli infantili a essere sessisti o è l’ambiente sociale, in primis i genitori, a renderli tali? Questo è il punto di partenza del meraviglioso spot di Audi Spain del 2016. “La bambola che ha scelto di guidare” è un corto animato che rompe gli stereotipi di genere e fa comprendere la differenza tra giocattolo e gioco, confermando così la Spagna come Paese leader di inclusività all’interno dell’Europa latina.
È notte, le luci del centro commerciale si spengono e i giocattoli, in puro stile Toy Story, prendono vita. Esistono due grandi scaffali, uno dirimpetto all’altro. Uno stock è rosa ed è dedicato alle bambine, l’altro è blu ed è per i bambini. Nel primo ci sono solo bambole intente a specchiarsi o a spingere passeggini, nell’altro troviamo esclusivamente soldatini e macchine da corsa. La Barbie protagonista della storia sceglie di rompere questo binarismo e, facendo un salto nel reparto opposto, decide di mettersi alla guida di una rombante e fiammante Audi R8. Sfrecciando in libertà tra le lunghe corsie del negozio, si imbatte in altri giocattoli intenti a celebrare l’assenza di ruoli sociali imposti dagli umani: ci sono bambole che giocano a calcio in gonna e tacchi alti, alcuni Action Men che danno un barbecue e prendono il tè nella Casa dei Sogni, e persino troviamo un My Little Pony che si diletta sullo skate. La notte sembra procedere al meglio. Eppure a breve le luci del negozio si riaccenderanno e Barbie (forse) dovrà tornare nella scatola scelta per lei.
Nel finale del video, rafforzato dallo slogan “giocare, come guidare, non dipende dal genere”, il brand automobilistico lancia un potente messaggio ai genitori. Come ci insegna la psicologia dello sviluppo, i giocattoli hanno una funzione educativa determinante nella formazione della personalità dell’infante. È quando l’adulto proibisce di giocare con un determinato giocattolo che quest’ultimo diventa sessista, dal momento che la creatività fanciullesca viene forzatamente incanalata all’interno di stereotipi di genere soffocanti e discriminanti. Solamente cambiando le regole del gioco possiamo uscire da un binarismo oppressivo che separa una Barbie da un’auto sportiva.
Fonte: La Formazione del Simbolo nel Bambino, Jean Piaget (ed. 1999)