Il Regno Unito verso un “travel ban” per le persone transgender provenienti da Canada, Australia e Nuova Zelanda

Un approccio sempre più discriminatorio del Regno Unito verso la comunità LGBTQIA+.

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Il governo britannico rischia di fare significativi passi indietro sotto la guida di Rishi Sunak. Specialmente in ambito di diritti LGBTQIA+. L’ultima notizia è infatti l’introduzione di un malcelato “travel ban” per le persone transgender.

L’’annuncio del ministero delle pari opportunità di una revisione alle politiche sul riconoscimento dei certificati legali di attestazione di genere per le persone provenienti da altri paesi ha infatti indignato la comunità LGBTQIA+.

La ministra Kemi Badenoch ha notificato la Camera proprio Lunedì, parlando di un “aggiornamento” della lista dei territori i cui certificati di riconoscimento di genere vengono automaticamente riconosciuti dalle autorità britanniche.

Badenoch avrebbe spiegato che la revisione verrà applicata solo verso quei paesi in cui il riconoscimento delle identità di genere non sia allineato con le rigorose linee guida del Gender Recognition Act, promulgato nel 2004.

Un approccio decisamente anacronistico, considerando che diversi paesi hanno aggiornato le proprie politiche in questo senso, permettendo alle persone transgender di ottenere il riconoscimento della propria identità di genere tramite autodichiarazione.

Tra questi paesi, stranamente, c’è anche la Scozia – impiegata in una battaglia di autodeterminazione dopo le polemiche sulla recente riforma che tratta proprio di questo argomento.

Un’eventuale revisione costringerà coloro che provengono dai paesi esclusi dalla lista a chiedere un certificato specifico per il Regno Unito.

La mossa non appare per niente casuale, e arriva proprio in concomitanza con la data prevista per la discussione sulla riforma scozzese per il riconoscimento dell’identità di genere – in cui il parlamento britannico deciderà se applicare la Sanzione Regia.

Revisionare il riconoscimento dei certificati sull’identità di genere per alcuni paesi che supportano l’autodeterminazione delle persone transgender dimostra un atteggiamento meschino del governo britannico verso i diritti LGBTQIA+” ha dichiarato Nancy Kelley in risposta all’annuncio di Badenoch. “E la proposta arriva proprio quando il Regno Unito si mette in opposizione verso la Gender Recognition Reform Bill, approvata in Scozia”.

Le persone transgender in arrivo da paesi come Canada, Australia e Nuova Zelanda non hanno mai avuto problemi ad entrare nel Regno Unito fin’ora. Spezzare quest’armonia è segno di una presa di posizione molto netta da parte del governo britannico, che andrebbe ad imporre un vero e proprio “travel ban”.

Le persone transgender verrebbero viste come una “minaccia da contenere” e non cittadini da rispettare allo stesso modo. Il che andrebbe a determinare una significativa marcia indietro rispetto ai progressi fatti fin’ora dal Regno Unito in ambito di diritti LGBTQIA+.

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