Dopo la fuga dalla Giordania, l’attivista AlShaima Omama AlZubi è finalmente al sicuro in Australia

Il suo viaggio è iniziato nel luglio 2020 e si è concluso solo due settimane fa: ora è finalmente libera di vivere la sua sessualità, dopo una vita di abusi e torture.

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Dopo la fuga dalla Giordania, l’attivista AlShaima Omama AlZubi è finalmente al sicuro in Australia
3 min. di lettura

La storia di AlShaima Omama AlZubi è di lotta, dolore e sopravvivenza. AlShaima ha 25 anni, è originaria della Giordania e si identifica come lesbica non-binaria, il suo caso è stato intercettato da Amnesty International quando ha denunciato le sofferenze che ha dovuto subire durante la sua vita, soprattutto da quando è diventata un’attivista.

Il suo lavoro è orientato verso la difesa dei diritti delle donne e delle persone LGBTQ+ in Medio Oriente e forse per questo, insieme alla posizione sociale della sua famiglia – influente in diversi Stati tra cui Giordania, Libano, Siria e Iraq-, l’accanimento contro di lei è stato ancora più forte.

AlShaima ha descritto come è stata «vittima di stupro, aggressioni sessuali, torture, matrimonio forzato, terapia di conversione forzata, ospedalizzazione forzata e abuso del velo» sin dalla sua infanzia. Non è certo una novità come in molti paesi del Medio Oriente l’omosessualità sia ancora illegale, e tutte le altre forme di identità sessuale o di genere se la passano anche peggio.

È il motivo per cui, approfittando del caos causato dalla pandemia, aveva tentato di organizzare la sua fuga per raggiungere il posto sicuro più vicino a lei: l’Australia. Terra promessa che per lei avrebbe significato libertà e, soprattutto, riparo.

AlShaima Omama AlZubi Gay.it
Un tweet di AlShaima in cui denunciava la sua situazione, prima che l’account venisse sospeso

Nel luglio 2020 la giovane attivista è partita dalla Giordania e ha raggiunto la Turchia per poi passare in Libano. Il piano era quello di poter entrare in Australia con un visto umanitario, di cui aveva tutto il diritto. Non era però preparata, a dicembre 2021, di vedersi ritirato il passaporto ed essere detenuta dal governo libanese. Le voci di corridoio suggerivano che ci fosse dietro la mano dell’ambasciata giordana – nel tentativo di farla rimpatriare -, anche se la spiegazione ufficiale era una Red Notice dell’Interpol per il suo arresto. L’ipocrisia è sempre dietro l’angolo e, nonostante l’omosessualità sia stata decriminalizzata in Giordania nel 1951, la comunità LGBTQ+ deve ancora affrontare quotidianamente attacchi, discriminazioni e violenze.

Ci sono voluti un mese e il duro lavoro delle ONG e dei diplomatici australiani per portare AlShaima in salvo, ma ce l’hanno fatta proprio a fine anno, il 30 dicembre, quando è atterrata in terra australiana. «Ora mi sento appoggiata, vista, ascoltata e trattata come un essere umano a prescindere dalle mie convinzioni, dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale», è stata una delle sue prime dichiarazioni alla stampa, a cui ha spiegato anche come abbia subito iniziato a seguire un percorso con un terapista e stia trovando il suo posto nel mondo grazie alla comunità queer locale.

«Finalmente ho la possibilità di essere me stessa senza che la gente mi faccia provare vergogna o cerchi di uccidermi per questo»

Che sia incredibile sentire ancora oggi queste storie è fuori discussione, ma nonostante l’iniziale sgomento sappiamo che per ognuna di queste che viene raccontata, ce ne sono altre mille che rimangono invece in silenzio. Sappiamo che l’attivismo è fondamentale, così come il fatto di non smettere nemmeno per un secondo di lottare.

Intanto, però, possiamo prenderci un secondo per sorridere al lieto fine, o meglio inizio, di AlShaima, augurandole una vita decisamente migliore di quella che il destino le ha riservato finora. E, perché no, riflettiamo anche sul messaggio che ha voluto mandare alla fine della sua prima intervista da persona libera: «A tutte le donne e la comunità LGBTQ+ del Medio Oriente, c’è sempre un modo per essere liberi. Dobbiamo solo trovare le persone giuste che ci aiutino»

«Non vergognatevi mai di essere voi stessi, non scusatevi mai per quello che siete. Non lasciate che la religione, o chiunque altro, controlli il vostro essere. Nessuno sulla Terra può essere voi»

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rubytuesday 18.1.22 - 20:31

vi aspetto al varco, perchè prima o poi perfino voi, che tanto squagliate per la causa palestinese, dovrete parlerete della situazione degli omosessuali a Gaza.

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