Non ci vuole molto per capire a colpo d’occhio che l’azione politica di alcuni leader degli States stia mettendo a rischio la salute e la vita dei giovani LGBTQ+. Le leggi anti-LGBT e anti-trans* che Stati come la Florida e il Texas hanno approvato negli scorsi mesi sono un vero e proprio attacco alle persone queer in un’età in cui le fragilità e le debolezze sulla propria identità si fanno più sentire. Di questo, ma anche di un barlume di speranza, ha parlato l’ammiraglio Rachel L. Levine in un editoriale pubblicato sul Miami Herald.
Rachel Levine è l’assistente segretario alla salute presso il Dipartimento di Salute e Servizi Umani degli Stati Uniti e il suo compito è quello di monitorare e sovrintendere ai principali uffici e programmi di salute pubblica. Il suo editoriale si legge come un appello all’empatia e al sostegno reciproco, dopo che un recente sondaggio del The Trevor Project ha mostrato come il 54% degli abitanti della Florida sostenga l’accesso all’assistenza sanitaria per l’affermazione di genere anche per i minori.
I risultati sembrano stonare con il clima politico che attualmente si respira, con l’approvazione da parte del Senato della Florida della cosiddetta legge “Don’t Say Gay or Trans” e la Florida’s Agency for Health Care Administration che si sta muovendo per negare il consenso medico alle cure per la riaffermazione di genere. A quanto pare le mosse politiche non rispecchiano sempre il sentire popolare e, per quanto nella popolazione floridiana si risconti un elevato tasso di omotransfobia, più della metà dei partecipanti al sondaggio sembra essere di un’idea nettamente diversa.
La questione dell’accesso ai trattamenti ormonali e agli interventi chirurgici per l’affermazione di genere è cruciale per la comunità transgender, la cui importanza si riversa sulla salute mentale e fisica delle persone. Non si tratta solo di speculazioni empatiche a cui possiamo arrivare: le più importanti associazioni sanitarie degli Stati Uniti e globali concordano sul fatto che l’assistenza medica per i bambini e gli adolescenti transgender e non binari è necessaria.
«Questi fatti non dovrebbero essere persi nella retorica politica, e non dovrebbe essere difficile tradurre questa conoscenza in politiche più compassionevoli che proteggano, piuttosto che minano, la salute mentale dei giovani. Tutti noi, specialmente quelli che ricoprono posizioni di responsabilità di governo, dovremmo lavorare contro l’intolleranza finché tutti coloro che vivono in America non possano vivere la propria vita apertamente e liberamente» scrive Rachel Levine, analizzando le recenti decisioni politiche prese proprio in Florida.
Così come è stato ormai smentito che le persone trans* e non binarie siano soggette a esiti negativi di salute mentale. Eppure, finché diversi politici conservatori e i loro sostenitori continueranno a considerare la comunità LGBTQ+ come una piaga sociale o una malattia da curare, il trend evidenziato dallo US Transgender Survey (il più grande sondaggio sulle persone transgender realizzato fino ad oggi) non si invertirà: sette anni fa, l’82% delle persone trans* ha dichiarato di aver preso in considerazione almeno una volta l’idea di togliersi la vita.
Negli anni la situazione non è migliorata. Rachel Levine racconta anche delle testimonianze che ha raccolto nei suoi viaggi attraverso gli Stati Uniti, dialogando con le giovani persone transgender e non binarie: «I miei viaggi negli ultimi mesi, dal Texas al New Mexico alla Florida, mi hanno dato la possibilità di sentire cosa significa essere una giovane persona LGBTQI+ cresciuta in America. […] Molte di queste conversazioni con i giovani e le loro famiglie hanno incluso discussioni oneste sulla salute mentale e ciò che ho sentito è preoccupante. Se le esperienze degli adolescenti che ho incontrato sono indicative, le azioni di alcuni leader statali stanno danneggiando i giovani americani, probabilmente con conseguenze a lungo termine».
L’interesse del Dipartimento della Salute e li dichiarazioni dell’ammiraglio Rachel Levine sono un primo segnale che anche ai “piani alti” le cose potrebbero iniziare a muoversi. Le azioni della Casa Bianca per tentare di arginare gli effetti delle leggi anti-trans* finora sono stati esigui, ma appelli sempre più accorati iniziano ad arrivare su più fronti. Certamente, il punto su cui le discussioni si devono concentrare sono le conseguenze immediate e a lungo termine sulle vite delle persone transgender e non binarie. Nelle parole dell’ammiraglio: «La salute mentale di una generazione di giovani trans* americani dipende da questo».
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