La Francia – come l’Italia dallo scorso novembre, nella figura di Fabrizio Petri – avrà presto un ambasciatore per la comunità LGBTQIA+, che avrà il ruolo di portare la voce del proprio paese nel mondo per la lotta alle discriminazioni contro le minoranze. Lo ha annunciato ieri la Prima Ministra francese, Elizabeth Borne.
L’annuncio è arrivato durante una visita a un centro servizi LGBTQIA+ a Orleans, nella Francia centrale, per il 40esimo anniversario della decriminalizzazione dell’omosessualità in Francia, una data che si celebra ogni anno con eventi e manifestazioni.
Borne ha dichiarato che la figura in questione verrà nominata entro la fine dell’anno, e avrà nello specifico il compito di rappresentare la comunità LGBTQIA+ francese nel mondo, contribuendo alla lotta per la decriminalizzazione dell’omosessualità e delle identità transgender.
La Prima Ministra ha inoltre anticipato la creazione di un fondo – del valore di circa tre milioni di euro – per finanziare l’apertura di nuovi centri servizi per la comunità LGBTQIA+ francese, in aggiunta ai 35 già presenti. Se ne auspicano due per ogni regione, e uno per ogni territorio d’oltremare.
L’annuncio di Borne arriva dopo le pesanti critiche subite da Caroline Cayeux, oggi ex-ministra, accusata di stigmatizzare l’omosessualità e le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+.
Durante una conferenza stampa, Cayeux aveva risposto a una domanda in merito alla sua opposizione verso la legalizzazione del matrimonio omosessuale nel 2013 dicendo “Ho un sacco di amici tra quelle persone lì”.
Cayeux era stata costretta a dimettersi solo a inizio luglio, incalzata dagli attivisti indignati che avevano letto nella frase un tono di sufficienza e d’incuria verso la comunità LGBTQIA+.
Ieri, Elizabeth Borne ha riaffermato invece l’impegno per una Francia più inclusiva:
“L’approccio del presidente della Repubblica, il mio approccio, non sarà mai ambiguo: continueremo a combattere per i diritti e la dignità delle persone LGBTQIA+. Il commento [di Caroline Cayeux] è stato indubbiamente spiacevole, e si è scusata”.
Una figura molto simile anche in Italia
Per una volta, l’Italia è arrivata prima: il nostro paese aveva già eletto a novembre scorso il diplomatico Fabrizio Petri, il primissimo Inviato Speciale per i Diritti delle persone LGBTQIA+ nel mondo.
La figura è stata istituita dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, mentre Petri è stato designato dal Segretario Generale della Farnesina, Ambasciatore Ettore Sequi.
“Assumo questo incarico consapevole delle grandi sfide legate a un vero avanzamento dei diritti umani delle persone LGBTIQ+, cominciare dalla depenalizzazione dell’omosessualita’. Il mio forte impegno passato e presente su questi temi continuera’ con ancor maggiore convinzione nel futuro” aveva dichiarato Petri il giorno della sua assegnazione.
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