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Google da ora pagherà le spese mediche dei dipendenti trans

Interventi chirurgici, terapie farmacologiche e tutto il necessario per completare la riassegnazione di genere di chi lo desidererà sarà a carico dell’azienda californiana dove hanno sede i Gayglers.

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Con effetto immediato Google ha deciso di iniziare a coprire le spese mediche sostenute dai suoi dipendenti che intendono intraprendere il percorso per il cambio di genere. La decisione è stata presa venerdì scorso e resa nota ieri. In osservanza degli standard stabiliti dalla World Professional Association for Transgender Health, l’azienda californiana si è detta pronta a farsi carico delle spese farmacologiche, chirurgiche e di qualsiasi altra terapia rientri nell’iter necessario per la riassegnazione del genere. La copertura include gli interventi ai genitali, oltre che la chirurgia al viso per femminilizzare i tratti maschili o le protesi al seno e tutti quegli interventi "ritenuti medicalmente necessari a seconda dalla situazione clinica unica della condizione e dalla vita di un determinato paziente", come recitano gli standard cui Google fa riferimento.

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L’azienda di Mountain View ha anche raddoppiato la copertura per la salute dei suoi dipendenti transgender che è passata da 35.000 a 75.000 dollari, cifra minima richiesta secondo le valutazioni del Corporate Equality Index del 2012 che sarà pubblicato a breve. "Cerchiamo sempre nuovi modi per creare una cultura più inclusiva e supportare i nostri dipendenti – ha dichiarato alla rivista The Advocate Sarah Stuart, program manager del Global Diversity and Inclusion Team di Google -. La decisione di migliorare i nostri benefit per i dipendenti lgbt è iniziata come impulso che arrivava dalla base guidata dai Gayglers". E’ chiaro, poi, che Google vede questa scelta come un passaggio di una strategia più ampia che miri a mantenere competitiva l’azienda su più piani.

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Google si è già fatta notare in tema di diritti delle persone lgbt per avere equiparato le coppie gay a quelle etero in termini di assistenza sanitaria e diritti riconosciuti dall’azienda alle famiglie, per essersi opposta al Doma (Defense of Marriage Act) che impedisce il riconoscimento a livello federale delle nozze gay, per i grupi costituiti al suo interno dai dipendenti lgbt, i cosiddetti "Gayglers", sempre presenti ai Pride dei paesi in cui l’azienda ha sede e per avere promosso campagne contro il bullismo e l’omofobia.
La sede di Singapore di Google, nella quale si trova uno dei gruppi di Gayglers, è uno sponsor della prima ora dell’evento Pink Dot che si svolge a giugno all’Hong Lim Park e al quale partecipano circa 10.000 persone, anche se nel paese il sesso tra uomini rimane illegale, con pene che arrivano a 2 anni di prigione.

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Per questa ragione Google ha attuato politiche precise a tutela della privacy dei suoi dipendenti quando ha deciso di sponsorizzare l’evento.
"In posti in cui le opinioni in merito alle persone lgbt non sono favorevoli, dove non è considerato normale che gli omosessuali vivano apertamente la loro condizione, questi gruppi (i Gayglers, nda) fanno la differenza – ha spiegato Matt Yalowitz, tra coloro che hanno contribuito all anascita e alla diffusione dei Gayglers dentro Google -. Le persone ci hanno detto che se non ci fosse stato un grupop di Gayglers nel loro ufficio, non si sarebbero sentiti a proprio agio ad essere se stessi sul luogo di lavoro".

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