come si sta attrezzando il PD per scongiurare lo tsunami Meloni-Carfagna contro le famiglie arcobaleno? Cosa voterà?
“La linea sulla gestazione per altri il Pd ce l’ha” dicono. Fanno riferimento al maggio 2016, mozione unitaria a firma dell’allora capogruppo Ettore Rosato. Il documento rappresentava lo stato di una discussione in corso e accoglieva posizioni da molti fronti, da una parte si riconosceva la commercializzazione e lo sfruttamento della capacità riproduttiva della donna come lesioni gravissime della dignità umana, dall’altra si affermava il principio di autodeterminazione: cioè non sempre la maternità surrogata è sinonimo di sfruttamento, almeno quando essa avviene secondo protocolli specifici elaborati a garanzia della libertà e della volontarietà di chi mette a disposizione il proprio corpo e la propria gestazione.
Il Pd si dice contrario ai ddl Carfagna e Meloni. Rassicurazioni anche dal M5s: “voteremo anche noi contro”. Lo sguardo resta puntato su Italia Viva che però non si esprime, non commenta.
Poco importa, perché sono le tre di pomeriggio e in Commissione Giustizia, a inizio seduta, il voto sul ddl viene messo in pausa. A chiederlo è proprio Fratelli d’Italia per bocca della deputata Carolina Varchi: il punto, spiega, è che non abbiamo ancora deciso se presentare soltanto il testo di Giorgia Meloni oppure un nuovo testo base che unisca le due proposte.
La richiesta nasconde una strategia. Fratelli d’Italia è il partito in quota opposizione e, sempre da regolamento, ha diritto a presentare a una quota di testi che vanno discussi. Un lavorio che punta a tessere una tela più ampia a chi vuole a tutti i costi il testo in Aula alla Camera. Le opzioni sul tavolo sono due ma l’esito è segnato.
Prima opzione: Fratelli d’Italia potrebbe presentare un nuovo testo unificato a quello di Forza Italia (prima firmataria Mara Carfagna).
Secondo opzione: Fratelli d’Italia potrebbe andare in solitaria con il ddl Meloni e approfittare del regolamento parlamentare che dà diritto al partito in quota opposizione di presentare una serie di testi che “devono” essere discussi nel rispetto della democratica dialettica parlamentare. Insomma: voto o non voto, favorevoli o contrari, la guerra alla Gpa si sposterà inevitabilmente in Aula. “Salvo che non resti impigliato nelle forche caudine degli emendamenti soppressivi“, rassicurano dal Pd.
“Meloni adesso ha solo in testa la campagna elettorale” il commento stizzito arriva da un berlusconiano di lungo corso che già prevede la possibilità che Fratelli d’Italia scarichi Mara Carfagna per intestarsi la crociata e far da sé.
Del resto in Parlamento nessuno ci crede che il ddl contro la Gestazione Per Altri possa andare lontano. Neanche Meloni, però la strategia è chiara:
prendere il tema e portarlo in un’Aula che ha già una data di scadenza. Poi trasferirlo nelle piazze e negli studi tv. La gestazione per altri è il primo argomento elettorale su cui far grancassa: i bambini venduti e le madri sfruttate.
A Gay.it commenta la questione Sergio Lo Giudice, già senatore, membro della direzione nazionale PD e storico attivista Lgbt+: “Si tratta di una misura incredibilmente repressiva e lesiva del diritto internazionale. Oltraggiosa nei confronti di partner importanti dell’Italia come gli USA, il Canada in cui legislazioni avanzate in tema di diritti vengono trattate alla stregua di legislazioni da Stati Canaglia. Questa legge creerebbe una situazione di ancora minore tutela e di grande fragilità sociale per i figli della famiglie arcobaleno, oltre che per i molti, più numerosi, figli di coppie eterosessuali che praticano la Gestazione Per Altri“.
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