In difesa di Grindr

Il governo cinese ha eliminato l'app da ogni piattaforma. Ecco perché noi dovremmo proteggerla.

In difesa di Grindr
Logo dell'app Grindr
3 min. di lettura

Nelle ultime ore Grindr, la dating app per uomini gay o pan più famosa nel globo, è sparita da qualunque piattaforma cinese, dall’Apple Store a Google Play e Android.

La rimozione è conseguenza di un nuovo ordinamento del governo cinese, che già la scorsa estate ha iniziato a rimuovere ogni app LGBTQIA+, con il fine di limitare l’accesso a materiali pornografici sul web e creare uno spazio “più pulito e sano”. 



L’omosessualità non è  illegale in Cina, ma la rimozione di contenuti espressamente LGBTQIA+ si è estesa anche a notizie, podcast, e qualunque altra applicazione non in linea con “le linee guida o le normative locali”.

 

Perché difendere Grindr
Grindr, la dating app per uomini gay o pan più famosa nel globo, è sparita da qualunque piattaforma cinese. L’obiettivo del governo è creare un spazio “pulito e sano”.

 

Ma Grindr non ha mai avuto una bella reputazione, ancor più tra le persone queer.

Nata nel 2009, l’app dalla mascherina gialla ha sempre accolto pareri contrastanti tra chi ne fa un utilizzo bulimico senza mostrare mai la faccia, chi attiva e disattiva l’account alla velocità della luce, chi fieramente dichiara di non utilizzarla aspettandosi così una coccarda come “ricchi*ne dell’anno”.

Una scarsa condotta non del tutto immeritata: su Grindr c’è spazio per il peggio della nostra comunità, una scarica di mascolinità tossica unita alla voglia di mostrarci maleducati, sgradevoli, e talvolta anche un po’ stronzi.

È anche un’app maledetta, una dove “fare attenzione”, tra ricatti di estorsione e serial killer occasionali. 

Pratica preferita di molt* è ricondividere gli screen delle conversazioni, oscillando tra la denuncia sociale sterile e sentirsi Regina George.

Ma cosa succede quando a prenderne il controllo è uno dei governi più omobitransfobici del mondo?
Cosa significa per la nostra comunità  l’eliminazione di un’app come Grindr, per quanto odiata?

Se l’obiettivo è creare uno spazio “pulito e sano”, Grindr è quindi luogo di depravazione, sporcizia, stigma.

Grindr è il battuage, gli anfratti di una società selvaggia e senza freni, che non possiamo mostrare ai pranzi di famiglia ma solo confinare in un qualche angolo delle nostre fantasie, nascosta nell’archivio.



Grindr, con tutte le inconfutabili problematicità del caso, è anche il luogo dove la nostra comunità si scrolla di dosso ogni tentativo di accondiscendenza: se la società non ci dà la caccia, ci permette un posto a tavola a patto che siamo i meno scomodi possibili.

Puliti, ligi, perfettamente in linea con la morale cattolica e puritana del nostro paese, dove quelle cose le fate a casa vostra e non occorre ostentare.

Su Grindr c’è spazio per sbottonarsi (letteralmente), mantenere un contatto giocoso, senza convenevoli o pudicizia. Su quell’app possiamo liberare una sessualità grottesca, ridicola, lasciando correre le nostre fantasie a briglia sciolta.

Quando un sistema opprime la nostra esistenza, cercando di tenere sotto controllo ogni condotta morale, Grindr è l’ultima forma di ribellione.

L’ultimo contesto, virtuale, tossico, e problematico, per scappare dal bigottismo imperante e il bisogno di censurarci.

Sia chiaro, non significa che possiamo permetterci di inviare materiale porno senza consenso oppure legittimare offese gratuite a chiunque non sia un maschio alfa.

Ma omessa ogni tossicità, Grindr può diventare luogo di ritrovo.

Come diceva David Wojnarowicz, raccontando le sue notti libertine presso i moli dell’Hudson: “Uno spazio saturato da un livello di lascivia impossibile da descrivere a chi non ne sapeva niente” ma anche “una situazione che si fonda su una certa premura reciproca, se non addirittura su una vera e propria comunità”.



Perché difendere Grindr
David Wojnarowicz

 

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