L’Italia deve riconoscere i figli delle coppie omogenitoriali. A ribadirlo ancora una volta a La Stampa, intervistato da Donatella Stasio, il presidente della Corte di Giustizia dell’Unione europea, Koen Lenaerts, che ha sottolineato come il diritto dell’Unione riconosca ad ogni cittadino europeo di circolare e soggiornare liberamente in tutto il territorio dell’Ue. Gli Stati membri, come rimarcato dalla Corte di Giustizia, non possono ostacolare o rendere difficile il diritto del figlio di una coppia omogenitoriale di circolare liberamente con entrambi i genitori soltanto perché sono dello stesso sesso. Per questo motivo è nata l’idea di un certificato europeo di filiazione, incredibilmente bocciato dal governo Meloni.
Presidente della Corte di Giustizia UE dal 2015, Lenaerts, papà di sei figlie, professore di Diritto europeo presso la Katholieke Universiteit Leuven, è stato netto.
“La tutela dei diritti dei minori è uno degli obiettivi dell’Unione europea, concordato tra tutti gli Stati membri, e quindi riveste un’importanza fondamentale nel quadro del progetto europeo comune. La Carta dei diritti fondamentali dell’Ue vuole che l’interesse superiore del minore sia un aspetto fondamentale di tutte le misure che lo riguardano e si rifà alla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo adottata dalle Nazioni Unite e ratificata da tutti gli Stati membri dell’Unione. Ciò detto, l’Unione europea si basa sul principio di attribuzione, vale a dire che è competente soltanto là dove gli Stati membri le hanno attribuito delle competenze. Quelle non attribuite, spettano agli Stati membri. Il diritto dell’Unione e il diritto nazionale, dunque, si completano a vicenda. Ciò vale anche per la tutela dei diritti del minore e della vita familiare. Pertanto, dipende sempre dalla materia e dal contesto se la risposta a una domanda dev’essere trovata nel solo diritto nazionale o nel diritto dell’Unione, oppure in entrambi. Allo stato attuale del diritto dell’Unione, il matrimonio e la filiazione rientrano nella competenza degli Stati membri. I quali, come la Corte ha sottolineato, sono liberi di prevedere o meno, nel loro diritto nazionale, il matrimonio per persone dello stesso sesso nonché la genitorialità di queste ultime. Tuttavia, secondo una giurisprudenza costante della Corte, nell’esercizio delle loro competenze gli Stati membri devono rispettare il diritto dell’Unione e, in particolare, la libertà riconosciuta ad ogni cittadino europeo di circolare e soggiornare liberamente negli Stati membri. Questa libertà può quindi porre limiti alla portata del diritto nazionale“.
Parole chiare, a voler replicare alla destra italica che da settimane parla di ‘ingerenze’ da parte dell’Europa. In tal senso Lenaerts ha ricodato il caso di due donne, una inglese e l’altra bulgara, sposate a Gibilterra, madri di una bimba nata in Spagna e lì riconosciuta come figlia. Sofia aveva negato il certificato di nascita della piccola perché con due mamme, e la Grande sezione della Corte ha imposto alla Bulgaria il rilascio del documento.
“Questa sentenza, detta Pancharevo, parte dalla premessa che la bambina possiede per nascita la cittadinanza bulgara ed è quindi cittadina dell’Unione. Inoltre, poiché è nata e vive in uno Stato membro diverso da quello di cittadinanza, può avvalersi delle norme dell’Ue relative alla libera circolazione nei confronti sia dello Stato ospitante, la Spagna, sia dello Stato di cui possiede la cittadinanza, la Bulgaria. Affinché un cittadino dell’Unione possa effettivamente esercitare il suo diritto di circolare e soggiornare liberamente, una direttiva Ue prevede che gli Stati membri rilascino ai loro cittadini una carta d’identità o un passaporto. La Corte ha pertanto stabilito che le autorità bulgare devono rilasciare alla bambina un documento che le consenta di viaggiare e soggiornare liberamente con le sue due madri nel territorio dell’Unione europea. A tal fine, e insisto, solo a tal fine, la Bulgaria deve, come qualsiasi altro Stato membro, riconoscere il legame di filiazione attestato dalle autorità spagnole nell’atto di nascita da esse redatto. Per il momento, il diritto dell’Unione non dice se la carta d’identità o il passaporto di un minore debbano menzionare i suoi genitori, e non tutti gli Stati membri prevedono questa menzione. La Corte ha tuttavia sottolineato che le due madri devono poter disporre di un documento che le indichi come persone abilitate a viaggiare con il loro figlio e che il documento debba essere riconosciuto da tutti gli Stati membri. Tale documento può essere il certificato di nascita rilasciato dalle autorità spagnole“.
La stessa sentenza ha decretato che tutti gli Stati membri sono obbligati a riconoscere l’atto di nascita emesso dallo Stato in cui è nato il minore, tra i cui diritti c’è quello alla “vita familiare”.
“Nella sentenza Pancharevo, la Corte di Giustizia, facendo riferimento alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, ha constatato che il rapporto della bambina con ciascuna delle sue madri con lei conviventi, menzionate come genitori nel certificato di nascita spagnolo, è protetto dal diritto fondamentale alla vita familiare, come previsto dalla Carta“, ha spiegato Koen Lenaerts. “La Corte ha concluso che sarebbe contrario a questo diritto fondamentale e all’interesse superiore della minore privarla del rapporto con una delle sue madri nel quadro dell’esercizio del suo diritto di libera circolazione o di renderle l’esercizio di tale diritto impossibile o eccessivamente difficile perché i suoi genitori sono dello stesso sesso“.
Già oggi, in conclusione, tutti gli Stati membri hanno il dovere di garantire i principi del diritto europeo sul diritto dei figli di coppie omogenitoriali di circolare e soggiornare liberamente in Europa attraverso il rilascio dei relativi documenti. “Le sentenze con cui la Corte risponde a questioni pregiudiziali presentate da un giudice nazionale mirano non solo a permettere a quel giudice di decidere la causa di cui è investito, ma anche a precisare la normativa dell’Unione a beneficio di tutte le giurisdizioni e autorità amministrative di tutti gli Stati membri“, ha concluso Koen Lenaerts. “Conformemente al principio del primato del diritto Ue, le sentenze della Corte devono essere rispettate. Pertanto, in tutte le situazioni analoghe al caso Pancharevo, il figlio di una coppia omosessuale deve poter beneficiare pienamente della libera circolazione con i suoi genitori“.
Da settimane il governo Meloni ha dichiarato guerra alle famiglie arcobaleno, bloccando le trascrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali, minacciando i sindaci, cavalcando lo spauracchio della GPA in Italia già illegale, con dichiarazioni al limite della decenza da parte di ministri, deputati e senatori. In tal senso dopo le tante piazze d’Italia che si stanno riempiendo a sostegno delle famiglie arcobaleno, il 12 maggio a Torino è previsto un incontro tra tutti i sindaci contrari a questo discriminatorio e insensato stop anagrafico.
Foto cover: Flickr, © European Union / Ph. Buissin
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.