1500 intellettuali alzano la voce in difesa delle persone trans e non binarie

1500 personalità della scena culturale del Regno Unito e dell'Irlanda hanno firmato una lettera a supporto dei diritti di persone trans e non binarie, in chiara polemica con la scrittrice transfoba JK Rowling.

Lettera di scrittori e editori in supporto delle persone trans e non binarie in polemica con JK Rowling
3 min. di lettura

Più di 1500 scrittori, editor, editori, agenti letterari e giornalisti di Irlanda e Regno Unito hanno firmato una dichiarazione, “un messaggio di amore e solidarietà,” in supporto delle persone transgenere e di genere non binario. È una non dichiarata, ma chiarissima, risposta alla recente lettera firmata da 58 personalità, tra cui Ian McEwan, Aminatta Forna, Amanda Craig, Rachel Rooney, Lionel Shriver, Susan Hill, Sam Leith, Nick Cohen, Alexander Armstrong e Griff Rhys Jones in difesa della scrittrice transfoba JK Rowling, diventata volto internazionale dei movimenti TERF (movimenti che si travestono da gruppi femministi per negare i diritti delle persone trans).

Dopo la pubblicazione delle prime recensioni del suo nuovo romanzo, Trouble Blood, Rowling è stata al centro di una nuova polemica a causa di un personaggio, uomo cisgenere, che si traveste da donna per attirare ragazze e ucciderle. Una delle teorie promosse dalla propaganda TERF è che se permettessimo alle persone di usare spazi destinati al genere di loro scelta, se per esempio permettessimo alle donne trans di usare i bagni per le donne, avremmo episodi di violenza dovuti all’ingresso di “uomini vestiti da donna” in luoghi dove dovrebbero entrare solo le donne cisgenere.

La polemica ha generato l’hashtag #RIPJKRowling (“Riposa in pace, JK Rowling”), come per dire “per noi ormai sei morta.” E all’hashtag ha risposto questa lettera, che descrive Rowling come una persona “degna di onore e piena di compassione” vittima però di “abusi che mostrano una tendenza insidiosa, autoritaria e misogina presente nei social media,” cioè di quello che in inglese si chiama “hate speech”. Negli scorsi giorni anche l’attore Eddie Redmayne, che aveva precedentemente criticato le posizioni transfobe di Rowling, ha affermato che gli attacchi ricevuti dalla scrittrice sono comparabili a quelli subiti quotidianamente dalle persone trans. È un po’ sospetto come questa retromarcia coincida con l’inizio dei lavori sul terzo episodio della serie Animal fantastici, di cui Redmayne è protagonista, ma per chiarire la usa sensibilità riguardo a questi temi possiamo anche ricordare che ha interpretato la pittrice transgenere Lili Elbe nel film The Danish Girl.

Questa seconda lettera arrivava inoltre dopo un precedente messaggio contro la “cancel culture,” un concetto contemporaneamente vago e complesso, firmato tra le altre persone proprio da JK Rowling (insieme a nomi come Margaret Atwood, Salman Rushdie, Malcolm Gladwell e Noam Chomsky). Questa lettera era allo stesso tempo una difesa di Rowling e del suo diritto di attaccare le persone trans senza essere criticata e un attacco contro il movimento antirazzista statunitense Black Lives Matter, colpevole di aver sradicato un po’ di statue che celebravano la memoria di schiavisti del passato.

Le polemiche su Rowling hanno coinvolto anche l’annuncio del videogioco Hogwarts Legacy, un videogioco di ruolo ambientato a Hogwarts (la scuola di magia della serie Harry Potter) un secolo prima degli eventi dei romanzi originali e parte dell’etichetta Portkey Games di Warner Bros. Annunciato proprio mentre Rowling veniva attaccata per le sue posizioni, il videogioco (in lavorazione da anni) è stato rapidamente bollato come un’opera un po’ fuori dal tempo e dal dibattito attuale, e molte persone hanno incoraggiato a boicottarlo, perché è semplicemente impossibile continuare a promuovere Harry Potter e a finanziare la serie senza aumentare il patrimonio e la rilevanza di Rowling, che al momento ha deciso di usare quel patrimonio e quella rilevanza per combattere le persone trans. Commentando le critiche, il presidente di Warner Bros. Games David Haddad ha affermato di non condividere le opinioni di Rowling ma ha aggiunto che, essendo solo opinioni, lei ha diritto di esprimerle attraverso i suoi social privati. Perché, a quanto pare, negare i diritti alle persone è un’opinione, mentre criticare chi nega quei diritti è “cancel culture.”

Naturalmente, persone ricche e potenti come JK Rowling non devono temere niente dalla “cancel culture,” e infatti Troubled Blood è arrivato subito al primo posto della classifica di vendite nel Regno Unito nella sua prima settimana ed è stato uno dei maggiori successi del suo editore Hachette come audiolibro. Intanto Rowling ha rincarato la dose promuovendo un ecommerce specializzato in gadget con messaggi transfobi.

Ecco quindi che la nuova lettera, coordinata da Kiran Millwood Hargrave e Daisy Johnson e firmata da personalità come Jeanette Winterson, Malorie Blackman, Juno Dawson, Elizabeth Day, Max Porter, Nikesh Shukla, Sara Collins, Irenosen Okojie, Mary Jean Chan, Naoise Dolan, Olivia Sudjic, Sharlene Teo, Patrick Ness… è decisamente un gesto apprezzato. “Le vite delle persone non binarie contano, le donne trans sono donne, gli uomini trans sono uomini e i diritti delle persone trans sono diritti umani [cioè diritti inviolabili come tutti i diritti umani]” recita la lettera, sottolineando quanto sia importante che queste siano le posizioni di chi lavora con la cultura. The Second Shelf, che ha pubblicato la lettera, ha anche realizzato una stampa Risograph (la vedete in apertura dell’articolo) in vendita su Camp Books. I proventi andranno al London Trans Pride.

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