3 giorni dopo il suo 36esimo compleanno, il generale Magomed Tushayev, commandante del 141mo reggimento motorizzato della guardia cecena, sarebbe stato ucciso dall’esercito ucraino nel pieno della guerra voluta da Vladimir Putin. Tushayev era in un convoglio di 56 carri armati delle forze speciali cecene, chiamato ‘Kadyrovites’ dal nome del leader ceceno Ramzan Kadyrov, a Hosto- mel, a circa 40 km da Kiev.
Tushayev è diventato tristemente celebre per il suo ruolo attivo nell’omocausto ceceno del 2017. Secondo quanto all’epoca riportato da varie organizzazioni per i diritti umani, Tushayev era il massimo consigliere del presidente della Repubblica cecena, Ramzán Kadýrov. Il convoglio di “forze mercenarie” spedite dal Cremlino per velocizzare la presa di Kiev vedeva proprio Tushayev tra le personalità di spicco.
I russi hanno però smentito la morte di Tushayev, con Ramzán Kadýrov che ha affermato di aver parlato con lui dopo l’annuncio del suo decesso. Il presidente ceceno ha diffuso anche dei video che mostrano Magomed in vita, ma non è chiaro se siano precedenti o successivi all’attacco ucraino. D’altronde le fake news, in piena guerra, abbondano, dando forza alla propaganda. Ci sono ancora oggi informazioni contrastanti su quanti soldati e civili siano morti da entrambe le parti in una settimana guerra.
Secondo il ministero della Difesa ucraino, più di 4.000 soldati russi sarebbero stati uccisi a partire dal 24 febbraio scorso. James Heappey, ministro delle forze armate del Regno Unito, ha affermato che 450 soldati russi e almeno 194 ucraini sono stati uccisi, inclusi 57 civili.
Solo la scorsa settimana Salek e Ismail sono stati condannati in Cecenia al termine di un processo farsa, perseguitati per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, e in relazione al loro reale o percepito orientamento sessuale e alla loro identità di genere.
Negli ultimi 5 anni attivisti, giornalisti e sopravvissuti hanno accusato il governo ceceno di aver arrestato, torturato e ucciso decine di persone LGBT+. Nel 2017, il quotidiano Novaya Gazeta ha riferito che più di 100 uomini gay sono stati detenuti e almeno tre di loro uccisi. La polizia ha torturato loro con delle scariche elettriche, chiedendogli di rivelare i nomi dei propri eventuali fidanzati e nomi della comunità LGBTQ+ cecena, come rivelato dai sopravvissuti a Human Rights Watch. Anche i familiari dei detenuti sono stati spesso torturati. A fine 2021 vi abbiamo raccontato la storia di Salman, deportato e massacrato per presunta omosessualità.
Ramzan Kadyrov, leader ceceno, ha negato l’esistenza del cosiddetto “omocausto ceceno”, sottolineando come non si possano “arrestare o reprimere persone che semplicemente non esistono”. “Se queste persone esistessero in Cecenia, le forze dell’ordine non dovrebbero preoccuparsi di loro, poiché i loro stessi parenti avrebbero già pensato ad ucciderle“.
La Russia di Vladimir Putin ha sposato questa agghiacciante teoria, sottolineando come le ‘purghe cecene’ siano pura invenzione giornalistica, perché in Cecenia non esistono omosessuali.
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