Papa Francesco è atterrato a Budapest, con il suo primo volo internazionale dopo il ricovero al Gemelli dello scorso luglio. Il Pontefice ha quindi scelto l’omotransfobica e xenofoba Ungheria, con tanto di incontro ufficiale con il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente della Repubblica János Áder, come prima tappa del suo viaggio apostolico. Presenti anche il segretario di Stato Pietro Parolin e il segretario per i Rapporti con gli Stati, Paul Gallagher, per un colloquio durato circa 40 minuti. Il Vaticano, scrive Repubblica, non vuole che l’incontro con Orbán sia strumentalizzato politicamente. Peccato che tutto ciò che faccia il Pontefice venga automaticamente ‘strumentalizzato politicamente’. È così da sempre. Soprattutto se il Papa va a trovare il premier più estremista d’Europa, censurato e minacciato dalla stessa UE. “Dobbiamo vigilare, dobbiamo pregare e impegnarci a promuovere insieme una educazione alla fraternità, così che i rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla minaccia dell’antisemitismo, che ancora serpeggia in Europa e altrove. E’ una miccia che va spenta“, ha detto il Papa dinanzi ai vescovi e ai Rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e di alcune Comunità ebraiche dell’Ungheria, Paese in cui l’odio serpeggia più che mai.
La legge omotransfobica ungherese ‘contro la propaganda LGBT’ in stile putiniano ha sconvolto l’Europa, con Orban inflessibile nel tenere la propria posizione tanto dall’aver chiesto un referendum popolare. Una legge, lo ricordiamo, che equipara l’omosessualità alla pedofilia, censurando qualsivoglia “contenuto” considerato a tinte LGBT. Da anni il mondo guarda con paura all’estremismo del premier ungherese, che ha cancellato le persone trans per via costituzionale, sottolineando come “La famiglia” sia “solo uomo e donna”. La stessa Ungheria che censura Billy Elliot perché “promuove l’omosessualità”. L’Ungheria che multa la Coca Cola a causa di uno spot con coppie gay al suo interno, che “danneggia i minori”. L’Ungheria che ordina un disclaimer sui libri con contenuti LGBT, etichettati con la dicitura “comportamenti non tradizionali”. L’Ungheria che vuole “proteggersi dai migranti”, dopo il ritorno dei talebani al potere in Afghanistan. L’Ungheria a cui guardano e ammiccano Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Proprio quel Paese lì è stato visitato da Papa Francesco, a cui Orbán ha chiesto “di non far perire il cristianesimo in Ungheria“. Tra i vari argomenti trattati con Bergoglio, “il ruolo della Chiesa nel Paese, l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente, la difesa e la promozione della famiglia“. Quello stesso Pontefice che sul fronte dei diritti LGBT ha comunicato di tutto e di più, alternando la faccia buona a quella cattiva, tra bastone e carota. Ma certo è che a pochi mesi dall’ingerenza vaticana sul DDL Zan, con tanto di nota minatoria inviata al Governo Draghi per cestinare una volta per tutte la legge contro l’omotransfobia, misoginia e abilismo, questo viaggio ufficiale in Ungheria da parte di Papa Bergoglio suona come un clamoroso endorsement al premier più pericoloso del Vecchio Continente.
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Assolutamente d'accordo con maschioroma e QaF. L'Italia a rischio di convertirsi in una prossima nuova Ungheria/Polonia e massima ipocrisia della Chiesa transomofoba e doppiogiochista. Smussare la clava restando la guida dei cavernicoli, omofobi e ignoranti, questo è la Chiesa. Nuova faccia, stessa sostanza. Molto più pericoloso di prima però, perché l'omofobia rischia di non essere più riconoscibile se così subdola e velata da una finta tolleranza strumentale. Così la violenza continuerà a crescere e a normalizzarsi, mentre chi la perpetua non avrà responsabilità apparenti e quindi non ci sarà un colpevole. La nostra vita e sicurezza per il loro dominio, questa è l'offerta. C'è un bisogno estremo di una legge che ci tuteli in un contesto culturale così cronico. L'omotransfobia non si risolverà mai da sola, resterà attiva e verrà anche alimentata per questioni ideologiche (di egemonia culturale cristiana patriarcale), e senza una protezione legale le persone LGBTQ ne pagheranno sempre il prezzo. E a queste aggiungiamo anche le donne in totale e le persone disabili. Facciamo attenzione a chi votiamo, la nostra libertà non è gradita al mondo patriarcale cristiano machista, eteronormativo ed omotransfobico. E probabilmente non lo sarà mai. Lottiamo da anni eppure, paradossalmente mentre la società sembra avanzare, dobbiamo ancora guadagnarci il diritto all'incolumità, non abbiamo ancora finito di lottare. Chi si è rilassato in questi anni, si rimbocchi le maniche perchè si ricomincia.
In queste ore si legge della recente visita di Salvini in Vaticano da cui è uscito con una rinnovata intesa sui "temi scottanti" (parole loro) e un assist politico notevole da parte del segretario di stato vaticano Parolin. Possiamo benissimo immaginare quali siano i "temi scottanti" su cui si sono trovati d'accordo... Se alle prossime elezioni vinceranno i fan di Orban Salvini e Meloni faremo la fine dell'Ungheria. Ricordiamolo al momento del voto.
Non vedo cosa ci sia da meravigliarsi, la Chiesa Cattolica è da sempre la principale fonte di omofobia e di avversione contro i gay. Da quando nei paesi occidentali sono stati riconosciuti legalmente i diritti dei gay ha cambiato strategia, l'omofobia non è più esplicita ma subdola, cerca addirittura di accreditarsi come protettrice dei gay, ma ormai solo gli allocchi ci cascano. Non gli sembra quindi vero al Papa un paese europeo come l'Ungheria che nega i diritti gay, come non andare a omaggiarlo e onorarlo!