All’inizio del mese avevamo affrontato le dichiarazioni altamente problematiche fatte dal Primo Ministro britannico, Rishi Sunak, riguardanti la comunità LGBTQIA+. In particolare, Sunak aveva focalizzato la sua attenzione sulle persone trans, utilizzando questo tema come punto di partenza per il suo discorso alla conferenza del Partito Conservatore.
“Non dovrebbe essere controverso per i genitori sapere cosa viene insegnato ai loro figli a scuola sulle relazioni. I pazienti dovrebbero sapere quando negli ospedali si parla di uomini o donne. Non dovremmo essere costretti a credere che le persone possano avere qualsiasi sesso vogliano avere. Non possono. Un uomo è un uomo, e una donna è una donna, questo è solo buon senso”.
In linea con la tradizione conservatrice, le oltraggiose osservazioni di Sunak erano state accolte da un’ondata di applausi. E anche se questa non è nemmeno lontanamente la prima volta che un importante politico britannico si mostra apertamente transfobico in pubblico, per molti versi sono state proprio queste dichiarazioni a cementare la situazione disastrosa per la comunità LGBTQIA+ in UK.
Come l’Italia, anche il Regno Unito, un altro Stato appartenente al blocco occidentale europeo, sta quindi diventando un ambiente non sicuro per la comunità LGBTQIA+.
Governo Sunak: la storia della persecuzione LGBTQIA+ in UK fin’ora
Per un’analisi accurata delle evoluzioni più allarmanti, è indispensabile esaminare l’insieme delle recenti dichiarazioni di Sunak e dei membri del suo governo.
Questo ci permetterà di comprendere tutte le maniere in cui i diritti delle persone queer nel Regno Unito sono a rischio di essere progressivamente e irrevocabilmente erosi, ma anche di fare un paragone con la nostra situazione.
Innanzitutto, è cruciale sottolineare che durante il periodo della governance conservatrice, gli episodi di abusi omofobici hanno registrato un notevole incremento nel Regno Unito.
Secondo i dati, nel 2020 il numero totale di crimini d’odio ha superato per la prima volta la soglia dei 100.000 casi, segnando un picco mai raggiunto dalla prima raccolta di dati nel biennio 2011-2012.
Il più significativo aumento percentuale è stato riscontrato nei crimini d’odio transfobici, con un incremento del 16%, arrivando a 2.540 episodi.
Senza una legge contro i reati d’odio omobitransfobici, risulta difficile quantificare precisamente l’entità del fenomeno anche nel nostro paese. Tuttavia, le similitudini sono evidenti.
In aggiunta, va considerata l’ampia gamma di politiche anti-LGBTQIA+ introdotte negli ultimi anni dal governo Sunak, tutte con l’obiettivo esplicito di erodere i diritti e l’esistenza delle persone queer, in particolare degli individui transessuali e non binari.
Durante la conferenza del Partito Conservatore tenutasi a Manchester, il Segretario alla Sanità Steve Barclay aveva annunciato di aver ordinato la rimozione dei “cambiamenti inaccettabili” apportati al sito web del servizio sanitario nazionale, che utilizzava un linguaggio di genere inclusivo per malattie come il cancro cervicale.
Barclay si era poi nuovamente scagliato sul servizio sanitario nazionale per aver istruito il personale a dichiarare i propri pronomi nell’approccio a un* nuov* paziente.
Una menzione particolare va poi a Suella “Cruella” Braverman – Segretaria per gli Interni – per aver lasciato intendere che i richiedenti asilo “fingano di essere gay” per entrare nel Regno Unito.
Sunak è stato altresì molto esplicito riguardo ai suoi progetti di eliminare i bagni neutri. Ad agosto, il governo britannico ha annunciato che tutti i nuovi edifici dovranno essere dotati di bagni separati in base al sesso biologico.
Una decisione che mette indiscutibilmente a rischio le persone trans, così come tutti gli individui queer con identità di genere fluide. La mossa rappresenta un ulteriore passo indietro nella salvaguardia dei diritti e dell’integrità delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+, intensificando un contesto già di per sé ostile.
Vi è poi la delicata questione delle terapie di conversione. Da anni, le organizzazioni di difesa dei diritti LGBTQIA+ sollecitano il governo del Regno Unito a proibire questa pratica. Con l’arrivo del governo Sunak, l’ipotesi sembra però essere sfumata del tutto.
Oltre a tutto ciò, recenti studi evidenziano come le coppie dello stesso sesso che ricorrono alla fecondazione in vitro nel Regno Unito siano obbligate a spendere migliaia di sterline per attestare la loro infertilità prima che il servizio sanitario nazionale consideri l’opzione di finanziare il trattamento.
Infatti, alcune coppie sono costrette a finanziare privatamente tra i tre e i dodici cicli di inseminazione artificiale. Alcune di queste hanno dichiarato di aver sostenuto spese superiori a 20.000 sterline per tali trattamenti. Contrariamente, per le coppie eterosessuali, il processo è notevolmente meno oneroso.
Questa disparità di trattamento economico è stata talmente evidente che diversi attivisti hanno iniziato a definirla come una “tassa sui gay”, mettendo in luce un altro aspetto della discriminazione sistematica nei confronti della comunità LGBTQIA+ nel Regno Unito.
In un’epoca contrassegnata dai devastanti effetti del cambiamento climatico, da una crisi economica senza precedenti e dai conflitti armati, sembra che le priorità dei partiti di orientamento conservatore, sia in Europa che altrove, siano focalizzate sulla persecuzione delle minoranze.
In Italia, gli incessanti attacchi alle famiglie arcobaleno, quelli alle carriere alias e un crescente clima di omofobia e transfobia istituzionali stanno compromettendo la qualità di vita di centinaia di migliaia di cittadini, oggi relegati a una condizione di “serie B”.
L’osservazione che una dinamica simile si manifesti anche in altri paesi europei come il Regno Unito, la Slovacchia e l’Ungheria costituisce un serio campanello d’allarme, che richiede un’analisi scrupolosa dei fattori che hanno condotto a situazioni analoghe.
La convergenza di queste tendenze in Europa rappresenta non solo un attacco ai diritti umani fondamentali, ma anche un segno preoccupante dell’indirizzo politico e sociale che alcune nazioni stanno prendendo.
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