Dopo quasi 35 anni d’attesa, finalmente giustizia. Scott Phillip White, 51 anni, è stato condannato a 12 anni e sette mesi di carcere per l’omicidio di Scott Johnson, ucciso a Sydney nel 1988.
Johnson, all’epoca 27enne, era un matematico statunitense dichiaratamente omosessuale felicemente fidanzato con Michael Noone, ucciso mentre studiava in Australia per il suo dottorato. Il corpo di Johnson venne trovato sulla scogliera di North Head a Sydney, nel sobborgo di Manly. L’area sopra la scogliera in cui venne ritrovato il giovane era conosciuta come punto di ritrovo per gay. Gli abiti di Scott vennero ritrovati ordinatamente disposti in cima alla scogliera. All’epoca la polizia chiuse il caso parlando di suicidio, sebbene la sua famiglia non credesse fosse possibile.
Dopo decenni di insistenza, e una taglia da due milioni di dollari australiani per chiunque avesse informazioni, la riapertura del caso e il colpo di scena. Nel 2020 le forze dell’ordine hanno formalmente accusato Scott Phillip White di omicidio. Merito dell’ex moglie dell’uomo, che confessò alla polizia come il suo ex sposo si fosse vantato con lei di aver ucciso il 27enne, dicendole: “L’unica checca buona è una checca morta”. Inizialmente White ha negato l’omicidio, per poi cambiare la sua dichiarazione di colpevolezza.
Ebbene ora è arrivata la condanna. White, i cui avvocati hanno presentato ricorso parlando di “decadimento cognitivo” dinanzi alla sua confessione, potrà beneficiare della libertà condizionale dopo otto anni e tre mesi passati dietro le sbarre.
Durante l’udienza gli avvocati dell’omicida hanno rivelato come ora White si identifichi come omosessuale. All’epoca poco più che 18enne, White sarebbe stato represso e terrorizzato dal fatto che la sua famiglia potesse scoprire la verità sul suo orientamento sessuale. Nella sentenza, il giudice Helen Wilson ha ricostruito quanto avvenuto la sera dell’omicidio. White ha incontrato Johnson in un bar. Poi i due sono andati insieme sulla scogliera della spiaggia di Manly. Qui hanno litigato, e un pugno di White ha causato la morte di Johnson, precipitato dalla scogliera.
White, ha precisato il giudice, ha mostrato “indifferenza sconsiderata per la vita umana“. Tuttavia, non c’erano prove sufficienti per dimostrare “oltre ogni ragionevole dubbio” che l’omicidio fosse un crimine omofobo, anche se era evidentemente “molto probabile” che l’omosessualità di Johnson fosse un fattore determinante. Il giudice ha poi sottolineato come l’attacco di White non fosse “pianificato”, con possibile motivazione dettata dal “disprezzo di sé”.
Steve, fratello di Johnson che per oltre 30 anni ha cercato la verità sulla sua morte, si è detto grato per aver potuto affrontare l’assassino di suo fratello in tribunale. “Siamo venuti in Australia questa settimana e ci è stata data la possibilità di esprimere in tribunale ciò che abbiamo perso e l’impatto che Scott White ha avuto sulle nostre famiglie… l’impatto che ha avuto su mio fratello… e sul bellissimo uomo che ha distrutto. Quella che abbiamo ottenuto questa settimana è stata equità. Questa settimana non abbiamo ricevuto un risarcimento per Scott, ma quello che ha ottenuto Scott è stata la dignità. Credo che la consegna di Scott White alla giustizia possa portare speranza ad altre famiglie, ma è anche un esempio per la polizia che questi casi possono ancora essere risolti dopo 30 anni, e che è importante assicurare i colpevoli alla giustizia anche dopo questo lasso di tempo. Non siamo ancora così vecchi da non poter provare pace e sollievo”.
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