Un discorso lungo 40 minuti, interrotto oltre 50 volte dagli scroscianti applausi dei parlamentari presenti. Sergio Mattarella ha ieri tenuto il suo secondo discorso di insediamento, sette anni dopo il primo. Riconfermato al Quirinale dopo una settimana scarsa di voti andati a vuoto e zuffe in quel di Montecitorio, Mattarella ha posto l’accento su dignità, uguaglianza e diritti, ribadendo quanto già esplicitato nel suo primo settennato.
“Il mio pensiero è rivolto a tutte le italiane e a tutti gli italiani: di ogni età, di ogni Regione, di ogni condizione sociale, di ogni orientamento politico“, ha specificato il Capo dello Stato. “E, in particolare, a quelli più in sofferenza, che si attendono dalle istituzioni della Repubblica garanzia di diritti, rassicurazione, sostegno e risposte concrete al loro disagio”.
Un’Italia che deve uscire dall’emergenza Covid-19 guardando al futuro, un’Italia “più giusta e più moderna“, in cui “le disuguaglianze – territoriali e sociali – che attraversano le nostre comunità vengano meno“, ha rimarcato il presidente della Repubblica, con l’Europa al centro della ripartenza insieme a quel pilastro chiamato Cultura, emblema di un’Italia che da questo punto di vista non ha nulla da invidiare a nessun altro Paese al mondo.
Mattarella si è poi soffermato sul concetto fondamentale di “dignità“, parola pronunciata 18 volte. Una dignità vorrebbe dire “azzerare le morti sul lavoro“, ma anche “opporsi al razzismo e all’antisemitismo, aggressioni intollerabili, non soltanto alle minoranze fatte oggetto di violenza, fisica o verbale, ma alla coscienza di ciascuno di noi. Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio. La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, soprattutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri. È anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani. Dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale. Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga. Dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone. Dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità“, ha insistito Mattarella. “Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza. Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita. Dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere. Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente“.
Una dignità da leggere come “pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile“, ha concluso il Capo dello Stato.
Una dignità, quella della comunità LGBTQ+ nazionale, che la politica italiana da sempre, da troppo tempo, puntualmente calpesta, come accaduto pochi mesi or sono con l’affossamento del DDL Zan. Una dignità da rivendicare con orgoglio, fuori e dentro i palazzi della politica, chiedendo diritti e uguaglianza. Come ribadito, ancora una volta, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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