Nella giornata di ieri i candidati sindaci di Torino Stefano Lo Russo e Paolo Damilano hanno accettato l’invito del Coordinamento Torino Pride ad un confronto pubblico sul tema dei diritti LGBT. Candidato del centrodestra appoggiato al primo turno dal Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, Paolo Damilano ha garantito che se dovesse diventate sindaco di Torino non si andrà incontro a nessun passo indietro sulla registrazione dei figli delle coppie Arcobaleno e sulla difesa dei diritti in generale.
“In questo momento la questione non è disciplinata dalle leggi, parecchie città hanno adottato misure in merito e non sarà nostra intenzione interrompere questa pratica, ma auspichiamo che la legge italiana si esprima per capire quali sono gli ambiti e il perimetro in cui poter operare“, ha precisato Damilano, pronto ad unire civilmente qualunque coppia dello stesso sesso lo richieda e a non stralciare la strada intrapresa dall’ormai ex sindaca Chiara Appendino, che nel 2018 annunciò la registrazione all’anagrafe dei figli delle famiglie arcobaleno, aggirando la mancata spechild adoption post unioni civili.
“Confermo pienamente quella che è una politica corretta impostata dalla sindaca Appendino“, ha replicato Lo Russo, come riportato da LaRepubblica. “Andremo avanti in questa direzione. C’è un ruolo simbolico dei sindaci e mi farò carico di sollecitare il Parlamento a darsi una sveglia. È dovere di un sindaco utilizzare politicamente il suo ruolo per sollecitare le forze parlamentari a normare questa materia. È un tema di vulnus democratico e il ruolo di un sindaco non è solo di mera presa d’atto di un quadro normativo o l’essere un soggetto amministrativo ma è anche tema politico nazionale che dobbiamo riprendere“.
Durante l’ultimo Torino Pride Lo Russo era in piazza al fianco della comunità LGBT mentre Damilano si era limitato ad un saluto social, con conseguenti attacchi da parte del centrosinistra. “Questo doveva essere i dibattito sui diritti mentre non si fa altro che fare riferimento a questo o quello della mia coalizione che hanno espresso questa o quella opinione“, ha polemicamente replicato il candidato di centrodestra. “Più volte io ho detto che sarei stato garante. È evidente che non si può controllare tutto e anche nel centrosinistra non controllano tutti. Allora rivendico il mio diritto a non essere andato a farmi i selfie al Pride e restare a casa a difendere i diritti di tutti i cittadini”.
Un dibattito in previsione del ballottaggio di domenica prossima, quello andato in scena a Torino, che anche Roma meriterebbe di avere, con Roberto Gualtieri e Enrico Michetti pronti a sfidarsi alle urne. Da una parte il candidato Pd, da sempre sostenitore dei diritti LGBT e con una parte del proprio programma elettorale dedicato alla comunità queer romana, e dall’altra il candidato di Giorgia Meloni, che sul proprio programma ha precisato: “Eviteremo che nelle scuole si faccia promozione della teoria gender e del tema dell’utero in affitto. Intendiamo fermare l’indottrinamento dei bambini, restituendo alle famiglie il diritto di orientare la formazione dei loro figli“. Non contento, Michetti ha appoggiato e condiviso il “Manifesto valoriale” realizzato da Pro Vita & Famiglia e dall’Associazione Family Day.
Posizioni chiare sia da una parte che dall’altra, ma nell’ultima settimana di campagna elettorale prima del voto sarebbe cosa buona e giusta dibatterne apertamente, faccia a faccia, concentrandosi anche sul futuro della Capitale d’Italia sul fronte dei diritti.
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Forse Damilano non può parlare apertamente con Michetti perché Michetti è un fascista? Perché Gay.it non fa un bell'articolo sulle sue affermazioni contro gli ebrei di questi giorni? I neo-nazisti, lo abbiamo visto con Fanpage, sono inseriti nel partito di riferimento di Michetti e ai nazisti non piacciono molto gli omosessuali. Se fosse stato pink-washing, come parrebbe suggerire l'articolo, sarebbe grave. Ma il fascismo/neonazismo è addirittura più grave per noi e i nostri diritti e sul suo avvento questo scriverei qualcosa! Questo sito è sempre più apertamente schierato a destra dal mio punto di vista.
Chiedersi perché a Roma non vi sia un confronto sui " nostri" temi , come a Torino è porsi una domanda retorica ; la risposta è ben conosciuta : il Vaticano! Non potrò mai dimenticare che Mons. Bagnasco , poche ore prima della giravolta dei 5Stelle ( e li ho anche votati ! ) in sede di approvazione della legge Cirinnà , ricevette in pompa magna " Giggetto er Bibbitaro " attuale detentore della Farnesina. Ed il DLZan è stato dichiarato , da qualche alto porporato , contrario ai Patti Lateranensi.