DDL Zan, Pd e 5 Stelle contro Italia Viva. Ipotizzare un voto di fiducia dopo le modifiche è pura fantascienza

Tra 10 giorni il DDL Zan potrebbe affondare in Senato sotto i colpi dei voti segreti, perché a mancare è quella maggioranza che 9 mesi fa lo votò compatta a Montecitorio. Cosa sia cambiato in questi 9 mesi, lo sanno sono Renzi e i suoi senatori.

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Tutti contro tutti. La richiesta di modifiche al DDL Zan da parte di Italia Viva ha scoperchiato il vaso di pandora, con le destre che plaudono felici e Pd e 5 Stelle sul piede di guerra. I renziani hanno ufficialmente chiesto lo stralcio dell’articolo 1, che proprio loro contribuirono a scrivere, con Davide Faraone che ha ipotizzato un fantascientifico eventuale voto di fiducia alla Camera nel caso in cui le modifiche dovessero essere approvate, in modo da accelerare gli strettissimi tempi di approvazione. Fantascientifico perché il DDL Zan è una legge parlamentare, e non di governo. Fantascientifico perché in 5 mesi da premier Mario Draghi non ha mai espresso la minima opinione sul disegno di legge. Fantascienticico perché Forza Italia e Lega non accetteranno mai e poi mai un voto di fiducia, come già annunciato da Simone Pillon. Chiunque ipotizzi voti di fiducia sul DDL Zan, paragonando questo Governo al Governo Renzi con le unioni civili, sta confrontando mele con pere. Consapevolmente.

Ma al di là dei contenuti sulle modifiche richieste, si continua a fingere di non cogliere il vero problema di fondo. L’orologio che corre. Tra un anno e mezzo, se non prima, si torna al voto. Immaginare un voto al Senato, uno alla Camera e un altro al Senato per un ‘nuovo’ DDL Zan vuol dire non voler fare i conti con la realtà politica e parlamentare. Basti pensare che questo DDL Zan ha trascorso un anno alla Camera, prima di essere approvato anche grazie ai voti di Italia Viva, e da 9 mesi è fermo al Senato. La matematica non è un’opinione, se non propaganda elettorale.

Franco Mirabelli, vice presidente Pd al Senato, ha in tal senso affondato le proposte di Italia Viva, via Repubblica. “La fiducia sulla legge contro l’omotransfobia? Non mi risulta che Draghi abbia intenzione di mettere bocca in questa materia. Io ancora non mi capacito che chi ha votato il ddl Zan alla Camera possa non farlo al Senato. E i renziani a Montecitorio lo hanno votato. Le proposte di mediazione che Italia viva ha presentato sono irricevibili. In particolare quella di togliere all’articolo uno la definizione di “identità di genere”. Sa cosa significa? Non offrire alcuna protezione dalle discriminazioni alle persone transgender. In più è una definizione prevista in tutta Europa ed elaborata dalla Consulta nel 2017. Inoltre è stata voluta dalla ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, che mi risulta sia renziana“.

Mirabelli, in tal senso, ha ribadito che il DDL Zan arriverà in Senato il 13 luglio prossimo, con voto sul calendario atteso martedì 9: Noi vogliamo portare in aula il ddl il 13 luglio. Finora non abbiamo fatto che sottostare all’ostruzionismo leghista. Basti pensare che è la prima legge in cui si è dovuto votare per farla incardinare in commissione Giustizia del Senato dopo 3 mesi nel cassetto. La Lega non è credibile, sta con Orban e con la Polonia, paesi che discriminano gli omosessuali”.

Netta anche la posizione del Movimento 5 Stelle, che ha precisato come “gli emendamenti presentati” da Italia Viva suonino “come un tentativo di affossare la legge. Pensare infatti di eliminare i termini ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ e tornare alla definizione di omofobia e transfobia rischierebbe di farci compiere un altro passo indietro, come già accaduto in passato. Negli anni scorsi infatti i disegni di legge per il contrasto all’omotransfobia si fermarono proprio perché le espressioni usate per identificare il movente d’odio, quindi omofobia e transfobia, non vennero ritenute abbastanza precise per garantire la determinatezza del precetto penale, come peraltro ha ricordato recentemente anche il professore di diritto pubblico comparato dell’università la sapienza Angelo Schillaci. Alla luce di questa riflessione, quanto sta facendo Italia Viva appare semplicemente come un bieco tentativo di dare una sponda alla destra e fare in modo che questa legge – fondamentale – non veda proprio la luce. Come movimento 5 stelle non lo permetteremo, la legge contro l’omotransfobia non può più aspettare. Italia viva dica se sta con la comunità lgbti o se la sta usando per tornaconto politico. Perché tutto indica questa seconda ipotesi“.

Eppure i renziani tengono il punto, fingendo di non capire. “Così com’è la legge non passa sotto i colpi dei voti segreti in Senato“, ha precisato Davide Faraone, annunciando implicitamente i voti contrari dei senatori del proprio partito nel caso in cui le modifiche non dovessero essere accettate. “ Pensiamo a chi ogni giorno subisce discriminazioni, non a chi deve fare le rivoluzioni ‘muscoli e like'”. Parole al vento, che cozzano con la realtà parlamentare e il lungo iter a cui il DDL Zan è andato incontro, con mediazioni firmate proprio Italia Viva, alla Camera, durante un anno di dibattiti e limature.

Martedì in commissione giustizia al Senato si proverà a raggiungere una mediazione, che appare semplicemente impossibile, prima di andare al voto sulla calendarizzazione in aula, che Pd e 5 Stelle vorrebbero abbracciare il 13 luglio prossimo. Ed è lì, a Palazzo Madama, che il DDL Zan potrebbe drammaticamente affondare, sotto gli infami colpi dei voti segreti, perché a mancare, incredibile ma vero, è quella maggioranza che 9 mesi fa lo votò compatta a Montecitorio. Cosa sia cambiato in questi 9 mesi, lo sanno sono Matteo Renzi e i suoi senatori.

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Anonimo 4.7.21 - 15:33

Renzi e i suoi hanno definitivamente gettato la maschera, collocandosi a destra, loro casa politica naturale da sempre. Non sono mai stati di sinistra, né tantomeno nostri alleati, basti pensare alle unioni civili, legge nata già vecchia e frutto di insopportabili compromessi al ribasso. Purtroppo a farne le spese saremo ancora una volta noi.

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