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Il mese dei due Pride: perché la comunità LGBTQ+ di New York è divisa

Il 27 giugno a New York la comunità LGBTQ+ si presenterà divisa. A più di cinquant’anni da Stonewall, la lotta continua da separati in casa.

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5 min. di lettura

Il Pride Month’, il mese dedicato alla celebrazione della comunità LGBTQIA2S+ in America, è alle porte. È durante il mese di giugno che, a New York City (e nelle principali città degli Stati Uniti) non esiste spazio che non sia ricoperto dai colori arcobaleno, fosse anche solo per un piccolo angolino.

Le istituzioni pubbliche (soprattutto se guidate da politici democratici) fanno a gara a promuovere iniziative che permettono al pubblico di conoscere le ragioni e le richieste della comunità LGBT+, nonché le loro storie.

Ma il supporto non arriva solo dalla politica. Anche le grandi corporations cavalcano l’onda. Grandi compagnie telefoniche come T-Mobile, istituti bancari come Deutsche Bank e MasterCard, reti di distribuzione commerciale come Macy’s e Walmart. E ancora, la Coca-Cola, Bud Light, Skyy Vodka. Per non parlare di Airbnb e Marriott, o le piattaforme televisive a pagamento come Hulu o Netflix. Tutti fanno la corsa a dimostrare il loro sostegno alla comunità LGBTQ+. Lo fanno allestendo le vetrine, mandando in onda messaggi pubblicitari, o allestendo un carro tutto loro in occasione della parata.

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Vestiti arcobaleno in un negozio della Target Corporation, un’azienda statunitense del settore della grande distribuzione, Bronx, 2019 (foto di Alessandro Casiraghi)

La maggior parte degli eventi vengono organizzati da un’organizzazione no-profit chiamata “Heritage for Pride, Inc.”. Nata nel 1984, l’organizzazione – che nel 2011 gestiva circa 1 milione di dollari – ha visto crescere il suo budget in maniera esponenziale, in particolare tra il 2018 e il 2019, quando è passato da 5 a 13 milioni di dollari, in occasione del World Pride. Di questi 13, circa 9 milioni provenivano da sponsorizzazioni e contributi, mentre altri 4 milioni provenivano dagli introiti degli eventi.

Per esempio, per partecipare alla sfilata del 2019 bisognava pagare $75 (a meno non si facesse parte di un’associazione no-profit con un bilancio inferiore a $2,5 milioni). Se non si pagava, si poteva partecipare stando al di là delle transenne che, lungo tutto il percorso, dividevano il pubblico da coloro che sfilavano. Altri eventi costavano da $5 fino a $85.

Benché il supporto delle corporations sia considerato da molti come un importante passo avanti per il riconoscimento della comunità omosessuale, a tanti altri non piace. Sono gli stessi che sostengono che la commercializzazione dell’evento abbia corrotto il significato originario del Pride.

L’annuale marcia del Pride di New York si è trasformata in un circo di 7, poi 9, poi 12 ore”, sostiene l’associazione “Reclaim Pride Coalition”. “Stracolma di carri aziendali e al servizio del denaro delle aziende, la Pride Parade è diventata un nuovo simbolo di gay for pay (gay a pagamento, ndr)”.

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Queer Liberation March, New York City, 2019 (wikimedia)

“Reclaim Pride Coalition” è nata nel 2019 per riportare il movimento alle sue origini. “Protestiamo contro lo sfruttamento della nostra comunità a fine di profitto e contro il “pinkwashing” da parte di aziende e stati, così come già avviene a vari eventi connessi con il Pride nel mondo, compresa la Pride Parade di New York”.

Se nel 2020, “Heritage of Pride, Inc.” ha sfilato virtualmente su Zoom per via della pandemia, “Reclaim Pride Coalition” ha deciso di manifestare per le strade di Manhattan. Era il 27 giugno, poco più di un mese dopo l’omicidio di George Floyd, quando le proteste contro il razzismo erano esplose in tutti gli Stati Uniti e nel mondo. È in quell’occasione che la polizia ha attaccato il corteo di Queer March Liberation, usando spray al peperoncino, manganellate e arrestando diversi manifestanti.

L’episodio ha scosso la comunità LGBTQ+ newyorchese, e di conseguenza anche il comitato “Heritage of Pride, Inc.” organizzatore del NYC Pride. In risposta agli attacchi della polizia, il comitato in primo luogo ha deciso di dedicare il Pride 2021 al motto “La lotta continua”. In secondo luogo ha vietato al dipartimento di polizia di New York City di partecipare agli eventi del 2021 e ha aggiunto che non avrà bisogno dei servizi di sicurezza del dipartimento della polizia della città. In sua sostituzione, utilizzerà servizi di sicurezza di privati e volontari.

L’organizzazione “Reclaim Pride Coalition” ha accolto con favore la notizia del NYC Pride di bandire la polizia. Ma, in fede allo slogan “No corps, no cops, no bs”, “Niente corporazioni, niente poliziotti, niente stronzate”, ha anche aggiunto che non è sufficiente.

La Queer Liberation March dice “NO” alle tangenti delle sponsorizzazioni aziendali e a qualsiasi cosa coperta di arcobaleno. Diciamo “NO” al coinvolgimento della polizia come protettrice dei nostri spazi, visto che dimostra quotidianamente di non essere all’altezza del compito. Diciamo “NO” all’ostentazione dei politici, che scambiano le lotte delle persone Queer per voti e atteggiamenti politici.

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Loghi delle due organizzazioni: “Heritage of Pride”, organizzatrice del NYC Pride e “Reclaim Pride Coalition” organizzatrice della “Queer Liberation March”

La ‘lotta’ newyorchese tra “Heritage of Pride, Inc.” e “Reclaim Pride Coalition” riflette quella tra due anime ben diverse della comunità LGBTQ+ in America, riecheggiando i problemi socio-economici della società americana.

Da una parte c’è quella porzione di comunità LGBTQ+ che costituisce una potenza economica corteggiata dalle corporations. Il potere d’acquisto della comunità LGBTQ è stato stimato in 900 miliardi di dollari. In America lo chiamano ‘pink money’, il fenomeno del dollaro rosa, il potere d’acquisto più grosso di qualsiasi altro gruppo minoritario all’interno degli Stati Uniti.

Ma dall’altra c’è quella parte della comunità LGBTQ+ che continua ad essere emarginata ed esclusa dal benessere economico. Sono solitamente transessuali afro-americani o nativi americani. L’aspettativa di vita di una persona transessuale di colore in America è stato stimata in 35 anni. E spesso si trovano ad affrontare situazioni di vagabondaggio. Secondo l’associazione “True Colors” – l’associazione fondata da Cindy Lauper – sono circa 2 milioni i giovani lesbiche, gay, bisessuali e transessuali che ogni anno sono senza tetto in America. Di questi 8,400 solo a New York City. Doroshow, attivista transessuale di colore, ha recentemente fondato G.L.I.T.S., una casa di accoglienza per i membri della comunità LGBTQ+ che si trovano ad affrontare situazioni di vagabondaggio.

Il 27 giugno 2021 a New York City la comunità LGBTQ+ si presenterà divisa: una parte parteciperà al NYC Pride virtuale organizzato dalla “Heritage of Pride, Inc.” e l’altra parte parteciperà alla Queer Liberation March & Rally organizzata dalla “Reclaim Pride Coalition”. A più di cinquant’anni da Stonewall, la lotta continua da separati in casa.

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4 thoughts on “Il mese dei due Pride: perché la comunità LGBTQ+ di New York è divisa

  1. 2S sta per “Two-Spirit” termine coniato da membri della comunità LGBTQ+ Nativa Americana per identificare Individuo in cui vivono sia uno spirito maschile che femminile.

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