Statali, nel nuovo contratto l’identità alias per dipendenti trans*

Per tutelare le persone in transizione sul posto di lavoro, come già accade al ministero delle Infrastrutture.

ragazza trans mit
Bandiera transgender.
2 min. di lettura

Per ora non c’è nulla di ufficiale, ma nell’ultima bozza del contratto degli statali ha fatto la sua attesa comparsa l’identità alias, che permetterebbe alle persone trans* di utilizzare una nuova identità provvisoria sul posto di lavoro. A darne notizia è IlMessaggero.

La carriera alias è un profilo burocratico, alternativo e temporaneo,  riservato agli/le student* trans, che va a sostituire il nome anagrafico – cioè quello scritto nei documenti ufficiali e dato alla nascita in base al sesso biologico – con quello che la persona transgender ha adottato. Fino ad oggi è stato utilizzato in alcune università e licei, nonché al ministero delle Infrastrutture guidato da Enrico Giovannini.

L’obiettivo è quello di “eliminare situazioni di disagio ed evitare che possano determinarsi forme di discriminazioni”. Il lavoratore o la lavoratrice che ha avviato la transizione, in sostanza, potrà fare richiesta della nuova identità presentando “adeguata documentazione medica”. Se la domanda verrà accettata, l’alias prenderà forma sul fascicolo personale del dipendente e sul cartellino di riconoscimento, sull’account di posta elettronica e sull’eventuale targhetta che si trova sulla porta dell’ufficio. Il “nuovo nome” non verrà invece utilizzato per documenti più personali, ovvero per la busta paga, matricola, provvedimenti disciplinari e sistemi per rilevare le presenze. Un primo atteso e importante riconoscimento, in attesa che la legge numero 164 del 14 aprile 1982, approvata durante il Governo Spadolini I, venga finalmente aggiornata, come chiesto a gran voce dal MIT. Ad oggi una persona trans* deve portare avanti un lungo procedimento giuridico per ottenere la rettifica del nome e del genere anagrafico, con un tribunale chiamato ad accertare il completamento della transizione, valutando l’aspetto psicologico e il riconoscimento sociale.

Lo scorso giugno avevamo raccontato la storia di Frida, dipendente transgender che ha ottenuto l’alias al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Una storia, quella di Frida, che potrebbe essere a breve una tra tante.

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