Palermo è oggi la città delle contraddizioni. Dopo la bufera di polemiche che ha travolto il primo cittadino, Roberto Lagalla – accusato di incoerenza dalla sua stessa vicesindaca, Carolina Varchi, per aver concesso il patrocinio e partecipato al Pride cittadino lo scorso sabato, i delicati equilibri politici vacillano.
Rimangono i cocci da raccogliere per chi è stato invece aggredito davvero, subito dopo la parata, da chi ha scelto di prendere la via più facile, quella della violenza, contro chi ha semplicemente scelto di esercitare il proprio diritto alla libera espressione. Ma partiamo dall’inizio.
Il Palermo Pride: cronache dall’occhio del ciclone
Al di là delle controversie politiche, il Palermo Pride ha registrato quest’anno un record di partecipazioni, con oltre 100.000 persone presenti all’evento. Musica, striscioni ed esibizioni, come di norma, hanno travolto le assolate strade palermitane.
Apertura del corteo riservata al trenino di Famiglie Arcobaleno, più determinata che mai a far sentire la propria voce quest’anno in ogni angolo d’Italia:
“Vogliono cancellare le nostre famiglie, ma noi esistiamo. Questo è un governo che vuole eliminare le alterità. Ma noi ci batteremo ora e sempre per i nostri diritti“
La sfilata ha coinvolto numerose associazioni, collettivi, sindacati e ha visto la partecipazione di diverse personalità, tra cui Massimo Milani, Beatrice Quinta, Samuele Segreto e Beppe Fiorello.
Tuttavia, non sono mancati gli incidenti. Pare che l’ordinanza comunale che limitava il traffico veicolare in occasione del Pride non sia arrivata alle orecchie di tutti: diverse auto hanno attraversato il corteo, altrettante sono rimaste direttamente parcheggiate sul percorso. In molti hanno segnalato l’assenza di cartelli provvisori a indicare divieti di circolazione e di sosta.
Subito dopo il Pride, l’aggressione
Epilogo amaro per Simone Intravaia e un amico, due ragazzi che – dopo il Palermo Pride – avevano scelto di rilassarsi e continuare i festeggiamenti in un locale di Via Dante. Senza alcun motivo apparente, un uomo e una donna seduti al tavolo accanto hanno iniziato a provocare i ragazzi con insulti e derisioni.
Incredibilmente, anziché condannare gli aggressori e garantire la sicurezza dei clienti, i responsabili del locale hanno chiesto a Simone e al suo amico di andarsene, ignorando completamente l’ingiustizia che si stava consumando sotto i loro occhi e permettendo agli aggressori di rimanere impuniti.
La situazione è ulteriormente degenerata quando la donna al tavolo ha continuato a rivolgere insulti, arrivando persino a riprendere la scena senza il consenso delle vittime. Successivamente, l’uomo ha ceduto alla violenza, colpendo prima l’amico e poi rivolgendo la sua furia contro Simone stesso.
Inutile la denuncia: i due aggressori, non identificati, sono fuggiti prima dell’arrivo delle Forze dell’Ordine.
Il Pride di Palermo patrocinato dalla destra?
E si arriva ad oggi, con la bufera politica che, da quel fatidico consiglio comunale, continua a imperversare, gettando la città di Palermo in un clima instabile che vede la maggioranza di centrodestra spaccata (non proprio a metà). Per comprendere come si sia arrivati a questo punto, tuttavia, è necessario fare un passo indietro.
Roberto Lagalla è stato eletto sindaco di Palermo il 15 marzo 2022, salendo con una coalizione di centrodestra apartitica, “Lavoriamo per Palermo”. Un insediamento decisamente travagliato, non reso facile dalle insinuazioni di collusione con la mafia rivolte al nuovo primo cittadino, ma soprattutto dalla crisi di governo che avrebbe avuto luogo solo pochi mesi dopo.
Lagalla qui sta nel mezzo e non si sbilancia: non partecipa all’appello dei sindaci a Mario Draghi per rimanere alla guida dell’esecutivo, ma nel contempo ribadisce l’importanza di una continuità nell’azione di governo. Sempre a luglio, nomina Carolina Varchi vicesindaca, schierata con Fratelli d’Italia e figura particolarmente ostile alla comunità LGBTQIA+.
Varchi inizia a militare per la destra giovanissima, con Alleanza Nazionale. Non cambia mai bandiera, e segue la traccia cronologica della destra italiana dal 2000 a oggi, passando dal Popolo della Libertà di Berlusconi per arrivare al partito di Meloni in tempi recenti.
Deputata della Repubblica dal 2018, e poi nuovamente eletta nel 2022, segretaria del Consiglio di presidenza della Camera dei deputati da pochi giorni, Varchi è prima promotrice del disegno di legge per rendere la GPA reato universale.
Carolina Varchi e Giorgia Meloni
È tra queste due figure che si snoda la controversia politica che negli scorsi giorni ha travolto la città di Palermo. Da una parte, il moderato Lagalla, che sceglie – seppur andando contro ai principi del proprio schieramento – di patrocinare e partecipare al Pride, dichiarando:
“Io sono il garante dei diritti civili, delle libertà e della dignità delle persone. Ecco perché l’amministrazione ha dato il patrocinio. Io sono il sindaco di tutta la città, non solo di una coalizione” Ribadendo che “il bene maggiore della rappresentanza democratica è quello di interpretare non il pensiero dominante, ma le sensibilità diverse e articolate, importanti e rilevanti, che stanno all’interno della comunità”
Dall’altra parte, Carolina Varchi, che sceglie – in maniera scaltra e in linea con il trend di Fratelli d’Italia – di dare una connotazione esclusivamente politica e ideologica al Pride, ignorando le istanze di una fetta di popolazione reale per contestare la decisione del primo cittadino in maniera apparentemente oggettiva:
“Non ha alcun senso concedere il patrocinio a manifestazioni che hanno una chiara connotazione politico-ideologica”.
Membri di diversi partiti hanno espresso posizioni contrastanti in merito alla questione. Forza Italia, Lega, Dc e Lavoriamo per Palermo hanno dato pieno supporto al sindaco. Al contrario, Fratelli d’Italia si è trovato in minoranza, sostenuto da un solo consigliere comunale leghista, Alessandro Anello. Isolato quindi nella sua posizione critica nei confronti del patrocinio. Tanto da portare a parole durissime da parte del consigliere comunale Antonio Rini:
“Per noi queste sono posizioni immodificabili, quindi la domanda sorge spontanea: forse qualcuno vuole continuare a governare Palermo senza di noi e in opposizione al governo regionale e nazionale? Si accomodi pure…”
L’opposizione è rimasta in gran parte silenziosa rispetto alla controversia, tuttavia Rifondazione ha rilasciato un comunicato in cui il segretario Ramon La Torre ha criticato aspramente la posizione assunta da Varchi, accusandola di spingere la città verso l’oscurantismo.
Mentre la controversia si infiamma, resta da vedere come questa frattura influenzerà il governo locale e quali saranno le implicazioni politiche a lungo termine per la coalizione di centrodestra. Luigi Carollo, responsabile del coordinamento per il Palermo Pride, commenta:
“La polemica dimostra ancora una volta come una manifestazione Pride sia sempre scomoda. Si fa una polemica sterile su un patrocinio che dall’inizio era già stato concesso, un atto vergognoso che serve solo a consolidare la posizione di certe figure all’interno del quadro politico. Con Lagalla abbiamo sempre avuto un dialogo aperto e cordiale fin dal 2010, quando era rettore dell’Università di Palermo, il primo patrocinio a noi concesso per la prima edizione del Palermo Pride“.
Visualizza questo post su Instagram
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.