A Padova votare per il Partito Democratico significa votare anche per Gianpiero Dalla Zuanna, il primo che in Parlamento voleva introdurre il reato universale per la gestazione per altri. Ne dà notizia, con dovizia di particolari e ricostruzioni puntuali, Antonio Rotelli, avvocato attivista LGBTQIA+, già in passato collaboratore di Rete Lenford.
In un post su Facebook, l’avvocato Rotelli ricostruisce le posizioni di Gianpiero Dalla Zuanna in materia di omogenitorialità e gestazione per altri.
“Non c’è solo l’indigesta candidatura all’uninominale del Senato di Bologna di Pierferdinando Casini – scrive Rotelli – presentato come il salvatore della Costituzione dai rischi che potrebbe correre in caso di vittoria a valanga delle destre, c’è un altro candidato, all’uninominale di Padova, che durante l’approvazione al Senato della legge sulle unioni civili si distinse proponendo “un emendamento con il quale rendeva reato universale la gestazione per altri, con la previsione di carcere e sanzioni stratosferiche per i futuri padri e madri, mettendo in forse anche il riconoscimento della genitorialità in capo al genitore biologico.”
Dopo Della Zuanna (in passato senatore PD), ci furono Meloni, Roccella, Gigli, Binetti (anch’essa deputata PD) e, in questa legislatura, ancora Meloni, questa volta insieme a Carfagna (come spiegato QUI da Gay.it), per citare solo i primi firmatari di queste iniziative legislative.
Rotelli spiega quindi che in Italia, come noto, la gestazione per altri, è vietata, ma in altri paesi è regolamentata. “In generale non è praticata da molte persone – spiega l’avvocato attivista LGBTQIA+ – e in particolare riguarda poche coppie omosessuali, ma il problema è che si assuma per principio che sempre e in ogni luogo essa costituisca una inaccettabile violazione della dignità delle donne e dei diritti fondamentali dei figli, senza considerazione della concreta legislazione di ciascun paese e senza l’ascolto delle esperienze delle donne che aiutano altre coppie ad avere figli.”
Rotelli successivamente documenta il suo lungo e circostanziato post (qui su Facebook) pubblicando un estratto dell’intervento di Dalla Zuanna in Aula al Senato il 2 Febbraio 2016 (in pieno dibattito per le Unioni Civili):
“Signora Presidente,
[…]
Quanto alle unioni omosessuali, con la sua sentenza del 2010 la Corte costituzionale ha riconosciuto il loro valore costituzionale, ma non le ha equiparate al matrimonio. La Corte riconosce una differenza che risiede non tanto nel volere dei Padri costituenti, che evidentemente non potevano considerare fenomeni sociali che ancora non esistevano nella forma e nell’estensione attuale, quanto nel diverso status delle unioni omosessuali, che non possono accedere alla generazione naturale.
[…]
Quindi, a noi spetta il difficile compito di tenere sullo sfondo le nostre convinzioni personali, interpretando la sensibilità del Paese approvando una legge che non contrasti con il pronunciamento della Consulta e contemperando le aspirazioni di tutti i soggetti coinvolti, partendo da quelli più deboli che – come ha ricordato Monica Cirinnà – non hanno voce e possono parlare solo attraverso di noi.
Fra questi soggetti deboli, non possiamo dimenticare le donne che accettano di fare da gestanti per altri: è una pratica che viene vista in modo negativo da larghissima parte dell’opinione pubblica e del movimento femminista, che proprio oggi si ritrova al Parlamento francese per condannare questa pratica, oltre che dal Parlamento di Strasburgo. È una pratica permessa peraltro in pochissimi Paesi, dove la donna si trova spesso a essere soggetto passivo, dovendo – ad esempio – accettare da contratto di abortire se ciò viene deciso dal committente o a non avere alcun rapporto con il bambino frutto della gravidanza.
Il combinato disposto tra l’attuale testo base e la possibilità di usufruire all’estero della surroga di maternità determina qualcosa di diverso dall’adozione del figliastro. Per le coppie di uomini omosessuali, infatti, l’unico modo per avere un figlio, da loro peraltro percepito come pienamente proprio e condiviso, è usufruire della gravidanza di un’altra donna oppure di due donne, esattamente come accade per una coppia eterosessuale quando la donna non è in grado di avere un bambino.
Per questo motivo, un gruppo di trenta senatori ha presentato un emendamento, a mia prima firma, che per i cittadini italiani rende illecita la surroga di maternità anche se compiuta all’estero, sia per le coppie omosessuali sia per quelle eterosessuali, dando tuttavia al giudice la possibilità di registrare in Italia l’atto di nascita del bambino con l’indicazione del genitore biologico, in nome del superiore interesse del minore.
Credo che dobbiamo fare una legge buona, con grande attenzione, tenendo come faro la Costituzione e il bene di tutti i soggetti coinvolti, soprattutto di quelli che non hanno voce. (Applausi dal Gruppo PD)”.
Rotelli conclude il suo post su Facebook spiegando che, a suo avviso, l’aspetto peggiore sia la generale contrarietà alla genitorialità omosessuale che trapela dall’intervento di Dalla Zuanna al Senato nel febbraio 2016.
L’amarezza più grande di questa incomprensibile candidatura da parte del PD, osserva Rotelli, è che a causa del perverso meccanismo dell’attuale legge elettorale (siddetto Rosatellum), la candidatura di Dalla Zuanna è all’uninominale e ricade all’interno del collegio proporzionale in cui capolista è Alessandro Zan.
Se Dalla Zuanna fosse eletto e se le destre di Meloni e Salvini, come probabile, promuovessero l’approvazione di una legge che vieta la gestazione per altri anche all’estero (estendola a “divieto universale), Dalla Zuanna voterebbe con le destre?
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