Non si possono definire “dannosi” quei libri per l’infanzia che ritraggono famiglie con genitori dello stesso sesso. Farlo significherebbe andare incontro ad una palese violazione della libertà d’espressione.
A stabilirlo la Corte europea dei diritti umani, con una sentenza riguardante un caso esploso in Lituania 10 anni or sono. Nel 2013 il libro Gintarinė širdis (“Cuore d’ambra”) di Neringa Macate venne prima ritirato dalle librerie e successivamente riammesso ma solo per i maggiori di 14 anni, perché al suo interno aveva due genitori dello stesso sesso. Un’antologia di racconti, quella realizzata da Macate, che riadattava alcune celebri fiabe a tematiche più attuali, come l’omotransfobia e il bullismo. Il ministero della cultura lituana sostenne che quel libro “incoraggiava le perversioni“. Alcuni parlamentari scrissero alla casa editrice, tuonando contro il libro perché a loro dire “inculcava nei bambini l’idea che il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia un’opzione auspicabile”.
Il ministero della Cultura chiese ad una commissione di esaminare l’opera. A detta della commissione due racconti presenti nel libro, con coppie gay protagoniste, violavano un articolo della legge lituana a protezione dei minori, che ritiene dannosi contenuti che esprimono “disprezzo per i valori della famiglia” e promuovono un’idea di “matrimonio e di creazione della famiglia diversi da quelli stabiliti dalla Costituzione lituana e dal Codice civile lituani“. Arrivò così prima il bando, e a seguire la limitazione anagrafica. In uno dei due racconti, considerato incredibilmente sessualmente esplicito, una principessa e la figlia di un calzolaio si addormentano abbracciate dopo essersi sposate.
Neringa Macate fece ricorso, ma un tribunale le diede torto, con la sentenza confermata successivamente dagli altri gradi di giudizio. A quel punto l’autrice si appellò alla Corte dei diritti Umani. Morta nel 2020 a causa di un tumore, a soli 45 anni, Macate ha oggi avuto giustizia, perché la Corte le ha dato ragione. Definire “dannoso” per i minori di 14 anni un libro per l’infanzia vìola l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti umani, relativo alla libertà d’espressione. Anche perché il libro non aveva e non ha al suo interno contenuti sessualmente espliciti, incoraggiando “il rispetto a l’accettazione di tutti i membri della società in un aspetto fondamentale della loro vita, quello della famiglia“.
Una prima sentenza per certi versi storica, visto l’argomento quanto mai attuale. In Ungheria Victor Orban ha chiesto che sui libri con famiglie arcobaleno al loro interno sia posta l’etichetta “comportamenti non conformi ai tradizionali ruoli di genere”. In Russia i libri a tematica LGBTQI+ sono ufficialmente diventati illegali. Anche in Italia, negli anni passati, c’è stato chi ha puntato il dito contro alcuni libri per l’infanzia con genitori dello stesso sesso. 10 anni fa il caso di Piccolo Uovo, libro di Altan con due pinguini gay protagonisti, che suscitò aspre polemiche nel centrodestra, con richieste di censura dagli asili di Milano.
Ancor più recente l’assurda polemica di Fratelli d’Italia nei confronti di Peppa Pig, con richiesta di censura Rai nei confronti di un episodio con due mamme.
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