Recensioni entusiastiche, social impazziti, richieste di Emmy con largo anticipo. La terza puntata della prima stagione di The Last of Us, andata in onda ieri anche in Italia, ha fatto gridare al capolavoro mezzo mondo. C’è chi l’ha definito il miglior episodio seriale di sempre, chi la miglior puntata televisiva del decennio. L’adattamento HBO del celebre videogioco post-apocalittico, già rinnovato per una seconda stagione, si è preso una puntata di ‘libertà’ rispetto alla trama videoludica, raccontando quanto non è mai stato mostrato sulla consolle. Ovvero la nascita dell’amore tra il personaggio survivalista di Bill e il suo compagno Frank.
Se nel videogioco Frank non viene mai mostrato, nell’episodio “Tanto tanto tempo” diretto da Peter Hoar vediamo Bill sopravvivere all’apocalisse zombie che ha cambiato il mondo. Vive da solo in una vecchia cittadina in cui non c’è nessun altro. Ha tutto ciò che gli serve. Cibo, armi, elettricità, acqua. Improvvisamente, in una delle trappole da lui disseminate attorno alla proprietà, cade un uomo. Uno sconosciuto. Quell’uomo si chiama Frank ed è interpretato da Murray Bartlett, ex volto di Looking poi esploso con The White Lotus e da poco su Disney+ con Ecco a voi i Chippendales.
Per la prima volta, dopo anni, Bill ha dinanzi a sè un uomo non infetto. Gli permette di lavarsi, gli cucina un lauto pranzo. Frank vede un pianoforte, corre a suonarlo, Bill lo ferma perché quella canzone da lui intonata è speciale, ha un significato profondo. Dal niente nasce un momento di intimità. I due si baciano. Passano la notte insieme. Ed è qui che Craig Mazin, sceneggiatore, e Peter Hoar, regista, hanno fatto una magia. Perché come in Up della Pixar assistiamo alla storia d’amore tra Bill e Frank, durata 15 anni, fino alla vecchiaia, in poco più di mezz’ora. Momenti di vita quotidiana, litigi, gioia per una fragola da assaporare dopo non si sa quanto tempo, nuove amicizie venute a galla dal nulla. Fino ad uno struggente finale che vede Frank, malato su una sedia a rotelle, in condizioni disperate…
Nella vita reale marito di Megan Mullally, iconica Karen Walker in Will & Grace, Nick Offerman ha dato forma alla performance di una vita, al fianco di un Murray Bartlett sempre più straordinario, qualunque ruolo gli venga affidato. L’alchimia tra i due attori travolge lo spettatore, cavalcando una storia d’amore che per poco più di un’ora mette da parte il lato horror della serie, guardando a quell’umanità faticosamente rimasta in piedi dopo il tracollo della società.
L’episodio “Long Long Time“, che cita l’omonima canzone di Linda Ronstadt, è straziante nella sua abbagliante bellezza, così viscerale e profondo, nella vulnerabilità di questi due uomini che si sono trovati nel nulla, e dal nulla, dando uno scopo alle esistenze di entrambi. “Prima di conoscerti non avevo paura“, confessa Bill a Frank, che è diventato la sua unica ragione di vita, da proteggere costi quel che costi, in un Pianeta in cui non ci sono quasi più sopravvissuti.
“Ti dirò una cosa perché forse sei l’unica persona che può capire“, scrive Bill a Joel nel finale. “Un tempo odiavo il mondo, fui felice quando morirono tutti. Ma mi sbagliavo, perché c’era un uomo che valeva la pena salvare, così l’ho fatto. L’ho salvato. E poi l’ho protetto”.
Intervistati da Deadline, Craig Mazin, sceneggiatore, e il co-creatore del videogioco Neil Druckmann hanno raccontato come sia nato l’episodio tv più applaudito degli ultimi mesi.
“Murray è stato così gentile da fare un provino, ci ha commosso fino alle lacrime. Era così bravo”, ha confessato Druckmann. “Stavamo cercando questo personaggio molto specifico che avesse la passione per la vita e la necessità di essere un bell’uomo, in modo da far sentire Bill davvero insicuro, e Murray ne aveva a palate. Con Bill, l’idea di Craig era quella di contattare Nick Offerman. Mi sono entusiasmato all’idea a causa della performance di Nick nella miniserie Devs. Sentivo come se fosse la cosa migliore in quello show. Ogni volta che era sullo schermo, rubava quelle scene ed era così accattivante in un ruolo serio. E poi immaginarlo fare qualcosa di diverso da quello che di solito gli abbiamo visto fare prima è stato davvero eccitante“.
Il padre del videogioco ha spiegato anche come mai abbia accettato un simile cambiamento tanto importante, ovvero l’introduzione di un personaggio praticamente inedito, mai visto.
“Se mi avessero chiesto prima che incontrassi Craig se fossi stato disposto a prendere uno dei personaggi più iconici del videogioco e a cambiare il suo destino, avrei risposto tipo, diavolo no. Deve essere come è nel gioco. È così per un motivo. Ma ho lavorato con Craig sui primi episodi, e poi abbiamo iniziato a parlare di questo e di cosa avremmo potuto farci. C’era solo l’idea di prenderci una pausa, perché il 2° episodio è stato così intenso e abbiamo perso Tess. Cosa avevamo da perdere e cosa da guadagnare? E abbiamo anche approfittato di un mezzo molto diverso dal videogioco per cambiare prospettiva. Non dobbiamo necessariamente stare con i nostri due eroi per l’intero viaggio, e non dobbiamo stare nello stesso tempo e nello stesso luogo. Possiamo saltare indietro nel tempo. E questo mi ha offerto l’opportunità di raccontare questo tipo di storia. È stato così bello e commovente e in un certo senso ha colpito nel segno, per quanto riguarda i temi e l’aumento della posta in gioco per Joel ed Ellie, in un modo molto interessante. Anche se abbiamo deviato così tanto, mi sono sentito completamente a mio agio nel dire: “Assolutamente, facciamolo. Questa è una grande idea“.
Certo è che nessuno si sarebbe mai aspettato una simile accoglienza. O forse sì, perché Mazin, appena ha visto l’episodio montato, è scoppiato a piangere.
“Ero lì ogni giorno e guardavo l’episodio prendere forma, mi sentivo abbastanza bene. Ma è stato solo quando ho visto il taglio finale del regista che l’ho capito. Peter Hoar ha realizzato il suo final cut con il nostro montatore, Tim Good, che era piuttosto lungo. Me l’hanno inviato e penso che durasse quasi due ore o qualcosa del genere. Quindi, ho pensato, “oh, probabilmente non va bene”. Mi sono seduto e ho pensato, “OK, guarderò la versione di due ore di questo episodio”. E ho pianto così tanto che a un certo punto ho detto ad alta voce: “Ow”. Voglio dire, mi ha fatto male. Ho pianto così tanto. Faceva male!”. E ho pensato: “Beh, se questi ragazzi possono fare questo a me che ho scritto questa fottuta cosa, allora penso che potrebbe funzionare abbastanza bene su altre persone”. Abbiamo lavorato davvero duramente, ma sapevamo che non avremmo potuto mandare in onda una versione di due ore di questa cosa, ma la HBO è stata così gentile da lasciarci andare un po’ più lunghi del solito. Dura circa 73 minuti ma così tante persone che l’hanno visto hanno detto che quell’ora è volata. E io dico: “Non era di un’ora ma di 1 ora e 12 minuti”. Questo è stato il vero risultato“.
Druckmann, quando ha ricevuto lo script della puntata, ha addirittura pensato “questa è una delle sceneggiature più belle che abbia mai letto”, con un finale di rara drammatacità, dolcezza e romantica bellezza che farà parlare i social per settimane. Negli ultimi anni abbiamo visto non si sa quante serie tv catapultare nel dramma assoluto coppie queer, senza dar loro tridimensionalità. Rimanendo sul fronte ‘zombie’, era accaduto anche con The Walking Dead, suscitando non poche polemiche. Con The Last of Us tutto è finalmente cambiato, perché la storia di Frank e Bill verrà ricordata negli anni, avendo scritto un piccolo straordinario pezzo di storia televisiva.
Nel dubbio, il viaggio di Joel ed Ellie prosegue. Lui scaltro sopravvissuto ad un’epidemia zombie e lei 14enne da scortare da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.
Negli abiti di Joel troviamo Pedro Pascal e in quelli di Ellie, che nel corso della serie farà coming out come lesbica, l’astro nascente Bella Ramsey, che ha a sua volta fatto coming out come persona non binaria.
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