Il sito ufficiale del turismo dell’Arabia Saudita ha ufficialmente aperto le porte ai turisti “LGBT”.
“Tutti sono invitati a visitare l’Arabia Saudita e ai visitatori non è richiesto di rivelare tali dettagli personali“, si legge sul sito in una sezione ad hoc in cui si chiede se i “visitatori LGBT” siano o meno i benvenuti nel Paese.
Anche le coppie non sposate saranno ora ben accolte nel Paese. Il sito afferma che le coppie non sposate che viaggiano insieme potranno ora “condividere l’alloggio“, specificando che “è importante rispettare le usanze locali e agire in modo culturalmente appropriato”, con annesso collegamento ad una pagina specifica dove trovare ulteriori informazioni.
C’è da dire che sebbene l’Arabia Saudita abbia soltanto ora aperto ai turisti LGBT, rimane ancora oggi uno dei Paesi più omotransfobici al mondo, dove l’omosessualità è illegale e con una delle leggi anti-LGBTQ+ più severe del Pianeta.
Nel Paese gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono punibili con fustigazioni, ergastolo, castrazione chimica, morte e deportazione, a seconda della gravità. Le persone condannate per due volte devono affrontare l’esecuzione. Nessun matrimonio egualitario, convivenza o unione civile è considerato legale all’interno del territorio nazionale. Anzi, possono essere utilizzati come prova per avviare un procedimento penale.
Equaldex assegna all’Arabia Saudita un punteggio di 13 su 100 nel suo indice di uguaglianza che valuta i paesi in base all’inclusione lgbtqia+, con uno zero su 100 per i diritti. Un rapporto ILGA ha rilevato che il 58% della società saudita si oppone all’uguaglianza matrimoniale, mentre il 49% ancora oggi pensa che l’omosessualità deve essere considerata un crimine.
Dinanzi ai soldi dei turisti, e in prospettiva di un clamoroso mondiale nel 2030, un occhio si può evidentemente anche chiudere.
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