57enne argentina per quasi 20 anni dirigente Marvel Studios, Victoria Alonso è stata licenziata in tronco la scorsa settimana, dando l’immediato via ad un fiume di rumor sull’improvviso e clamoroso colpo di scena. Presidente de Marvel Studios per quello che riguarda post produzione, VFX e animazione del Marvel Cinematic Universe, Alonso è dichiaratamente lesbica e ha contribuito attivamente negli ultimi anni a portare l’inclusione e la rappresentanza LGBTQIA+ all’interno dell’azienda.
Dopo essere stata cacciata, Alonso è partita al contrattacco. Inizialmente si vociferava che il suo licenziamento fosse legato a problemi con gli addetti agli effetti speciali della Marvel, ma gli stessi Marvel Studios hanno smentito i rumor parlando di un licenziamento dovuto ad una clausola del suo contratto che le proibiva di lavorare ad altri progetti con altri studi. Alonso ha prodotto il film candidato all’Oscar Argentina, 1985, coprodotto da Amazon Studios. Alonso non solo ha prodotto il film, ma lo ha anche promosso durante la stagione degli Oscar, che vedevano in nomination anche il film Marvel Black Panther: Wakanda Forever. Alonso, sostiene la Marvel, è stata quindi licenziata per “violazione del contratto e violazione degli standard di condotta aziendale della Disney”.
Via Variety il suo avvocato Patty Glaser ha tuonato contro questa ricostruzione.
“L’idea che Victoria sia stata licenziata per una manciata di interviste alla stampa relative a un progetto di passione personale sui diritti umani e la democrazia che è stato nominato per un Oscar e su cui aveva ottenuto la benedizione della Disney è assolutamente ridicola”. “Victoria, una latina gay che ha avuto il coraggio di criticare la Disney, è stata messa a tacere. Poi è stata licenziata quando si è rifiutata di fare qualcosa che riteneva riprovevole. Disney e Marvel hanno preso una decisione davvero sbagliata che avrà gravi conseguenze. C’è molto di più in questa storia e Victoria lo racconterà a breve, in un forum o in un altro“.
Secondo alcuni insider, i dirigenti Marvel avrebbero chiesto di cancellare la vetrina di un negozio con decorazioni arcobaleno e la parola “Pride” dalla versione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania che sarebbe dovuta uscire in Kuwait. E Alonso si sarebbe rifiutata. La vicepresidente avrebbe anche criticato l’amministratore delegato della Disney Bob Chapek, l’anno scorso, quando lo studios non aveva ancora preso posizione contro la legge Don’t Say Gay della Florida. “Se stiamo vendendo la famiglia, prenda posizione contro tutte queste folli leggi obsolete“, disse all’epoca. “Prenda posizione per le famiglie. La smetta di dire che ci tollera. Ci meritiamo il diritto di vivere, amare e avere. Ancora più importante, ci meritiamo una storia sulle nostre origini“.
Un portavoce Disney ha risposto ai commenti dell’avvocato Glaser.
“È un peccato che Victoria condivida una narrazione che tralascia diversi fattori chiave riguardanti la sua partenza, tra cui un’indiscutibile violazione del contratto e una violazione diretta della politica aziendale”. “Continueremo ad augurarle il meglio per il futuro e la ringraziamo per i suoi numerosi contributi allo studios“.
C’è da dire che negli ultimi due anni la Disney/Marvel ha visibilmente virato verso un’inclusione LGBTQIA+ fino al 2020 semplicemente inesistente. Abbiamo assistito a diversi epocali passaggi. Non solo la nascita di Phastos, primo supereroe gay, ma anche i primi protagonisti animati dichiaratamente gay dello studios, tra Lightyear e Strange World, senza dimenticare gli altri innesti queer all’interno del Marvel Cinematic Universe. Tutto questo senza dimenticare la “guerra” pubblicamente intentata dalla Disney al governatore della Florida Ron DeSantis per provare ad abbattere la legge Don’t Say Gay e l’aver aperto le porte di Disney World ad Orlando alla più grande convention LGBTQIA+ al mondo per i prossimi due anni.
Quando Victoria Alonso parlerà, probabilmente, avremo risposte un po’ più chiare su quanto avvenuto.
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