Dal 2010 presidente della Regione Veneto, Luca Zaia è tornato a smarcarsi dal proprio partito, la Lega Nord, su temi legati ai diritti LGBTQIA, dopo essere riuscito a far approvare all’unanimità e con voti palesi un Centro di riferimento regionale pubblico per “la presa in carico degli assistiti con disturbi di identità di genere”. Ad annunciarlo lo stesso Zaia, al Gazzettino. Era dal 1993 che si aspettava simile provvedimento. “È un fatto di civiltà, oltre che di legge“, ha rimarcata Zaia, smarcandosi così da eventuale polemica politica. Il Centro sarà situato nell’Azienda Ospedale-Università di Padova.
“Avevamo già provato, in tempi non sospetti, a individuare questa struttura, ma per tutta una serie di dinamiche, tra cui il Covid, non siamo riusciti a farla decollare. Debbo dire che l’assessore Manuela Lanzarin ha fatto un bel lavoro: io le avevo dato questo mandato e lei ha portato avanti questa partita. Onestamente la delibera era pronta da mesi, ma ho voluto fortemente che non fosse inficiata da periodi elettorali e da discussioni nazionali. Ho preferito aspettare un momento di pace, perché non ci fosse strumentalizzazione politica, dato che è una bella cosa. Per me è un segno di civiltà, un percorso che faccio assieme a tutti i veneti, anche sulla base delle apprensioni che ho raccolto“.
Zaia ha rivelato di aver conosciuto due persone “che hanno intrapreso questo percorso e le ho viste in difficoltà già nella fase dell’orientamento. Non è un caso che a questo tema abbia anche dedicato un capitolo del mio libro “I pessimisti non fanno fortuna”. Abbiamo voluto recuperare il tempo perso: si pensi solo che la legge statale che regolamenta il cambio di sesso all’anagrafe, anche senza intervento chirurgico, è addirittura del 1982“.
Non a caso le associazioni LGBTQIA nazionali da anni chiedono al Governo di turno di intervenire, per mettere mano ad una legge all’epoca all’avanguardia ma oggi semplicemente trapassata.
“Ormai il Veneto guarda alla modernità, all’inclusività, al rispetto umano“, ha precisato Zaia. “Occorre capire che non stiamo parlando di cose fantascientifiche o di comportamenti contro la natura. Si tratta fondamentalmente di pochi casi, che in un anno si contano sulle dita di una mano in Veneto, relativi a persone che non si riconoscono nel loro genere. Come si dice, sono nate nel corpo sbagliato, dopodiché hanno compiuto un percorso giuridico, fino ad arrivare ad avere in mano una sentenza di Tribunale. A me spiace che qualcuno in passato abbia fatto certi commenti: “Si fanno operare per andare a prostituirsi”. Ma come si può dire una cosa del genere? Qui stiamo parlando di una difficoltà ad accettare il genere che la natura ha dato. Basterebbe conoscere l’embriogenesi che, io ho studiato all’Università, per capire come si determina il carattere sessuale nell’embrione e quando in alcuni casi il carattere non è così determinato o determinante. Ecco perché dico che per me è un fatto di civiltà“.
E pensare che Nicola Finco, un tempo capogruppo leghista, parlò di “perversioni” e “vizi personali che non possono essere pagati con soldi pubblici”. Ma Zaia non teme sgambetti interni dal proprio partito. “Rispetto le idee di tutti, al punto tale che faccio una delibera come questa, che non mi riguarda personalmente. L’amministratore non può avere una visione egoistica e personalistica. È un po’ come quando si parla di fine vita. Non si può dire: finché ci sono io, questi temi non verranno toccati. O come quando si discute di aborto: approvare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, non significa essere a favore di quella pratica, ma assicurare l’esercizio di un diritto, che è un’altra roba. Come ho scritto nel mio libro, chi fa politica deve garantire le libertà, non limitarle“.
Sul tema c’è stato il clamoroso e apparente cambio di marcia dell’assessore Elena Donazzan, celebre soprattutto per gli insulti rivolti a Cloe Bianco, professoressa trans poi suicidatasi. “L’assessore ha fatto il suo dovere, punto. Quello che deve fare un amministratore corretto, davanti a una delibera come questa, è solo una cosa: votarla“.
Negli ultimi Zaia ha difeso il DDL Zan e al tempo stesso il Congresso Mondiale della Famiglia di Verona, bocciato la mozione a sostegno del Veneto Pride, parlato di omofobia come “patologia” e sottolineato come un “bimbo” debba avere “una mamma e un papà“.
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