Today we’re calling for a coalition to address transgender and non-binary participation in elite sport, and can provide an update on this weekend’s British National Omnium Championships.
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— British Cycling (@BritishCycling) March 30, 2022
Proprio nella Giornata Internazionale della Visibilità Transgender, ecco arrivare la notizia di uno stop sportivo ad un’atleta transgender. Emily Bridges, 21enne ciclista britannica, non potrà partecipare al British National Omnium Championship femminile, in programma sabato.
L’Uci, ente ciclistico internazionale, ha sentenziato che a causa delle “linee guida attuali” l’atleta non può essere ammessa. Bridges avrebbe dovuto gareggiare sfidando cicliste del calibro della cinque volte campionessa olimpica Laura Kenny. British Cycling ha dichiarato: “Siamo stati a lungo in dialogo con l’UCI in merito alla partecipazione di Emily e ci siamo anche impegnati con Emily e la sua famiglia per quanto riguarda la sua transizione e il suo coinvolgimento in competizioni ufficiali. Riconosciamo la decisione dell’UCI per quanto riguarda la partecipazione di Emily, tuttavia riconosciamo pienamente la sua delusione per la decisione presa oggi“.
L’organizzazione ha aggiunto che è necessaria “maggiore chiarezza e comprensione sulla partecipazione a competizioni ufficiali” da parte di atleti trans e non binari in tutto lo sport. “Comprendiamo anche che negli sport d’élite il concetto di equità è essenziale. Per questo motivo, British Cycling chiede oggi un incontro per condividere, imparare e capire di più su come si possa raggiungere l’equità in modo che sia mantenuta inalterata la dignità e il rispetto di tutti gli atleti“.
British Cycling stabilisce che le cicliste debbano avere livelli di testosterone inferiori a cinque nanomoli per litro per un periodo di 12 mesi prima della competizione. Bridges ha iniziato la terapia ormonale l’anno scorso, per ridurre i suoi livelli di testosterone che erano al di sotto dei nanomoli richiesti, ma a detta dell’UCI non era attualmente conforme ai suoi regolamenti poiché ancora registrata come ciclista maschio.
Lo scorso maggio, Bridges è arrivata 43esima su 45 corridori nel criterium maschile d’élite al Loughborough Cycling Festival. È arrivata poi penultima nella gara su strada del Welsh National Championship dello scorso settembre. Più recentemente, ha vinto una corsa a punti maschile ai Campionati delle università britanniche di Glasgow. Parlando a Cycling Weekly all’inizio di marzo, Emily aveva rivelato di aver ricevuto “molti messaggi davvero carini da amici e persone che non avevo mai incontrato, per lo più ciclisti donne, che mi offrivano il loro supporto“, oltre a qualche contraccolpo.
Diverse cicliste hanno minacciato il boicottaggio, nei giorni scorsi, se Bridges avesse avuto il via libera alla corsa. “Sono nervosa – è impossibile non esserlo e ci stiamo preparando al meglio, anche se non c’è molto che possiamo fare per fermare le critiche – le persone sono liberi di esprimere le proprie opinioni, purché lo facciano nel rispetto della legge”, aveva sottolineato la 21enne.
Il presidente dell’UCI, David Lappartient, ha dichiarato mercoledì alla BBC che non riteneva sufficienti le attuali normative sulle atlete transgender. “Sono un po’ preoccupato, credo che la loro partecipazione ad eventi femminili possa incidere sull’equità della competizione. Credo che la situazione attuale, con la regola dei cinque nanomoli per litro [per misurare i livelli di testosterone], non sia abbastanza”.
La storia di Bridges segue quanto accaduto recentemente alla nuotatrice statunitense Lia Thomas e ancor prima alla neozelandese Laurel Hubbard. Il CIO, in tal senso, si è già espresso, lasciando però ad ogni singola federazione il compito di vigilare e decidere, caso per caso, sul via libera alle atlete transgender in gare ufficiali.
Foto cover: Cycling Weekly
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