L’ex generale Roberto Vannacci è stato sospeso dall’incarico di capo di stato maggiore per un periodo di 11 mesi, secondo quanto rivelato da fonti legali in relazione al procedimento disciplinare avviato dal ministero della Difesa a seguito della pubblicazione del libro “Il mondo al contrario” nel quale l’esponente dell’Esercito Italiano ha condiviso le sue discutibili opinioni su comunità LGBTIAQ+, parità di genere e persone non caucasiche (leggi: razzismo). Su Vannacci pesa anche l’altra accusa, ancora tutta da dimostrare, di aver truffato lo Stato con un giro di rimborsi per spese inesistenti.
Stretto nella morsa di due gravi accuse, quella di peculato e truffa ai danni dello Stato e quelle di istigazione all’odio razziale, Vannacci si è visto recapitare questa mattina la notizia della sua sospensione dall’incarico. Il Ministero della Difesa, a quanto si apprende, avrebbe timore di “possibili effetti emulativi“.
Alcuni mesi fa Vannacci dal magazine CHI proferì una delle sue famose frasi omofobiche:
“Se mia figlia fosse lesbica cercherei di indirizzarla verso l’eterosessualità”
Secondo l’Ufficio Disciplina dello Stato Maggiore, la pubblicazione del libro avrebbe violato il principio di neutralità e terzietà delle forze armate, danneggiando il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza e potenzialmente generando divisioni all’interno delle forze militari. La sospensione comporterà per il generale una riduzione di anzianità e uno stipendio dimezzato. Il difensore dell’ufficiale ha già annunciato ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio.
Non è finita. Ieri è stato aperto un nuovo fascicolo d’indagine per diffamazione, in seguito alla querela presentata da Paola Egonu, la celebre campionessa di pallavolo della Nazionale azzurra. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Nazione, il nucleo della querela, depositata a Bergamo e poi trasferita a Lucca per questioni di competenza territoriale, riguarda le frasi di Vannacci sui “tratti somatici” dell’atleta. Il pubblico ministero ha proposto l’archiviazione del caso, ma la decisione è stata impugnata dalla stessa Egonu. Ora si attende la determinazione del giudice per le udienze preliminari, il quale dovrà decidere se procedere con l’archiviazione o ordinare un processo per il generale.
Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, dopo aver difeso strenuamente Vannacci nei giorni scorsi, e in vista della probabile candidatura dell’ex generale come capolista della Lega alle elezioni europee ha reagito definendo la situazione “ridicola“, suggerendo che l’ampia serie di indagini nei confronti del generale sia eccessiva. Salvini ha sottolineato l’importanza della libertà di pensiero e parola, esaltando le Forze Armate e le Forze dell’Ordine e elogiando coloro che difendono l’onore, la libertà e la sicurezza degli italiani.
Tutte le dichiarazioni discutibili di Vannacci
Ne “Il mondo al Contrario“, sua fatica letteraria, si legge: “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”. Tra le pagine Vannacci “si dissocia, sin d’ora, da qualsiasi tipo di atti illeciti possano da esse (interpretazioni del testo, ndr) derivare”. Il generale attacca “le discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze” e “il lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze”. Cavalcando i temi tanto cari all’estrema destra nazionale, con la fantomatica “dittatura delle minoranze” a rovinare la quotidianità delle persone “normali”, Vannacci se la prende con Paola Egonu, “italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”, per poi esternare una propria visione relativa ai cambiamenti climatici, a suo dire da attribuire a chi è povero. Perché sono “povertà e sottosviluppo a produrre più di ogni altro l’inquinamento”. Tra i vari capitoli il generale attacca l’omogenitorialità, perché “se non è nella natura dell’uomo essere cannibale”, perché due papà o due mamme dovrebbero esserlo? Secondo codesto signore, la lobby gay sarebbe talmente potente dall’aver vietato l’utilizzo di “termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerone, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale”. Non contento, il generale ha trovato tempo e modo per insultare anche le persone transgender, facendo l’esempio di tal Rocco che si fa chiamare Aurora, pur continuando “ad essere dotato di batacchio in mezzo alle gambe”. Testuale.
357 pagine condite da attacchi al femminismo, all’ambientalismo, agli immigrati e alla comunità LGBTQIA+.
Nei due mesi successivi Vannacci ha sempre difeso e ribadito quanto scritto. Proviamo a ripercorrere la sua estate 2023, stracolma di dichiarazioni.
Il 18 agosto tuona: “Sono libero di odiare stupratori e pedofili, non è istigare a violenza. Non faccio nessun passo indietro, rivendico quello che ho scritto. Il mio libro non è volgare né offensivo”.
Il 21 agosto Vannacci viene pubblicamente difeso da Matteo Salvini, Vittorio Sgarbi e dal leghista Guglielmo Golinelli. La politica, la destra nazionale, si interessa al suo caso, accarezzando l’ipotesi di una clamorosa candidatura alle europee del 2024.
Il 31 agosto, su Rete 4, Vannacci torna in tv e puntualizza la sua posizione sulle persone lgbtqia+:
“Rivendico il diritto all’odio. Nessuno vieta i diritti a queste persone, ma neanche loro devono poi stupirsi se questi matrimoni in alta uniforme creano scalpore. Perché sono manifestazioni che non rientrano nell’uso comune. Liberissimi di farlo ma consapevoli del fatto che molti si stupiranno e criticheranno questi atteggiamenti“. “L’aspirazione dei gay sarebbe quella di vedere i lori rapporti sentimentali e sessuali parificati al tutto a quelli eterosessuali. La percentuale di gran lunga più consistente di chi è rimasto se non turbato, almeno sconcertato e turbato dal video, dimostra che un matrimonio gay non è normalità”. “Se tale eccentricità viene ostentata, come nel caso del bacio, delle grandi uniformi, delle sciabole e del video largamento diffuso, va anche a disturbare il pensiero e i valori comuni. E quest’ultimo effetto è quello che io temo fosse invece ricercato nel dare diramazione capillare al filmato”. “Nel citare l’anormalità ho aperto il vocabolario, che definisce la normalità la condizione della consuetidine. Se poi strumentalmente si vuole dare un significato diverso alla normalità, è un problema di chi fa questo. Ho anche detto, che sono il primo degli anormali sono io, e ho fatto dell’anormalità un vanto”.
Il 14 settembre Vannacci rilancia.
“Tutte le mosse che stanno facendo i non eterosessuali sono orientate da una strategia che è quella di tentare di imporre il pensiero omosessuale al resto della maggioranza. Credo che la maggioranza della popolazione si ritrovi in quello che ho detto, non accetti più l’essere prevaricato almeno nel tentativo delle minoranze che non sono solo queste”. “Io non mi rivolgo solo al mondo dei non eterosessuali, ma anche ai graffitari e ai delinquenti: una minoranza che ci costringe a mettere gli allarmi alle nostre case e macchine. Non parlo solo dei non eterosessuali”. “Ho parlato di minoranze, non le ho messe in correlazione tra loro. Non eterosessuali sono una minoranza: punto. Graffitari sono una minoranza: punto. Delinquenti sono una minoranza: punto. Non hanno nulla a che vedere l’una con le altre. Sono semplicemente delle minoranze“.
A Fuori dal Coro, di nuovo su Rete4, il generale insiste e torna ad attaccare le unioni omosessuali.
“Io sono uno che promuove la famiglia tradizionale. Se a qualcuno non sta bene se ne farà una ragione. Io non critico chi si riconosce in queste unioni. Quello che critico è il fatto di chiamarla una famiglia”. “La società che si vorrebbe non è quella omosessuale, perché i numeri non rispondono alla realtà. Per ora non è così, quando lo sarà, ne riparleremo”. “Loro dicono di sdoganare un principio. Chi sono questi loro? La maggioranza non sente questa esigenza. Non è forse anche questa una prevaricazione di una minoranza verso una maggioranza?”.
Il 24 settembre, ospite di Borri Books alla stazione Termini di Roma, Vannacci torna a difendere la propria omobitransfobia editoriale.
“Grandissime espressioni del mondo di oggi marciano al contrario del buonsenso. I criminali in libertà e i tutori dell’ordine in ospedale, le maggioranze subiscono le minoranze per effetto dei media. Ci sono classi protette che non si possono più criticare: la frase sugli omosessuali brucia perché non se ne può parlare che bene”. “La normalità non è offensiva, la semantica non è un opinione, non è un termine offensivo”.
A detta del generale, la comunità omosessuale sarebbe una “categoria ultraprotetta“, con “la maggioranza” che non potrebbe “più esprimersi, negli ultimi anni si sono sentiti intoccabili. Studiosi come la Scaraffia hanno detto che il mio libro non è omofobo né offensivo: io non capisco nulla di femminismo? Questo è vero ma io non ne parlo. Io non ho scritto un capitolo sulle donne ma sulla famiglia: questo prova che chi mi critica non mi ha letto“.
Il 4 ottobre, dalle pagine di Chi, il generale replica così all’ipotesi di una figlia omosessuale.
“Razzista io perché ho scritto che i gay non sono normali? Ma se io stesso ho deciso di essere anormale fin da piccolo? L’anormalità è la mia scelta di vita. La rivendico. Vi sembra normale una persona che sceglie di fare un lavoro come il mio?”. “Ho solo detto che non rientrano nella maggioranza della popolazione. Costituiscono una minoranza, proprio come me, per le scelte che ho fatto. Io sono l’esempio vivente di una persona ‘non normale’”. “Una figlia lesbica? La supporterei, ovviamente. È mia figlia. I figli vanno capiti e sostenuti. Sempre. Certo, se fosse solo un’incertezza dell’adolescenza cercherei di indirizzarla verso l’eterosessualità. Non perché sono bacchettone, ma perché so che da omosessuale incontrerebbe più difficoltà. Gli omosessuali spesso attraversano travagli interiori pesanti. In ogni caso spetterebbe a lei scegliere”.
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