Russia
Prima che la Russia invadesse l’Ucraina, facendo esplodere una guerra nel cuore d’Europa, per la triade Berlusconi-Meloni-Salvini Vladimir Putin era una sorta di Messia, di salvatore da emulare. Eppure Putin è Putin da oltre 20 anni.
Nel 2013 il parlamento nazionale russo ha approvato all’unanimità una legge che proibisce la distribuzione di materiale propagandistico a sfondo omosessuale, rivolto ai minori di 18 anni, in tutto il Paese. La tristemente celebre “legge contro la propaganda LGBT”, che ha di fatto reso illegali i Pride, così come il parlare in difesa dei diritti LGBTQ+, distribuire materiale che promuova le istanze delle persone omosessuali, propagandare l’idea che le relazioni tra persone dello stesso sesso siano uguali a quelle etero, mostrare film, serie tv e/o spettacoli tv con coppie dello stesso sesso. Il divieto ai minori di 18 anni potrebbe ora cadere, come recentemente proposto, arrivando così alla censura totale.
“Finché ci sarò io, in Russia il matrimonio gay NON sarà mai legale”, ha tuonato Putin nel 2020, prima di modificare la Costituzione nel 2021. Sulla Carta costituzionale è stato ufficialmente vietato il matrimonio egualitario, le adozioni per le persone transgender e la “fede in Dio” è stata definita come valore fondamentale della Russia. A metà 2021 Putin ha proposto di riconoscere come “estremisti” i gruppi LGBTQ+ e le femministe radicali. Il divieto, ideato dal presidente di un’influente commissione governativa, cadrebbe su tutti i contenuti dei suddetti gruppi sui social media e più in generale su Internet.
Negli anni la destra italiana si è spellata le mani al cospetto di Vladimir. “Putin è uno dei migliori uomini di governo che ci siano in questo momento sulla faccia della terra”, disse Salvini nel 2019, pronto a cedere “due Mattarella per mezzo Putin”. Era il 2015. “Putin è una delle persone più lungimiranti al potere sulla faccia della Terra. Da lui abbiamo tanto da imparare”, ribadì nel 2017. “Avessimo un Putin anche in Italia staremmo sicuramente meglio”. “Lo vorrei domani mattina come presidente del Consiglio”, tuonò nel 2014.
Nel 2010 Berlusconi definì Putin “un dono del Signore, un uomo sensibile, aperto, che ha il senso dell’amicizia, ha rispetto per tutti, soprattutto per le persone umili, e una profonda comprensione della democrazia”.
“Putin meglio di Renzi, ha ragione Salvini”, sottolineò Meloni nel 2015, per poi complimentarsi con lui nel 2018 “per la sua quarta elezione a presidente della Federazione russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile”.