USA
Di nuovo in corsa per una ricandidatura alla Casa Bianca, Donald Trump è stato a lungo lodato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, pronti a cavalcare i temi sovranisti e populisti del partito Repubblicano per farli propri.
In 4 anni da presidente, Trump ha partorito 181 attacchi alla comunità LGBTQ. Un record difficilmente battibile. Anni in cui ha eliminato dal sito della Casa Bianca ogni riferimento ai diritti LGBT, ha cancellato i diritti delle persone transgender, ha autorizzato i medici a discriminare i pazienti LGBT, ha vietato il visto per i partner dei diplomatici non sposati, ha cancellato la protezione alle discriminazioni nel settore sanitario per le persone trans, e ha ora promesso che se rieletto vieterà alle persone trans di poter gareggiare negli sport competitivi. In 4 anni ha inoltre nominato 3 giudici della Corte Suprema conservatori, spostandola pesantemente a destra, come recentemente visto con la sentenza choc sull’aborto. Una deriva che potrebbe portare anche alla cancellazione del diritto al matrimonio egualitario e persino a riattivare le leggi contro la sodomia dei singoli stati.
“Averne di Trump, lui difende aziende e operai”, disse Salvini nel 2018. “Trump mi piace, difende i valori cristiani”, ha rilanciato Meloni nel 2020.
Entrambi, come dimenticarlo, elogiarono e abbracciarono pubblicamente anche Steve Bannon, ex consigliere trumpiano pochi giorni fa condannato per oltraggio al Congresso per aver disobbedito a un mandato di comparizione della commissione che indaga sull’attacco al Campidoglio dello scorso anno.