Ci hanno criticato in molti per non aver schierato con forza Gay.it contro la decisione del Rivolta Pride di escludere i poliziotti dal corteo. Nel nostro editoriale di due giorni fa ci eravamo presi la briga di fare un passo indietro e raccontare i fatti, senza prendere posizione. Posizione che hanno preso in molti, tutt* convinti di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Ma poiché questo è un giornale e fornisce – quando riusciamo con i nostri mezzi – informazione affinché lettori possano farsi una propria opinione, e poiché questa è l’epoca in cui chiunque sembra avere un’opinione da proclamare con la sicumera di chi pensa di avere la ragione in tasca, ci siamo ben vistə dal bollare quella richiesta degli organizzatori del Rivolta Pride come assurda. Abbiamo letto reazioni piuttosto violente da parte di molti esponenti del movimento e addirittura su alcuni media, anche queer (?). Noi abbiamo preferito semplicemente riportare i fatti. Questo a volte ci fa perdere parecchi like, dobbiamo ammetterlo. Like che a valanga sommergono gli account che fanno dell’indignazione il motore del proprio galleggiamento socialnetworkista. Ma torniamo ai fatti di Bologna, ché il Rivolta Pride ce ne ha regalate delle belle.
È un fatto che i poliziotti siano stati esclusi in quanto poliziotti. Proibire loro di esporre le bandiere dell’associazione Polis Aperta significa spogliarli della loro veste di poliziotti, senza naturalmente proibire ai singoli individui di sfilare in quanto cittadini LGBTQIA+.
Ed è un fatto che quel gesto ha provocato un dibattito, una reazione.
È infine un fatto che Bologna ancora una volta ha dimostrato di saper spostare l’asticella più in là, oltre i Pride mainistream, oltre le Elodie (ma sia chiaro: noi ti amiamo, amore), oltre quell’idea di inclusione omologante. E ce l’eravamo del resto chiesto qui: il palco del Pride è davvero inclusivo?
È un fatto che al Rivolta Pride c’erano poliziottə con la t-shirti di Polis Aperta.
È un fatto che il Rivolta Pride di Bologna ha saputo creare attrito e conflitto, come la cultura queer deve fare.
Al Rivolta Pride (qui la pagina FB) ieri c’erano migliaia di ragazzinə, moltissimə dellə quali 14-15 enni al loro primo Pride, gridando “Rivolta è desiderio”. Ragazzinə particolarmente arrabbiatə proprio con l’idea di omologare il popolo queer in un unico calderone. Il bello è che a fianco a loro hanno sfilato anche tre poliziottə, senza striscioni, ma indossando la t-shirt dell’associazione Polis Aperta. A dimostrazione nella cultura queer c’è spazio per le scazzottate, ma poi si marcia tuttə verso quel principio sacrosanto che è la quintessenza della queerness: abbattere il potere omologante che violenta l’unicità individuale.
Da uno dei numerosi carri presenti alla parata, un* attivist* ha chiuso la polemica così:
“Vogliamo ricordare che questa non è solo una lista dove ognuno ha aggiunto un suo pezzettino, è frutto di un confronto e di una condivisione che ha avuto luogo in decine di assemblee cittadine aperte durante tutto l’anno, un percorso che ci unisce e che rende più difficile dividerci e metterci lə unə contro lə altrə”
Il sindaco Matteo Lepore ha partecipato alla parata, accanto alla giovane vicesindaca Emily Clancy (la più votata alle recenti elezioni comunali), e a gran parte della giunta.
“Oggi c’è tantissima gente – ha detto Lepore – testimonianza del fatto che il tema dei diritti sociali è molto sentito e che chiede che il Parlamento si muova in questo senso. Inoltre è un Pride molto attento a ciò che succede a livello internazionale, dove recentemente si è scritta una delle pagine più nere della storia negando il diritto all’aborto”
Presenti anche Franco Grillini e Alessandro Zan, insieme a Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice (qui foto di gruppo). Ai microfoni di Bologna Today, Cirinnà ha spiegato che c’è poco da aspettarsi, in termini di diritti, da questa legislatura poiché “questo è un parlamento in cui sovranisti e populisti cono in maggioranza”, e si è augurata che alle prossime elezioni del 2023 gli Italiani vogliano dare mandato alle forze democratiche che si battono per i diritti civili.
Durante il corteo e nei discorsi finali, moltissimi sono stati i riferimenti alla recente sentenza della Corte Suprema USA che ha abolito il diritto costituzionale all’aborto, rimandando le decisioni ai singoli stati. Molti anche i riferimenti alla non così rosea situazione del diritto all’interruzione di gravidanza in Italia, dove 7 medici su 10 negli ospedali pubblici si dice obiettore di coscienza e spesso lo fa a scopo di lucro.
A differenza dei Pride sempre più normalizzati e pudici che abbiamo visto in altre città italiane, come testimoniano le foto pubblicate da Giuditta Pellegrini che riportiamo nella nostra gallery, il Rivolta Pride di Bologna conserva quella natura sfacciata, a tratti anarchica, certamente rivoltosa e indomabile, che a Milano trova spazio in una parata a parte, La Marciona che Gay.it vi ha raccontato qui.
Così, quello spirito che a Milano si costituisce in una sfilata separata dal Milano Pride, a Bologna diventa il Pride cittadino.
Avanti così, Bologna! (gf)
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Le foto sono di Giuditta Pellegrini >
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bella manifestazione, vi ho partecipato, in particolare è stata una marcia di lotta politica ma pacifica, in cui i partecipanti hanno voluto ricordare al mondo chi siamo e cosa vogliamo.