Indimenticabile Poussey Washington in Orange Is the New Black nonché da 4 anni splendida Moira in The Handmaid’s Tale, ruolo che le ha fatto vincere un Emmy come migliore guest in una serie drama, Samira Wiley farà a breve il suo esordio nel West End londinese grazie a Blues For an Alabama Sky al National Theatre. Per il lancio dello spettacolo la 35enne attrice, dichiaratamente lesbica, da 5 anni sposata con la scrittrice Lauren Morelli e da un anno mamma di George Elizabeth, si è concessa una lunga intervista con il magazine Attitude.
A teatro Wiley, che mai era stata a Londra, sarà una cantante alcolizzata nell’Harlem degli anni ’30 che si innamora dell’uomo sbagliato. Un ruolo diverso dal solito per Samira, da sempre legato a personaggi queer. Ed è qui, dinanzi all’ormai infinito dibattito su chi interpreta chi, sugli attori etero che non dovrebbero interpretare i personaggi queer, che Wiley si è espressa. “Personalmente non penso che la discussione sia bilanciata. Per tutta la nostra storia, a noi omosessuali non è stata data la possibilità di interpretare i nostri personaggi perché un attore etero vinceva un Oscar per un ruolo gay e una donna etero vinceva un Oscar per aver interpretato una donna lesbica, ed è così incredibile perché nessuno di loro era omosessuale. Giusto? Ma in realtà dovremmo chiederci, ‘Non sarebbe rivoluzionario se…’. C’è del lavoro che deve essere fatto. Mi piacerebbe vedere più attori eterosessuali farsi da parte e dire “No, non è la mia storia da raccontare in questo momento“.
Una conversazione sbilanciata, precisa Samira, perché mai portata avanti al contrario. “Non c’è mai stato il problema degli “attori etero che non possono interpretare ruoli etero”. Non è un mondo in cui abbiamo vissuto. Una volta che non sarà più un problema che le persone queer non riescano a raccontare le proprie storie, una volta che si avranno pari condizioni di parità, allora si arriverà ad un punto in cui non sarà più così”.
Parole che vanno ad ampliare il gigantesco dibattito sul tema, che negli ultimi anni ha visto più e più attori schierarsi a favore dell’una e/o dell’altra tesi. In tal senso hanno esplicitato opinioni Benedict Cumberbatch, Michael Urie, Rupert Everett, Aaron Sorkin, Andrew Garfield, Richard E. Grant, Jim Parsons, Troye Sivan, Francesco Scianna da noi intervistato ed Eddie Redmayne, Daniel Franzese contro Brendan Fraser in The Whale e Ian McKellen.
Wileyt ha poi voluto ricordare Orange is the New Black e la sua indimenticabile Poussey: “Quel personaggio mi ha dato tutta la mia carriera. Mi ha dato la fiducia come attrice cinematografica e ho imparato tutto attraverso quel ruolo. In qualche modo sono stata benedetta da un personaggio che è stato così universalmente amato dai fan di tutto il mondo. La sua morte ha davvero avuto un impatto sulle persone e ha davvero avuto un impatto su di me. Ricordo che mia madre mi disse che si sentiva come se avesse perso un’amica. Ero tipo “Wow, quella è mia madre e lei sa che non è una persona reale”. Vedere quanta differenza potessi fare semplicemente interpretando un personaggio era qualcosa che non avevo mai provato prima. Guarderà sempre quei momenti come un dono”.
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