“Per la piena uguaglianza di tutte le famiglie, per i diritti dei nostri figli e delle nostro figlie. Roma, è ora!”
Così scrive Pietro Turano su Instagram, annunciando che questa domenica 26 Marzo alle 16, in Piazza Santi Apostoli, nemmeno Roma si piegherà all’ignoranza.
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Dopo che lo scorso 13 Marzo, il Governo Meloni ha imposto al Sindaco di Milano Beppe Sala di mettere stop alle registrazioni delle famiglie omogenitoriali, la reazione è stata unanime: più di 10.000 si sono riunitə a Piazza della Scala a Milano il 18 Marzo, inclusa la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein.
“Meloni deve smettere di discriminare le figli e i figli di queste meravigliose famiglie che insieme a tante altre oggi hanno popolato questa piazza per chiedere di essere in Europa, di essere nel futuro” ha detto Schlein: “Stiamo parlando di diritti calpestati, quando sono già riconosciuti dalla nostra costituzione, stiamo parlando di bambine e bambini che crescono nelle nostre comunità, che vanno nelle nostre scuole, non è più tollerabile, queste famiglie sono stanche di essere discriminate”.
Una vera e propria rivoluzione, che sta vedendo più sindaci ribellarsi sul territorio: dal sindaco di Verona, Damiano Tommasi, che continuerà a trascrivere i figli delle coppie omogenitoriali, anche dopo lo stop intimidatorio (“Il primo nostro obiettivo è tutelare le bambine e i bambini che già ci sono e che stanno venendo nel nostro territorio e hanno dei diritti da far rispettare”) al sindaco di Padova, Sergio Giordani che ci ha tenuto a ribadire: l’ideologia non c’entra niente.
Si aggiunge Marco Dori, sindaco di Mira in Veneto, che ha “disobbedito” alle imposizioni del centro-destra sottolineando che “questa è innanzitutto una questione di amore e giustizia”.
Ma anche Mario Conte, sindaco leghista di Treviso, che è andato contro il proprio partito, definendola una vera e propria “necessità”.
Un’imposizione che fa ancora leva sulla retorica più qualunquista, ai danni di famiglie stanche di essere lasciate indietro. Ancora oggi come quindici anni fa.
Nel frattempo, l’Italia si rifiuta di restare in silenzio, con una petizione lanciata da Famiglie Arcobaleno che ha già raggiunto 20.000 firme in tempo record.
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