Transgender
Transgender è chi pensa, vive e si comporta non obbedendo a nessun schema anagrafico.
Il termine transgender ha assunto nella lingua italiana diversi significati a seconda degli ambiti in cui è usato.
La sua origine è da identificarsi all’interno del movimento LGBTQ+ intorno ai primi anni ottanta per indicare, in particolare, un movimento politico che contesta la logica eterosessista e genderista secondo la quale i sessi dell’essere umano sono solo due, che l’identità di genere di una persona debba necessariamente combaciare con il sesso biologico e che il tutto debba restare immodificabile dagli esseri umani.
Il termine “transgender”, quindi, nasce come termine ombrello dentro cui si possono identificare tutte le persone che non si sentono racchiuse dentro lo “stereotipo di genere” normalmente identificato come “maschile” e “femminile”.
Il transgenderismo sostiene che l’identità di genere di una persona non è una realtà duale “maschio/femmina”, ma un continuum di identità ai cui estremi vi sono i concetti di “maschio” e “femmina”. In questo senso il transgenderismo è da considerarsi come un movimento politico/culturale che propone una visione dei sessi e dei generi fluida e che rivendica il diritto di ogni persona di situarsi in qualsiasi posizione intermedia fra gli estremi “maschio/femmina” stereotipati senza per questo dover subire stigma sociale o discriminazione.
Da questo punto di vista sotto il termine “ombrello” di “transgender” possono identificarsi: la persona transessuale operata (che ha raggiunto a tutti gli effetti e in tutto e per tutto il genere sentito proprio); la persona transessuale non completamente operata (che ha lasciato integri i genitali di origine); la persona non operata e che non si riconosce nel binarismo/dicotomia uomo/donna, rifiutando così lo stereotipo di genere che la società e la cultura locale impone ai due sessi.